Gli aumenti ingiustificati si accumulano; e tentano di spacciarcela per buona notizia?

 

“Alle Jahre wieder”: così esordiva il compianto Flavio Maspoli quando, da capogruppo della Lega in Gran Consiglio, interveniva su un preventivo del Cantone. “Alle Jahre wieder”: anche questa volta scopriamo che, per il 2019, ci cuccheremo l’ennesimo aumento dei premi di cassa malati: tiè!

Ormai le stangate autunnali sono diventate una “non notizia”. Per questa volta si parla di una crescita dei premi del 3%. E quasi ci viene venduta come una lieta novella: che volete che sia, quest’anno niente stangata, solo una “stangatina”: gioite, bifolchi!

Altro che “stangatina”!

Peccato che le cose non stiano esattamente così.

Tanto per cominciare: il 3% annunciato è una media nazionale. Non è detto che alcuni Cantoni particolarmente sfigati – ad esempio il nostro – si ritroveranno con pillole più salate. Inoltre: l’aumento del 2019 va a sommarsi a quelli degli anni precedenti; il risultato, è chiaro anche ai paracarri, è una stangatona! Altro che “stangatina”!

A maggior ragione se si pensa che questi aumenti per il Ticino sono ingiustificati. Come sappiamo è dal 1996 che paghiamo premi gonfiati. A mo’ di contentino ci sono state restituite le briciole di quanto versato in eccesso. Nel frattempo le gonfiature continuano.

In Consiglio federale…

Ed intanto a rappresentare (?) il Ticino in Consiglio federale c’è un cassamalataro (ex) doppiopassaporto… ed a questo proposito: in tempi brevi sono annunciate partenze dal CF. Vedi Doris uregiatta e “Leider” Ammann. E allora, visto che le prestazioni di KrankenCassis agli Esteri non sono entusiasmanti (eufemismo), ed è peraltro evidente che il ministro predilige l’attività di prezzemolino ad eventi in Ticino che non c’entrano un tubo con la politica estera, ma molto con la campagna elettorale dell’ex partitone per il prossimo mese di aprile, non si può escludere a priori che a seguito di un qualche arrocco di dipartimenti ce lo ritroveremo in futuro agli Interni. Ovvero: l’ex cassamalataro a gestire il dossier assicurazione malattia. Auguri.

In Ticino

Sull’insostenibilità dei premi di cassa malati in questo sfigatissimo Cantone, dove oltretutto i salari sono spinti al ribasso dalla devastante libera circolazione delle persone voluta dal triciclo PLR-PPD-P$, non c’è bisogno di spendere molte parole. Spesso e volentieri il premio di cassa malati è la seconda voce di spesa dopo l’affitto. Il sistema della riduzione dei premi è calibrato sul ceto basso, ma esclude quello medio, già tartassato fiscalmente. Ciò in particolare dopo la scellerata decisione di tagliare i sussidi ai proprietari di una casetta.

Campagna elettorale

Intanto il DSS annuncia in pompa magna – si vede che il capodipartimento è in campagna elettorale e che la cadrega “scanchigna” –  le misure sociali a sostegno delle famiglie con bambini negli asili nido (si annunciano fregature sui cosiddetti “effetti soglia”, ovvero le persone escluse dagli aiuti perché superano di poco il tetto massimo di reddito). Però sui ladrocini dei cassamalatari il Beltradipartimento continua a brillare (?) per assenza. Ci si limita a commentare, con cadenza annuale, l’ennesimo aumento dei premi.

Da quando poi la precedente gestione (Pesenti) ha deciso di smantellare l’Ufficio dell’assicurazione malattia, è andato  perso un centro di competenza specifico, ed il ruolo del Cantone è diventato interamente passivo.

Altrove invece si sviluppano soluzioni creative. Ad esempio, il Canton Vaud ha deciso che il premio di cassa malati non potrà superare prima il 12%, poi il 10% del reddito determinante. Se non contiene l’ennesima fregatura per il ceto medio, la proposta merita di venire esaminata con attenzione. Certo si tratta sempre e solo di inventarsi nuove chiavi di riparto per spalmare il conto sanitario; non di ridurre il conto medesimo.

La tolla di Santésuisse

A questo proposito, fa ridire i polli la presa di posizione di Santésuisse a proposito degli aumenti di premio 2019. L’organizzazione dei cassamalatari parla di una tregua nell’aumento dei premi (tregua dove?) che va utilizzata per “adottare misure concrete che rallentino sensibilmente ed a lungo termine l’evoluzione dei costi”.La solita aria fritta che non si può più ascoltare. Questa volta, in sprezzo del ridicolo, viene condita dalla seguente dichiarazione: “occorre abbassare i prezzi dei medicamenti”.Evviva!

Peccato che 1) i cassamalatari non abbiano mai fatto un tubo per ridurre la spesa sanitaria (ci lucrano) e soprattutto 2) proprio in campo di farmaci, i cassamalatari hanno fatto saltare il sistema della fatturazione forfettaria dei medicamenti nelle case anziani, ciò che potrebbe generare costi aggiuntivi milionari, che evidentemente si riverseranno nei premi di assicurazione malattia. E poi hanno il coraggio di parlare di riduzione dei costi dei farmaci? Che tolla!

Lorenzo Quadri