Moschea di Winterthur: l’estremismo islamico prende piede in Svizzera

 

Ma guarda un po’, a Winterthur la polizia ha effettuato un blitz in moschea ed ha arrestato un imam etiope, tuttora dietro le sbarre. L’accusa: aver incitato i fedeli a denunciare e perfino ad uccidere i musulmani non praticanti. Si è pure constatato che nel luogo di culto dormivano degli stranieri senza permesso di soggiorno, sicché sono scattate altre denuncie.

In una moschea di Ginevra, per contro, si è scoperto un presunto seguace dell’Isis, frontaliere francese, schedato in Francia. E il colmo è che l’uomo sarebbe stato reclutato per prevenire le derive jihadiste!

Grazie, multikulti!

Però! Ma quanta bella gente che ci siamo messi in casa grazie all’immigrazione scriteriata e al multikulti! Ecco i risultati della politica delle frontiere spalancate. E per questa politica ci sono dei precisi responsabili.

Come se non bastasse in Svizzera i tribunali comminano ai jihadisti delle condanne ridicole: leggi pene sospese con la condizionale.  Insomma: qui vanno in galera, grazie al  bidone Via Sicura, solo gli automobilisti con il piede pesante. I simpatizzanti dell’Isis, invece, rimangono in libertà e se la ridono a bocca larga.

E’ chiaro che le sentenze-barzelletta contro i jihadisti costituiscono un vero e proprio invito a questi loschi individui a venire nel nostro paese: tanto non  gli succede niente.

L’estremismo ha messo radici

E’ evidente che l’estremismo islamico ha già messo radici in Svizzera. Ma la maggioranza politikamente korretta continua a stare a guardare, e rifiuta di prendere dei provvedimenti energici mirati ad impedire che quelli che dovrebbero essere luoghi di culto si trasformino in covi di potenziali terroristi. Guai anche solo a parlarne: è razzismo ed islamofobia.

Ed inoltre, per dire njet a qualsiasi proposta, c’è sempre il pretesto della libertà di religione. Scusa politikamente korrettissima, che viene distribuita qua e là come il prezzemolo, anche dove non c’entra un tubo. Però suona sempre bene, ragion per cui non ci si fa alcuno scrupolo nell’usarla a sproposito.

Attenzione però: la gente davanti all’ inerzia e alle spocchiose quanto vuote accuse di razzismo potrebbe anche perdere la pazienza. In Corsica la folla ha assaltato una moschea.

Misure preventive

E’ quindi ora di impedire, a titolo preventivo, che in Svizzera le moschee vengano finanziate con denaro fornito da gruppi o Stati legati all’islam radicale. Occorre inoltre imporre alle moschee di indicare da dove provengono i loro introiti. E anche statuire che gli imam devono predicare nella lingua locale, così che si capisca se stanno parlando ai fedeli  di integrazione o proprio del contrario.

Anche la Svizzera deve prevenire gli attentati dei terroristi islamici. Non illudiamoci che siano cose che succedono solo altrove. E allora le elementari misure di cui sopra vanno prese subito. Senza bisogno di inventarsi strampalate contropartite a loro giustificazione. Come ad esempio il riconoscimento dell’islam quale religione ufficiale in Svizzera, iniziativa del piffero promossa dal presidente del P$$ Levrat. Tanto più che è chiarissimo dove si vuole andare a parare. Una volta dato il riconoscimento, poi di limitazioni non si parlerebbe più. Figuriamoci: sarebbe scandaloso razzismo. Il trucco è noto: passata la festa, gabbato lo santo.

E poi perché quelle moschee, che sono diventate centri di diffusione dell’estremismo islamico, non vengono chiuse immediatamente? A Winterthur ad esempio pare – secondo quando riportato dai media – che ciò “non sia possibile”. Sa po’ mia! Ma stiamo scherzando? Avanti con i chiavistelli!

Lorenzo Quadri