Sconcio accordo quadro: la partitocrazia parla “con lingua biforcuta”
E ti pareva: cade la maschera della partitocrazia eurolecchina e spalancatrice di frontiere sullo sconcio accordo quadro istituzionale!
La cosa è passata praticamente inosservata (tranne che sul Mattino); del resto, la stampa di regime non aveva alcun interesse ad enfatizzare. Meglio lasciare che la questione si disperdesse nel marasma della politichetta federale e del terrorismo sullo stramaledetto virus cinese. Fatto sta che una decina di giorni fa all’ordine del giorno del Consiglio nazionale c’era una mozione del gruppo Udc, di cui fa parte anche la Lega, in cui si chiedeva al governicchio federale di rinunciare alla firma dell’accordo quadro istituzionale con l’UE.
Compatti
Ebbene, il triciclo – compatto, senza eccezioni – ha votato CONTRO! Detto in altri termini, ciò significa che tutti i soldatini della partitocrazia in Consiglio nazionale, nessuno escluso, vogliono firmare il disastroso accordo coloniale. Quindi, quando il triciclo finge di avere delle riserve sul trattato in questione, sta semplicemente prendendo la gente per i fondelli. Magari a scopo elettorale, per non perdere consensi: ed infatti il 7 marzo, in concomitanza con le votazioni federali, in alcuni Cantoni si sono tenute anche le elezioni cantonali. Quindi le sortite delle settimane precedenti in cui si metteva in forse la sottoscrizione del trattato avevano chiaramente un loro perché: occorreva limitare le asfaltature! E questa è un’emergenza in particolare per il PLR, guarda caso il partito del ministro degli Esteri (ex) doppiopassaporto Ignazio KrankenCassis.
Traballa la cadrega
L’ex partitone, nella tornata elettorale del 7 marzo, ha lasciato sul campo numerose cadreghe nei Cantoni dove si è votato. E il 2023, anno del rinnovo dei poteri federali, si avvicina. Ergo, se va avanti così, i liblab dovranno seriamente mettere in conto la perdita del secondo seggio nel governicchio federale. A vantaggio, ahinoi, dei Verdi-anguria. Ed è chiaro che a scanchignare è la cadrega di KrankenCassis. Già solo per una questione di genere: mai e poi mai la partitocrazia manderebbe a casa una donna (ovvero Karin Keller Sutter, Ka-Ka-eS).
Il Patto ONU
Oltre allo sconcio accordo quadro istituzionale, c’è in ballo anche il demenziale Patto ONU sulla migrazione: quello che vuole trasformare l’immigrazione clandestina in un diritto umano ed introdurre la libera circolazione a livello mondiale. Il governicchio federale smania per sottoscriverlo. Cose turche: il BidONU si è permesso di starnazzare contro il divieto di burqa votato da popolo e Cantoni, intromettendosi in maniera intollerabile nella nostra democrazia; e noi dovremmo firmare i suoi patti del piffero? Ma anche no! Dall’ONU dobbiamo semplicemente uscire! Swissexit!
Diversificare
E’ evidente che sullo sconcio accordo quadro istituzionale i cittadini saranno chiamati a votare. Ed è fin troppo facile prevedere quello che accadrà prima dell’appuntamento con le urne. La partitocrazia e la stampa di regime – a cominciare da quella di sedicente “servizio pubblico” – si produrranno nell’ennesima operazione di lavaggio del cervello al popolazzo, per convincerlo che senza l’accordo in questione la Svizzera andrebbe in malora.
Per sfuggire a questo continuo ricatto, la Confederella deve diversificare i partner commerciali in modo da ridurre la propria dipendenza dai balivi di Bruxelles.
In questo senso, l’approvazione il 7 marzo dell’accordo con l’Indonesia è sicuramente assai positiva. Con 270 e passa milioni di abitanti, l’Indonesia costituisce un mercato assai interessante per le aziende elvetiche. Già adesso la Svizzera vi esporta merce per mezzo miliardo all’anno. Questo volume ha un importante potenziale di crescita. D’ora in poi potremo sfruttarlo.
Prendere esempio
Gli accordi commerciali si concludono con chi non pretende, in cambio, di comandare in casa nostra.
La Gran Bretagna ha di recente chiesto di aderire al trattato transpacifico (CPTPP), che riunisce 11 contraenti: Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam. Detti paesi rappresentano circa 500 milioni di consumatori ed il 13.4% del prodotto interno lordo mondiale. Il CPTPP costituisce la terza principale area mondiale di libero scambio, dopo l’accordo tra USA, Messico e Canada ed il mercato unico europeo.
Questo accordo è di grande interesse anche per la Svizzera. La quale farebbe bene a seguire le orme britanniche. E Berna dovrebbe prendere esempio da Londra anche per quel che riguarda i rapporti con l’UE. E’ infatti evidente che, dopo la Brexit, il Regno Unito si trova in una situazione più vantaggiosa della nostra nelle relazioni con Bruxelles. A buon intenditor…
Lorenzo Quadri