Berna dipinge scenari apocalittici in caso di disdetta degli accordi-ciofeca

I camerieri dell’UE incadregati in Consiglio federale diventano sempre più prevedibili. Visto che i fallimentari accordi di Schengen notoriamente ciurlano nel manico – ormai gli unici rimasti a rispettarli pedissequamente sono gli svizzerotti fessi, mentre gli Stati membri UE se ne impipano – ecco che i “sette maghi”, con la scusa di adempiere ad una richiesta parlamentare, producono un rapporto, clamorosamente farlocco, su quanto costerebbe alla Svizzera uscire da Schengen.

Ed infatti, come da copione, dallo studio taroccato secondo i desideri del committente euroturbo, emerge che uscire da Schengen implicherebbe, per il nostro Paese, una vera catastrofe economica, una tragedia, un’apocalisse! Addirittura si scrive che l’uscita dagli accordi-ciofeca costerebbe 10 miliardi di franchetti! Perdindirindina!

Indagini taroccate

Signori camerieri dell’UE, e queste fregnacce a chi pensate di dare a bere? Anche il Gigi di Viganello è in grado di accorgersi che, se paragonate allo “studio” (?) sui costi dell’uscita da Schengen, perfino le statistiche della SECO sull’occupazione in Ticino (taroccate appositamente per far credere al popolazzo “chiuso e gretto” che la libera circolazione delle persone sia una figata pazzesca) sono meritevoli di candidatura al Nobel per l’economia!

Infatti, si dà il caso che ad allestire il rapporto farlocco sui costi dello “Schengen-exit” sia stato tale istituto Ecoplan, specializzato in analisi “compiacenti”. Non per nulla ne ha già prodotta una, indecorosa, a sostegno dei Bilaterali 1.

Sovranità erosa

Questi studi, che sono semplici strumenti di propaganda di regime ammantati di “scientificità” fasulla per gettare fumo negli occhi ai cittadini, hanno sempre lo stesso obiettivo: fare il lavaggio del cervello agli svizzerotti nel nome del sacro dogma (?) delle frontiere spalancate e del “devono entrare tutti”.

Il rapporto taroccato “pro-sacoccia Consiglio federale”, infatti, spara la cifra di 10 miliardi di costi in caso di uscita della Confederella da Schengen (ma va là…); però non fa un cip su quanto invece spendiamo per restarci, in questi accordi-ciofeca!

I quali accordi, non dimentichiamolo, continuano a gonfiarsi a suon di aggiunte. E ad esse, come paesi firmatari, siamo costretti (?) ad adeguarci. Risultato: la nostra sovranità ed i nostri diritti popolari vengono erosi con la tattica del salame (una fetta alla volta) da accordi internazionali del piffero!

Costi moltiplicati

Tornando ai costi di Schengen: prima della votazione sul tema (giugno 2005) la partitocrazia assicurò che l’adesione ci sarebbe costata 8 milioni all’anno. Ebbene, ma guarda un po’, nel 2010 i milioni annuali erano già diventati 185. Ovvero, ben 23 volte di più! Se questa non è una truffa…! E allo stato attuale la fattura complessiva (che naturalmente “Berna” tiene rigorosamente imboscata) è di certo ancora lievitata. Basti pensare che (come risulta da una presa di posizione dell’Udc nazionale) nel 2010 gli “sviluppi” di Schengen erano 112,  mentre oggi sono diventati più di 200.

Accordi da disdire!

Va da sé che il rapporto farlocco tace sulle conseguenze dello scellerato divieto di controlli sistematici sui confini imposto da Schengen. Un divieto che ha costi sociali ed economici clamorosi: frontalierato del crimine, invasione di finti rifugiati con lo smartphone, rimpatri Dublino che riescono solo in pochi casi, eccetera eccetera.

Ma non è tutto. A dimostrazione della qualità (?) dello studio di Ecoplan, esso indica, tra le disastrose conseguenze di un’uscita da Schengen, una “diminuzione dei frontalieri e un leggero aumento dei salari”. Come se si trattasse di qualcosa di negativo!
Dimostrazione più lampante di questa che lo studio farlocco di Ecoplan va gettato nel cestito della carta straccia, assieme a tutta la ciofeca-Schengen, non la si potrebbe trovare.

Avanti con la reintroduzione dei controlli sistematici sul confine!

Lorenzo Quadri