Anche il finanziere Tito Tettamanti si dichiara “pentito” dalle colonne del Corrierino

Che muri e frontiere siano una cosa negativa ed immorale, è solo una fregnaccia ideologica politikamente korretta

Sul Corriere del Ticino dello scorso venerdì il finanziere Tito Tettamanti ha pubblicato un commento dal titolo decisamente significativo: “pentito di Schengen”. L’ammissione, dunque, che i tanto magnificati accordi sono un bidone. Ma come, non dovevano essere tutte balle della Lega populista e razzista?

Vale la pena ricordare che tutti i partiti $torici hanno sostenuto questi trattati bidone. Anche quelli che, prima delle elezioni, amano sciacquarsi la bocca con il concetto della “sicurezza”. Vanno alla ricerca di facili consensi in base al principio della politica Xerox: le posizioni “populiste e razziste” della Lega vengono prima denigrate, poi fotocopiate.

Evidenti vantaggi?

Non solo tutti i partiti $torici, in occasione della votazione su Schengen nel giugno 2005, farneticavano di “evidenti vantaggi per la sicurezza” – così evidenti che ad ogni problema di sicurezza l’applicazione dei trattati-bidone viene sospesa – ma sbrodolavano pure delle garanzie che questi accordi avrebbero portato al segreto bancario.

A ciò si aggiunge l’aspetto dei costi, che si sono rivelati 14 volte più alti del previsto. Sì, avete letto giusto. 14 volte più elevati. Non un po’ più costosi.

Se un qualsiasi altro progetto avesse totalizzato una simile catastrofe operativa e finanziaria, i suoi promotori sarebbero stati costretti a sparire dalla circolazione e a nascondere la faccia; loro ed i loro discendenti per almeno sette generazioni. Invece, visto che gli accordi di Schengen sono “politikamente korretti”, i moralisti a senso unico e la stampa di regime tacciono, più silenziosi di cripte: l’è tüt a posct! Ma ve la immaginate la cagnara che sarebbe stata sollevata se, ad esempio, un progetto militare fosse costato 14 volte di più di quanto preventivato?

 Il ricatto morale

Gli accordi di Schengen avrebbero avuto un senso se i loro confini esterni fossero stati a tenuta stagna. Ma è evidente anche a quello che mena il gesso che così non è. Né mai sarà. E non ci si venga a raccontare storielle sullo scambio di informazioni e di banche dati. Questi scambi, senz’altro utili nel combattere la criminalità, si possono benissimo effettuare anche mantenendo i controlli sistematici sul confine.

Le continue sospensioni degli Accordi di Schengen da parte di Stati membri UE – mentre la Svizzera, nella consueta orgia autolesionistica, continua a mantenere le frontiere spalancate per essere sicura che nessuno l’accusi di razzismo, visto che questa è la priorità; tutto il resto sono quisquilie – sono una inequivocabile dimostrazione di fallimento. E allora bisogna avere il coraggio di far retromarcia. Però questo non accade. Perché? Facile: perché dietro a Schengen c’è la becera ideologia delle frontiere spalancate. Sull’altare di questa ideologia ottusa, i politikamente korretti sacrificano la sicurezza dei cittadini. Il ritornello è sempre lo stesso. Ad ogni intervento pubblico, gli intellettualini di regime – quelli che abusano delle proprie credenziali accademiche per spacciare delle ciofeche ideologiche per “pareri specialistici” di gente che “ha studiato” – ripetono come un disco rotto che “Schengen è una conquista”. Senza però essere in grado di addurre anche un solo straccio di motivo a sostegno di questa balorda tesi. E’ una conquista semplicemente perché dà ragione a loro.

Le frontiere devono tornare

E’ ormai chiaro anche ai paracarri che questo sistema va smontato. Le frontiere devono tornare a chiudersi. Che i muri siano una cosa negativa, se lo sono inventati gli spalancatori di frontiere, e tentano di farlo credere a suon di lavaggi del cervello, invocando la regina delle fregnacce: il mantra del “bisogna aprirsi”. Di recente il Mattino ha pubblicato la recensione di un libro citato anche da Tettamanti nel suo articolo sul CdT: “Indispensables frontières” dello studioso belga Therry Baudet. Il titolo dice tutto.

Scrive ancora Tettamanti: “quando si sbaglia l’onestà intellettuale impone di analizzare soluzioni alternative”. Gli spalancatori di frontiere, però, non sono intellettualmente onesti. Non lo sono mai stati né mai lo saranno. Loro vogliono distruggere tradizioni, identità, e diritti popolari. Solo così, facendo tabula rasa dell’esistente, si può infatti imporre la brodaglia multikulturale e politikamente korretta. La quale, lo si è ben visto, è l’humus ideale per far crescere il terrorismo islamico. Assieme alle frontiere, però, si sfasciano sicurezza, mercato del lavoro, stato sociale e libertà. Quando si abbattono i muri portanti di un edificio, viene giù tutto. Vale anche per gli Stati. I responsabili non lo capiscono? Non sono in grado di capire? Fingono di non capire? Importa poco. Quello che conta è che le frontiere tornino. E in fretta. E’ chiaro il messaggio, Simonetta Sommaruga e compari?

Lorenzo Quadri