Unione contro natura tra ex partiti storici: chi ci guadagna? Chi è l’ “utile idiota”?

 

Sull’inciucio contronatura tra ex partitone e PPD, i vertici uregiatti schiacciano l’acceleratore. Ciò rende ancora più palese chi, da queste nozze, avrebbe da guadagnarci: ovvero il PPD. Il partito immagina di consolidare, in questo modo, il proprio secondo seggio in Consiglio nazionale, minacciato dall’ammucchiata ro$$overde. Così come lo è il secondo seggio della Lega.

Per contro, nel campo del PLR si moltiplicano le voci contrarie. A partire da quella del senatore uscente Fabio Abate. Ma soprattutto, l’opposizione è palpabile tra i simpatizzanti. E lo crediamo bene. Stiamo parlando di due partiti “storici” che “storicamente” per oltre un secolo – e fino allo scorso aprile! – si sono presi a legnate. Non solo metaforiche. Entrambi, fino all’altro giorno, rivendicavano orgogliosamente la propria tradizione, la propria identità, la propria storia, i propri ideali. Ed entrambi, ma guarda un po’, hanno sempre avversato le congiunzioni di liste: ancora di recente, in Gran Consiglio hanno votato contro. E adesso, di punto in bianco, si fa il salto della quaglia e si pretende di fare tabula rasa. Senza alcun programma politico comune. Solo in nome delle cadreghe dei soliti tromboni.

Quei pipidini che dichiaravano con bella sicurezza “liberali mai!”, saranno senz’altro entusiasti di diventarlo per mere speculazioni cadregare. Come no!

Il ruolo di “utile idiota”

Ma ancora peggio va ai PLR, perché nel bramato accoppiamento contro natura il ruolo dell’ex partitone è quello dell’utile idiota dell’ex arcinemico improvvisamente diventato compagno di vita. L’interesse del PPD è chiaro, anche se certo non di tipo ideale: la citata seconda sedia in Consiglio nazionale. A tal proposito, pallottoliere alla mano, si può anche rilevare che allo stato attuale il PPD all’interno della deputazione ticinese alle Camere federali è vistosamente sovrarappresentato. Infatti ha tre membri su dieci, quindi il 30%, per un partito che nel nostro Cantone “pesa” poco più della metà.

Ma quale interesse avrebbe il PLR nell’unione contro natura con gli uregiatti? In Consiglio nazionale l’ex partitone non ha nulla da guadagnare né da perdere alle prossime elezioni. Due deputati ha, due saranno ancora in ottobre. L’interesse dei liblab è per gli Stati. La discesa in campo del leghista Battista Ghiggia li preoccupa non poco. Ed a ragione. Infatti, non sta né in cielo né in terra che il Ticino, che giustamente si è sempre opposto alle calate di braghe davanti alla fallita UE, si trovi rappresentato da due euroturbo come Lombardi e Merlini alla Camera dei Cantoni.  Sarebbe contro ogni logica, oltre che deleterio.

Ma se il PLR immagina di salvare la cadrega liberata da Abate convolando a nozze con il PPD in cambio di chissà quale promessa di “soccorso azzurro” per le elezioni del Consiglio degli Stati, ha fatto male i conti. Quando mai gli uregiatti hanno “dato fuori” voti? Nel caso concreto, poi, dovrebbero regalarne addirittura ad un radikale come Merlini. Vuol dire davvero credere a Babbo Natale!

Liberale… dove?

E’ clamorosa la rapidità con cui l’ex partitone si sta snaturando. Di liberale non c’è ormai più nulla. Il partito nazionale, che schiaccia gli ordini alle sezioni cantonali, terrorizzato dal populismo climatico, si è messo a scopiazzare senza ritegno il programma dei verdi liberali, che è uguale a quello dei verdi che è uguale a quello dei ro$$i. Continuando però nel contempo, specie nel campo fondamentale dei rapporti con la fallita UE, a farsi dettare la linea dai manager stranieri delle multinazionali: quelli rappresentati da Economiesuisse, vogliosi di svendere la Svizzera per ingrassare ancora di più le proprie rigonfie saccocce. In Ticino invece i vertici PLR sognano la congiunzione contro natura con il PPD.

Domanda da un milione

C’è davvero da chiedersi come un elettore liberale possa riconoscersi in un partito con un programma scopiazzato dai verdi e che inciucia con gli uregiatti. Tutto nel nome delle cadreghe, ormai assurte ad unica preoccupazione.

Diversamente da Lega ed Udc, che da molti anni si alleano sulla base di obiettivi condivisi, in particolare a livello federale ma non solo (vedi le liste Lega/Udc presenti in numerosi comuni) le nozze tra PLR e PPD non si fondano su alcun programma politico, ma solo sulla spartizione degli strapuntini.

L’unico punto

Certo, tra i vertici dell’ex partitone e quelli del PPDog un punto di contatto c’è. Ma è condiviso con l’ammucchiata ro$$overde.  E’ la “voglia matta” di svendere la Svizzera all’UE. Perché ormai è chiaro che a livello federale esistono solo due campi. Chi vuole trasformare il nostro Paese in una colonia di Bruxelles (triciclo) e chi non lo vuole (Lega-Udc).

Poiché non tutti gli elettori del PLR, del PPD e verosimilmente nemmeno del PS vogliono la svendita della Svizzera all’UE (altrimenti non si spiegherebbero i risultati delle votazioni sul tema in Ticino, ultima in ordine di tempo quella di maggio sul Diktat disarmista di Bruxelles), questo elettorato trasversale non-euroturbo pensi bene a quale scheda vuole depositare nell’urna in ottobre.Il voto utile diventa una necessità, quando si tratta di scongiurare la rottamazione del Paese ed il conseguente asservimento agli arroganti burocrati della DisUnione europea. Un’ipotesi che l’elettorato ticinese ha sempre respinto con veemenza!

Lorenzo Quadri