Bertoli sbrocca contro il “Mattino bugiardo”. Ma è lui che non la racconta giusta…

 

Al direttore del DECS compagno Manuele “Bisogna rifare la votazione del 9 febbraio” Bertoli, non è piaciuto l’ultimo articolo che il sottoscritto ha osato pubblicare sul Mattino a proposito della riforma “La scuola che (speriamo non) verrà”. Niente di strano, trattandosi di uno scritto contro la riforma medesima ed a sostegno del referendum. Il fatto che il Consigliere di Stato si produca in lunghi botta e risposta sulla “scuola rossa” – lo ha fatto anche con interlocutori come il Prof. Zambelloni, peraltro assai più qualificato del sottoscritto in materia di scuola e pedagogia – denota un certo nervosismo. Forse che l’asfaltatura rimediata in autunno con la votazione sull’insegnamento della civica ha insegnato che in Ticino la scuola pubblica non è appannaggio di una determinata area politica, che può fare e disfare a piacimento senza che nessuno abbia a metterci il becco?

Tutte balle di fra’ Luca?

Secondo il direttore del DECS, sono frottole che la “scuola rossa” non è sostenuta dai docenti, sono frottole che la riforma è ideologica, sono frottole che il tandem PLR-PPD si è fatto infinocchiare, sono frottole che il rapporto che verrà stilato dopo i tre anni di sperimentazione sarà “compiacente” (eufemismo). Insomma: tutte balle di fra’ Luca! La scuola rossa è una figata pazzesca e qualsiasi argomento contrario non può che essere una perfida menzogna partorita da “menti contorte”!

Vediamo di rimettere il campanile – o il minareto, per rimanere su un edificio più gradito al partito del ministro socialista – centro del villaggio.

Risulta infatti che:
– l’86% di docenti non ha risposto al sondaggio sulla “scuola rossa”, evidentemente in segno di dissenso (perché se gli insegnanti fossero stati d’accordo con la proposta del capodipartimento l’avrebbero senz’altro comunicato; e dire di no ad un sondaggio online significa farsi sgamare subito);
– l’89% di quelli che hanno risposto alle 103 domande (perché non 1030 già che c’eravamo?) hanno detto di essere contrari alla sperimentazione nella loro sede.
– Alla consultazione scritta hanno partecipato 10 sedi di scuola media su 35.
Davanti a queste cifre, è un po’ avventuroso parlare di riforma sostenuta dai docenti. Consenso, per me, è un’altra cosa. Ma probabilmente, in quanto membro del comitato referendario, ho la “mente contorta” (ringrazio il direttore del DECS per la calzante definizione).

La logica della siepe

Che la riforma-Bertoli sia improntata all’egualitarismo ideologico (stessi risultati per tutti) di sinistra, non è l’ennesima fantasia dei soliti populisti e razzisti con la mente contorta. A parte che lo hanno ribadito specialisti del calibro del già citato prof. Zambelloni intervistato dal portale Ticinolive (intervista che vale la pena leggere), l’andazzo emerge dai documenti ufficiali sulla “scuola che (speriamo non) verrà”. Lì – tra un mare di incredibili contorsionismi – si legge che la differenziazione pedagogica serve proprio a “promuovere il passaggio da una democrazia delle possibilità verso una democrazia della riuscita”. Se questo non è egualitarismo e conseguente livellamento verso il basso (la logica della siepe: per portare tutti gli arbusti alla stessa altezza, la siepe si abbassa sempre di più)…

Studi farlocchi

Quanto alle verifiche taroccate, per farsi dire quello che si vuole sentire, il CdS Bertoli ci scuserà, ma non siamo proprio nati ieri: le statistiche farlocche della SECO e dell’IRE su disoccupazione ed effetti del frontalierato in Ticino sono un esempio illuminante di come funziona il meccanismo. Basta attribuire al verificatore il mandato “giusto”, con gli indicatori “giusti”, ed il gioco è fatto. Se poi il verificatore dovesse per disgrazia anche essere legato a filo doppio con il Dipartimento…
Si ribadisce anche che i partiti cosiddetti borghesi – a cominciare dal PLR che ha retto il DECS per oltre un secolo ed ora si trova ridotto al ruolo di ancella – si sono fatti, platealmente, infinocchiare. Questo è un merito del capodipartimento. Il PLR ha proposto un modello alternativo destinato ad ingloriosa asfaltatura, ciò che non farà che rafforzare la “scuola rossa” proposta da Bertoli e dai vertici, parimenti ro$$i, del DECS.
Senza dimenticare che la “scuola che (speriamo non) verrà” costerà 35 milioni all’anno (come la riforma fisco-sociale la quale però, secondo la maggioranza del partito di Bertoli, provocherebbe apocalissi finanziarie nei conti pubblici, mentre per la scuola rossa i soldi ci sono). La sperimentazione triennale, dal canto suo, di milioni ne costerebbe 6.7.

Visto che il referendum contro la riforma-Bertoli pare essere riuscito – manca ancora la conferma ufficiale, ma il numero di firme raccolto dovrebbe mettere al riparo i promotori da sgradite sorprese – il popolo ticinese avrà la possibilità di dire la sua su un tema di grande importanza, sia politica che finanziaria.

Lorenzo Quadri