Le meraviglie della giustizia: a Lugano si può vincere un ricorso sul rumore di uno zampillo d’acqua che cade nel lago, mentre a Losone non ci si può difendere da un centro asilanti
Le fontane sul lago di Lugano costituivano senza dubbio un’attrazione. Le vecchie fontane, poste davanti al Kursaal per decenni, figuravano su tutte le cartoline della città. Non per caso. Erano uno spettacolo per turisti e luganesi di ogni età. Vennero poi rimosse per fare spazio alla riproduzione in legno del San Carlino e poi non più riposizionate dopo l’eliminazione di quel manufatto.
Da anni, ad intervalli più o meno regolari, si discute del loro ritorno. Un ritorno che è stato auspicato a più riprese con numerosi atti parlamentari a livello di consiglio comunale.
In questi anni il municipio non è rimasto inattivo. Il progetto c’era: come capodicastero turismo, nella scorsa legislatura ne avevo promosso la rimessa in auge. Non chimere megalomani ed insostenibili sul piano finanziario, che oltretutto mai sarebbero state autorizzate (vedi fontane da 35 milioni che al momento dell’accensione avrebbero svuotato il lago, o giù di lì) ma un progetto concreto, fattibile che potesse arricchire la bellezza del golfo e non immaginare di sostituirla con pacchianerie in stile Las Vegas.
Costi contenuti
Le vecchie fontane erano, sostanzialmente, dei getti d’acqua con luce colorata. Oggi la tecnologia permette con spese contenute di fare molto più, realizzando dei veri e propri giochi d’acqua con innumerevole opzioni, dalle combinazioni di getti, colori e figure alle proiezioni su schermo d’acqua. Quasi dei fuochi d’artificio acquatici. Non c’è chi non veda la validità di questo tipo di attrazione. Altro che musei delle carabattole in cui non va nessuno.
Il progetto a disposizione del municipio aveva un costo di realizzazione di circa due milioni, mentre erano da approfondire i costi di manutenzione.
Fontane o cascate del Niagara
Naturalmente un po’ come accade con gli eventi a Bellinzona, c’è sempre qualcuno, in questo ridente Cantone terra, che si mette per traverso. Il ricorso da parte di un privato è arrivato puntuale. Oggetto del gravame: nientepopodimeno che il rumore causato dagli zampilli d’acqua che ricadono sul lago. Uella!, avrebbe detto qualcuno.
Si può immaginare facilmente quale increscioso frastuono possa provocare l’acqua che cade nell’acqua, neanche si volessero ricreare le cascate del Niagara nel golfo di Lugano. A maggior ragione se si pensa che gli spruzzi incriminati sarebbero stati posizionati ad una cinquantina di metri dalla riva, in zona Belvedere. Ed inoltre c’è pure di mezzo, sul lungolago, una strada non proprio “di quartiere” le cui immissioni foniche (e non solo) sono di ben altra portata.
Il ricorrente privato, risultato soccombente davanti al Consiglio di Stato, ha invece ottenuto ragione al Tram, ciò che – come apparso sui media nei giorni scorsi – renderebbe necessaria una nuova procedura edilizia.
Naturalmente ciò comporta la possibilità di presentare nuovi ricorsi. La tempistica è dunque di anni. In più, la situazione finanziaria della città è notoriamente difficile. Il panico da conti in rosso non stimola gli investimenti. D’altra parte si potrebbe anche dire che, se ci sono i soldi per il museo delle carabattole, allora ci sono anche per le fontane sul lago.
Ci si lamenta, anche a ragione, che a Lugano il lago è sfruttato poco, o comunque che non è valorizzato abbastanza. L’annoso caso delle fontane ben dimostra come in un Cantone con la ricorsite acuta (diretta conseguenza dell’eccesso di avvocati) la progettualità possa essere facilmente azzoppata. Se poi le cose non si fanno, ognuno si prenderà le proprie responsabilità.
Morale della favola, si può fare ricorso (e vincere) contro il rumore del getto d’acqua delle fontane che cade nel lago, rumore la cui intensità è più o meno simile a quella di una conversazione. Per contro non si può ricorrere, per fare un esempio, contro il centro asilanti di Losone.
Il Municipio ha deciso giovedì di non mettere le fontane nel cassetto, ma di ricominciare l’iter volto ad ottenere una licenza edilizia cresciuta in giudicata. Quale sarà il destino delle fontane, vista da un lato la tempistica giudiziaria e dall’altro la situazione delle finanze, rimane al momento oltremodo nebuloso. Quello che è certo è che per anni non si vedrà nulla.
Lorenzo Quadri