L’elezione del Consiglio federale vista da Lorenzo Quadri, consigliere nazionale leghista

Intervista a cura del prof Francesco De Maria, per Ticinolive 

 

Come ha passato l’ormai trascorsa “notte dei lunghi coltelli”?

Tranquillamente a letto nella mia camera d’albergo: non è a mezzanotte meno cinque che si possono mettere a punto le strategie per le elezioni del Consiglio federale, le quali comunque sono di pertinenza della direzione del gruppo Udc e della presidenza di quel partito.

 

Una mattinata che io, come tanti, ho vissuto “in diretta”. Ma piatta, scontata, blindata, priva di vere emozioni.  Che cosa si provava, nella sala dell’Assemblea federale?

Dopo le dichiarazioni dei capigruppo prima delle elezioni, è stato definitivamente chiaro che i giochi erano fatti e che per l’Udc non ci sarebbe stato spazio per un secondo Consigliere federale. Dopo la riconferma di Eveline Widmer Schlumpf si sarebbe quasi potuto lasciare la sala, tanto l’esito del proseguo era scontato.

 Mentre i minuti e le ore passavano, non ha avvertito – Lei leghista nel grande gruppo parlamentare UDC – una sensazione di impotenza? Come davanti a un muro che non si può valicare né sfondare?

Come leghista sono ampiamente abituato ad avere tutti contro nelle votazioni parlamentari.  La cosa che mi ha dato più fastidio è il modo in cui, ancora una volta, il centrosinistra ha preso a pesci in faccia la volontà popolare. Il più grande partito svizzero ha un solo rappresentante in Consiglio federale, ed in questo consesso siede un partito come il PBD che non ha nemmeno lontanamente i numeri per giustificare una sua partecipazione all’esecutivo. Questo risultato per me è inaccettabile dal profilo democratico.

 

Prevedibilmente, l’UDC è rimasta con il solo Maurer. Un grosso handicap. Questo governo rappresenta la volontà politica del popolo svizzero?

No. E’ un governo di centrosinistra.

L’esito odierno costituisce una grossa fregatura per l’UDC. Non le varrebbe la pena di lasciare, al più presto, il governo? (Questa opinione fu espressa, ad esempio, da Oskar Freysinger in occasione di una conferenza tenuta a Lugano).

No, perché verrebbe accusata di non voler far fronte alle proprie responsabilità. Chi viene votato per sedere in un governo deve anche andarci. L’Udc deve ora fare opposizione alla maggioranza governativa di centrosinistra, sia dall’interno del Consiglio federale che in Parlamento e tramite il ricorso ai diritti popolari. Che spero si farà sempre più frequente.

L’UDC in circa vent’anni è riuscita a “rubare” una grossa fetta di voto ai partiti borghesi (e forse non solo a quelli).  Alla fine (tutti) gli altri partiti, coalizzati, hanno trovato, a partire dal 2007, una dura ed efficace contromisura – con mezzi più che discutibili – almeno per quanto concerne il governo…

E’ la dimostrazione che il Consiglio federale deve venire eletto direttamente dal popolo e non più tramite squallide trame di palazzo. La facoltà di eleggere il governo deve essere tolta all’Assemblea federale, dal momento che quest’ultima ha dimostrato di usarla per annullare, e non per concretizzare, i risultati elettorali.

Dopo la mazzata del dicembre 2007 sembra che l’UDC non riesca a recuperare. Il danno inferto al partito da quell’improvviso “colpo gobbo” sembra irreparabile. Suggerisca una strategia ai vertici del partito.

Non sta a me suggerire strategie ai vertici di un partito di cui non faccio parte. Il suggerimento più ovvio quanto a strategie, è quello di non riciclare quella utilizzata oggi. L’Udc non può farsi alcuna illusione sulla volontà degli altri partiti di darle quello che le spetta a livello governativo.  E’ un dato di fatto che l’Udc, pur restando il primo partito, alle ultime elezioni federali ha perso consensi. Si tratta ora di recuperarli, smarcandosi chiaramente da una maggioranza governativa di centrosinistra.

Per il vecchio leone Blocher e per la sua linea intransigente è suonata la campana a morto? Dobbiamo pensare a una “nuova UDC” fatta di giovani rampanti?

La campana a morto sarà suonata per l’Udc se questa si adagerà,  per seguire l’ambizione personale di qualche presunto “rampante”, giovane o meno giovane che sia, sulle posizioni del centro, perdendo la propria identità.

Un leghista ticinese (e, da poco, anche una leghista) sta nella frazione UDC del Consiglio nazionale. Quanto differisce un leghista da un democentrista, e su quali punti specifici?

Un leghista ticinese ha in prima linea il compito di difendere gli interessi del Ticino a Berna: un tema che per l’Udc, primo partito in Svizzera ma “debole” in Ticino, non è necessariamente prioritario. La politica sociale della Lega è diversa da quella dell’Udc. La Lega non è né di destra né di sinistra e non ha la fissazione dei conti pubblici in pareggio ad ogni costo: prima viene l’occupazione dei cittadini svizzeri (e sottolineo: svizzeri),  il loro diritto ad un tenore di vita dignitoso e il rilancio dell’economia alfine di creare impieghi per gli svizzeri.

In materia di politica europea o degli stranieri la somiglianza tra Lega e Udc è invece evidente.