Nuovo insulto al Ticino: l’ultimo rapporto raggiunge vette di indecenza mai viste

I burocrati della SECO, Segreteria di Stato dell’economia, da ormai vent’anni ci prendono sontuosamente per il lato B. Il triste copione si ripete nel diciannovesimo rapporto dell’Osservatorio sulla devastante libera circolazione delle persone, pubblicato nei giorni scorsi. Nel documento, i citati burocrati tacciono scandalosamente sulle difficoltà e dipingono il fallimentare accordo con l’UE come una figata pazzesca per tutti:“immigrazione uguale ricchezza”!

Che gli strapagati funzionari della SECO, invece di verificare la situazione nel paese reale, se ne stiano barricati nei loro uffici a farsi le pippe mentali su statistiche da loro medesimi taroccate, è risaputo da un po’. Clamoroso il caso del tasso di disoccupazione che viene artificialmente abbassato, conteggiando solo gli iscritti all’URC.

Ma anche avendo visto il Ticino solo in cartolina, anche basandosi unicamente su scartoffie e cifre, è impossibile non accorgersi dello sfacelo. Sveltoni della SECO, in Ticino il tasso di disoccupazione ILO (che è quello utilizzato internazionalmente) spesso è volentieri è superiore a quello della Lombardia. I frontalieri sono quasi 80mila, ovvero un terzo della forza lavoro attiva nel Cantone, contro una media nazionale del 6-7%. In Ticino, i lavoratori stranieri sono (erano all’ultimo rilevamento) il 52% del totale, quindi la maggioranza. 10 anni fa, non nell’alto Medioevo, la suddivisione era 45% stranieri – 55% svizzeri.

Emuli di Tafazzi

In vent’anni i frontalieri del terziario – settore dove di sicuro non c’è carenza di manodopera residente – sono quintuplicati, raggiungendo quota 50mila. Due terzi dei frontalieri lavorano nel terziario, e due terzi dei disoccupati in Ticino lo sono in quel settore. Però gli scienziati della SECO pretendono di raccontarci che la sostituzione non esiste: sono solo percezioni! Come se non bastasse, la partitocrazia compatta (ricordarsene alle elezioni di ottobre!), i $indakati ed il padronato vanno a manina nel chiedere la firma di un accordo amichevole con il Belpaese sul telelavoro dei permessi G, il che sarebbe l’ennesimo regalo ai frontalieri del terziario! Avanti, continuiamo ad emulare Tafazzi! Per fortuna che (almeno finora) il Belpaese non ci sente molto. Fosse stato per gli svizzerotti…

Intanto solo il 16% dei frontalieri è attivo in settori dove c’è carenza di manodopera. Però i funzionarietti della SECO hanno ancora il coraggio di raccontarci la barzelletta che la libera circolazione sopperirebbe a lacune del mercato del lavoro locale? O addirittura che avrebbe creato occupazione? Certo che ne ha creata, ma per i frontalieri! Intanto i giovani ticinesi emigrano: o Oltregottardo, o al di là della ramina a fare i frontalieri svizzeri!

Politichetta euroturbo

E come la mettiamo con il divario salariale tra il Ticino ed il resto del Paese, che cresce sempre più? Nel nostro Cantone ci sono circa 240mila posti di lavoro. I potenziali frontalieri sono 4 milioni e più. Se per ogni posto di lavoro in Ticino ci sono in teoria 20mila frontalieri lombardi pronti ad occuparlo, i quali non devono fare i conti con il costo della vita in Svizzera, vuoi che non ci sia pressione al ribasso sugli stipendi e quindi dumping salariale? Sarebbe contro ogni logica! Eppure i premi Nobel della SECO negano! Evidentemente per costoro questo sfigatissimo Cantone non è più nemmeno Svizzera! Poi ci chiediamo come mai la liblab Ka-Ka-eS se ne esce davanti al parlatoio federale a raccontare, in relazione all’esplosione del frontalierato dalle nostre parti, che “il Ticino è vittima del suo successo”!

E’ chiaro che, ancora una volta, la SECO fa politichetta pro-UE (per puntellare i camerieri di Bruxelles del governicchio federale). E la tempistica del rapporto è a dir poco sospetta. Infatti è uscito martedì, in contemporanea con il lancio dell’iniziativa “No ad una Svizzera da 10 milioni di abitanti”.

Chiudiamo la SECO!

Senza dimenticare che è in ballo il famoso mandato negoziale con la fallita UE. Per il suo tramite, il governicchio federale vorrebbe sottoscrivere lo sconcio accordo quadro istituzionale 2.0. Ovviamente l’obiettivo dei burocrati bernesi euroturbo è quello di far credere che la libera circolazione sia “indispensabile” e dunque (?) bisogna (?) sottoscrivere lo sconcio accordo quadro istituzionale (con ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto UE, giudici stranieri e direttiva europea sulla cittadinanza) per non metterla in pericolo.

Ma col piffero! La SECO dimostra ancora una volta di essere al servizio di quelle regioni della Svizzera (ce ne sono) che dalla libera circolazione ci guadagnano. Mentre quello che accade altrove, ed in particolare proprio in Ticino, viene taciuto in quanto in contraddizione con la narrazione immigrazionista della casta.Propaganda unilaterale e fake news da parte di un servizio della Confederella che costa 100 milioni di franchi all’anno. Morale della favola: chiudiamo la SECO, e con i 100 milioni così risparmiati creiamo tanti posti di lavoro in Ticino, destinati ai ticinesi!

Lorenzo Quadri