Gli abitanti si difendono e la spuntano: il nuovo centro asilanti viene rottamato
Sicché la popolazione di Seelisberg l’ha spuntata. Al piccolo comune urano di 700 abitanti non verrà imposto un centro asilanti con 60 letti, che il Cantone avrebbe voluto piazzare in un ex albergo. Il progetto è infatti stato abbandonato.
60 persone sono pressoché il 10% della popolazione comunale: i conflitti sarebbero stati scontati. Ovvio quindi che gli abitanti di Seelisberg siano insorti. Non perché siano razzisti e fascisti, ma semplicemente perché i migranti del “caos asilo” non scappano da alcuna guerra e non sono vittime di persecuzioni, pulizie etniche o genocidi di sorta: sono dei semplici rifugiati economici.
La lezione del politico eritreo
Al proposito, la recente intervista del consigliere del presidente eritreo, tra l’altro rilasciata a Berna, è illuminante. Il politico rilevava come i suoi giovani connazionali che arrivano in Occidente sono in realtà persone sulla cui formazione lo Stato ha investito; e quindi la loro partenza è “una perdita” per l’Eritrea. Non sono dei perseguitati, come dimostra il fatto che ogni estate tornano “a casa” a trascorrere le vacanze; affermano soltanto di esserlo, e quindi descrivono il proprio paese come luogo di soprusi, altrimenti verrebbero mandati subito indietro. E, se tanti migranti con lo smartphone arrivano in Svizzera, è perché – così il consigliere del presidente eritreo – siamo “troppo attrattivi” per i finti rifugiati. Prendere su e portare a casa.
Ricatti offensivi
Sicché il tentativo di indurre gli svizzerotti ad aprire le frontiere paragonando gli attuali migranti economici agli ebrei perseguitati dai nazisti, va respinto al mittente per quello che è: uno squallido ricatto morale che offende chi ha subito sul serio delle persecuzioni. E i giovanotti dai vestiti alla moda e dal palpeggio facile (vedi casi Colonia), con le vittime dei nazisti non hanno proprio nulla a che vedere. La popolazione svizzera lo sa. Sicché, così come è sempre stata aperta ai veri rifugiati, è giustamente chiusa a chi abusa del diritto d’asilo – e quindi della tradizione umanitaria svizzera – per immigrare illegalmente nel nostro paese e nel nostro Stato sociale. Allo stesso modo occorre opporsi a chi promuove e fiancheggia l’immigrazione clandestina. A proposito: a che punto è il procedimento penale nei confronti della deputata P$ accusata di favoreggiamento all’entrata illegale? Non sarà che qualcuno sta pensando di metter via la vicenda a tarallucci e vino, vero?
Chi paga?
Sappiamo inoltre che quasi la metà dei presunti rifugiati sparisce nel corso della procedura, e questo dimostra con tutta evidenza che si tratta di finti profughi: un vero perseguitato, una volta giunto in Svizzera, non avrebbe alcuna ragione per darsi alla macchia.
A ciò si aggiunge il tema finanziario. I costi dell’asilo esplodono e tolgono quindi soldi allo Stato sociale. Così vengono a mancare risorse per la nostra popolazione. Però la $inistra vuole sempre più finti rifugiati, a dimostrazione che degli svizzeri in difficoltà se ne impipa (però organizza le trasferte a Como a sostegno dei migranti economici).
Italia “spazzolata”
Gli svizzeri devono dunque difendersi contro la creazione a go-go di centri asilanti che – oltre a creare ovvi problemi di convivenza con la popolazione locale – servono a sdoganare l’immigrazione illegale come qualcosa che occorre accettare. Magari perché “bisogna aprirsi”. O perché comunque è la conseguenza di situazioni geopolitiche contro le quali “sa po’ fa nagott”.
E’ chiaro che i primi a dover cambiare marcia sono i nostri vicini a sud. Quelli che adesso strillano contro “Prima i nostri”. Il Belpaese, invece di inveire contro dei voti democratici illudendosi di poter comandare in casa d’altri, farebbe meglio a chiudere i cancelli all’immigrazione clandestina: un “invito” che di recente è stato rivolto alla Penisola anche dalla leader di Alternative für Deutschland Frauke Petry, la quale si è espressa in questi termini: “ i confini devono essere chiusi per migranti illegali e, in parallelo, dobbiamo eliminare gli stimoli economici. L’esame di chi è realmente un profugo deve avvenire fuori dall’Europa”. Ed ha aggiunto: “no all’immigrazione di chi si comporta in modo aggressivo e vuole imporre i suoi costumi”.
Lorenzo Quadri