Lo dicevano anche con l’adesione allo SEE, ed invece erano tutte frottole

La deleteria politica della ministra del 5% Widmer Schlumpf in materia di distruzione del segreto bancario e quindi della nostra piazza finanziaria ha subìto una battuta d’arresto. Si potrebbe dire che è una magra consolazione, ma sempre meglio che niente.
Infatti il Consiglio nazionale mercoledì ha preso l’unica decisione sensata possibile. Quella di rifiutarsi di votare a scatola chiusa il pacchetto presentato dal governo che pretende di buttare all’aria le leggi svizzere per accontentare gli USA.
In sostanza la ministra del 5% e compari pretendevano che la Camera del Popolo approvasse delle modifiche di legge, imposte dagli USA, senza sapere cosa votava e senza conoscere le conseguenze di quel che votava, e nemmeno quelle di un voto negativo.
Il gruppo Udc ha chiesto dunque che la trattanda venisse rinviata, per approfondimenti, alla sessione autunnale così che il parlamento si potesse esprimere con un minimo di cognizione di causa. Il P$, pur di non dar ragione all’odiata destra, si è  sentito in dovere di presentare una proposta quasi uguale, che alla fine l’ha spuntata. Quindi il pacchetto prima di venire sottoposto al plenum dovrà passare in commissione.
E’ chiaro che i Consiglieri nazionali leghisti voteranno comunque no. Sia che si voti tra una settimana che tra tre mesi che tra tre anni.
E’ palese infatti che se si concede qualcosa agli USA, tutti gli Stati UE pretenderanno immediatamente di ottenere la stessa cosa, in nome della parità di trattamento. E poco ma sicuro che verranno anche subito accontentati.  Quindi altro che soluzione globale; se il parlamento accetterà di farsi dettare legge dagli yankees, dovrà capitolare allo stesso modo con tutti.

Inevitabile? E chi lo dice?
La manfrina con cui si tenta di far passare la capitolazione integrale davanti agli USA è la storiella dell’inevitabilità, del non si può fare altrimenti, perché gli Stati Uniti sono più grandi di noi. Con questa mentalità la Svizzera non esisterebbe nemmeno, perché anche nel 1291 gli Asburgo erano più grandi di noi.
Rimanendo in tempi più recenti, ogni volta che da Berna ci è stato detto che una cosa andava accettata in quanto inevitabile, puntualmente si è poi scoperto che si trattava di una bufala.
L’adesione allo Spazio economico europeo nel 1992 avrebbe dovuto essere inevitabile, in caso contrario sarebbe stata la catastrofe nazionale. E’ passa il No e non solo di catastrofi non ce ne sono state ma anzi, la Svizzera sta meglio degli altri.
Anche per farci votare gli accordi bilaterali ci hanno propinato  la stessa favoletta. E questa volta, purtroppo, la maggioranza degli svizzeri ci è cascata. Ma adesso cominciano a levarsi voci di tecnici (non di politici parziali) a dire che, in realtà, la libera circolazione delle persone non è indispensabile al Paese.
Con gli accordi con gli yankees è la stessa cosa. In mancanza di argomenti, il Consiglio federale e la ministra del 5% giocano la carta del ricatto e dell’”ineluttabile”. Ma che  l’ennesima calata di braghe (così come pure le precedenti) “ineluttabile” lo sia davvero, non c’è scritto da nessuna parte.
Durante il dibattito in Consiglio nazionale, Blocher ha rilevato che anche la banca Wegelin si è trovata nei pasticci negli USA, non per questo si sono cambiate leggi. E non è successo  nulla. Se non che i proprietari della banca hanno pagato per gli errori dell’istituto, ciò che – ha precisato il “tribuno” Udc – rientra nella normale responsabilità dell’imprenditore.
Cerchiamo quindi di non cadere nel tranello. Almeno questa volta.
Con la storia del “non abbiamo altra scelta” ci hanno già imposto i bilaterali e le conseguenze ci sono note. Non abbiamo proprio imparato niente? Abbiamo davvero intenzione di lasciarci imporre, pezzo dopo pezzo, la distruzione del nostro paese con la scusa che sarebbe “ineluttabile”?  E dove sono le prove di questa presunta ineluttabilità?
Lorenzo Quadri
CN Lega