La brace covava sotto la cenere, ed i deficit pubblici provocati dal virus cinese…
Ormai si parla solo di stramaledetto virus cinese. Sembra che né al mondo né in Svizzera esistano altri problemi. Invece le cose non stanno proprio così.
Ad esempio, non si sente più parlare della piazza finanziaria e del segreto bancario. Sappiamo che la privacy bancaria dei clienti stranieri è stata svenduta dalla catastrofica ex ministra del 5% Eveline Widmer Puffo e dalla partitocrazia PLR-PPD-P$$. Per il nostro Cantone, il danno è devastante: migliaia di posti di lavoro cancellati, entrate fiscali a ramengo, perdita di clientela per i commerci dei centri urbani, eccetera.
Come sappiamo, il segreto bancario è stato smantellato su pressioni estere. L’ex ministra ed i soldatini del triciclo hanno – come di consueto – calato le braghe; in tutta fretta e ad altezza caviglia. Vale la pena ricordare che in prima fila ad esercitare pressioni indebite c’erano gli USA. E non era certo l’amministrazione dell’odiato sovranista Trump. Era quella di Barack Obama, osannato dalla casta – anche alle nostre latitudini – solo perché di $inistra e “diversamente pigmentato”.
L’obiettivo
Il prossimo obiettivo della gauche-caviar e dei radikalchic è noto: l’abolizione del segreto bancario anche per gli svizzeri. Il tema è stato oggetto di una controversia durata anni: quella sull’iniziativa popolare “Sì alla protezione della sfera privata”.
L’iniziativa, lanciata da ambienti di “destra” (?), chiedeva l’iscrizione nella Costituzione del segreto bancario per i residenti in Svizzera. Si ricorderà che già nel lontano 2009, ovvero nelle prime fasi della scandalosa shitstorm (=tempesta di cacca) internazionale contro la piazza finanziaria elvetica, il Nano lanciò un’iniziativa popolare che chiedeva l’inserimento del segreto bancario nella Costituzione. Per segreto bancario si intendeva quello di tutti. Quindi anche dei clienti esteri della nostra piazza finanziaria. L’iniziativa non riuscì a raccogliere le 100mila firme necessarie perché gli ambienti “borghesi”, a partire proprio dall’ex partitone, rifiutarono di appoggiarla. L’allora presidente nazionale del PLR Fulvio Pelli (quello del “grazie alla libera circolazione, i nostri giovani potranno lavorare a Milano”) dichiarò che il segreto bancario era “già sufficientemente tutelato dalla legislazione in vigore”. Si è ben visto quanto e come.
L’iniziativa ritirata
Anni dopo, con i buoi ormai fuori dalla stalla, il PLR uscì dal letargo e partecipò all’iniziativa “Sì alla protezione della sfera privata”. Essa mirava appunto a preservare il segreto bancario dei cittadini svizzeri, visto che quello dei residenti all’estero era già stato svenduto in fretta e furia. Consegnata nel 2014 corredata da quasi 118mila firme valide, l’iniziativa si scontrò subito con l’opposizione dei camerieri dell’UE in Consiglio federale, che nel 2015 proposero di respingerla. A fine 2016 giunse in Consiglio nazionale. La Camera del popolo approvò sia l’iniziativa che il controprogetto. Il Consiglio degli Stati li rifiutò entrambi. Il braccio di ferro tra le due Camere, ognuna arroccata sulle proprie posizioni, andò avanti fino al febbraio 2018 quando i promotori ebbero la balorda idea di ritirare l’iniziativa, invece di mandarla in votazione popolare (dove avrebbe avuto ottime chance di spuntarla). In questo modo decaddero sia l’iniziativa che il controprogetto.
Per nulla garantito
In conseguenza di tali vicissitudini, il segreto bancario degli svizzeri è attualmente tutt’altro garantito. Rimane quindi terreno di caccia. Dal 2018 ad oggi, tuttavia, non è più stato un tema. Ma la brace cova sotto la cenere.
A causa dello stramaledetto virus cinese, i conti pubblici sono in rosso. La $inistra tassaiola già sogna di aumentare le imposte. E quindi il segreto bancario degli svizzeri torna nel mirino dei Cantoni, vogliosi di incrementare le proprie entrate a danno dei cittadini.
Il Canton Berna è già arrivato a… Berna (nel senso della Confederella) con un’iniziativa cantonale che chiede, per l’appunto, l’abolizione del segreto bancario anche per gli svizzeri. L’obiettivo dichiarato è l’aumento delle entrate fiscali. L’iniziativa cantonale passerà settimana prossima al vaglio del Consiglio degli Stati. Probabilmente non verrà accolta (la commissione preparatoria propone di respingerla per 9 voti contro 4). Per ora. Ma intanto il tema è stato rilanciato. E, soprattutto in considerazione delle finanze pubbliche in palta per i noti motivi, gli appetiti sono destinati a crescere. C’è dunque da temere il peggio. E’ solo questione di tempo.
Lorenzo Quadri