La discesa agli inferi del segreto bancario continua. Ma certamente nessuno ne è sorpreso.

Nel giugno 2005, all’indomani del voto favorevole agli accordi di Schengen-Dublino (essi, stando alle promesse dei partiti storici, avrebbero dovuto portare “evidenti vantaggi per la sicurezza”, come no…) l’allora ministro degli Esteri Joseph Deiss (PPD) si vantò che, grazie a questi trattati, il segreto bancario veniva ancorato nel diritto internazionale: “E’ fantastico”, dichiarò l’allora Consigliere federale. Ancora qualche anno dopo, attorno al 2010, il segreto bancario avrebbe dovuto essere “non negoziabile” (parola di ministro delle finanze). Cominciavano però ad arrivare pressioni internazionali, accompagnate da campagne denigratorie su larga scala ai danni della Svizzera. Paesi presunti “amici” iniziarono a trattare il nostro paese da Stato canaglia.

Iniziativa lungimirante

Ben sapendo che il Consiglio federale non sarebbe stato in grado di reggere ad alcun tipo di pressione, qualcuno – ossia il compianto Nano Bignasca – dimostrò, ancora una volta, di vedere più lontano degli altri. Lanciò un’iniziativa popolare per ancorare il segreto bancario nella Costituzione federale. Le forze politiche cosiddette “borghesi”, però, rifiutarono il loro appoggio, con un’illuminante argomentazione: “il segreto bancario è già sufficientemente tutelato”. In queste condizioni, l’iniziativa non riuscì a raccogliere le firme necessarie. Sicché, nel giro di un paio d’anni, il segreto bancario dei clienti esteri – quello “già sufficientemente tutelato” – è stato smantellato senza alcuna contropartita dalla ministra del 5% Widmer Schlumpf. A questo punto, dopo la classica terza fetta, anche le forze borghesi si sono accorte che era polenta. Eccole dunque partire, lancia in resta, con una nuova iniziativa popolare intitolata “Sì alla tutela della sfera privata”. Iniziativa senz’altro apprezzabile. Peccato si tratti della brutta copia di quella leghista che venne a suo tempo rifiutata con sdegno. Con, tuttavia, qualche sostanziale differenza. Si limita, infatti, a tutelare il segreto bancario per i cittadini svizzeri. Scelta obbligata: per quel che riguarda la privacy dei clienti stranieri della piazza finanziaria rossocrociata, i buoi sono già fuori dalla stalla.

Ebbene questa iniziativa si è di recente scontrata con il njet del Consiglio federale, che ne propone la reiezione senza controprogetto. I promotori hanno dato libero sfogo al proprio malcontento. Eppure i conti non tornano. Il PLR, il PPD e l’UDC figurano tra quanti hanno lanciato l’iniziativa. Queste forze politiche contano quattro consiglieri federali su sette. E allora come si spiega il secco no dell’esecutivo? Qualcuno nei partiti di centro sta facendo il furbo?

“Sufficientemente tutelato”?

Interessante notare l’argomento addotto dal CF a giustificazione della propria posizione: il segreto bancario per gli svizzeri “è sufficientemente tutelato” (questa l’abbiamo già sentita…) ed inoltre, e qui viene il bello, inserirlo nella Costituzione potrebbe portare a problemi internazionali. Traduzione: potrebbe essere un ostacolo alla notoria politica del cedimento ad oltranza. Questa posizione fuga ogni dubbio sulla reale volontà del governo: intende smantellare il segreto bancario anche per i residenti, procedendo così sulla via della deleteria omologazione della Svizzera all’UE, che a sua volta serve a spianare la strada all’adesione.

E’ noto che Widmer Schlumpf, dopo aver dichiarato sulla stampa che “il segreto bancario per gli svizzeri non è in discussione”, ha poi tentato di farlo abolire tramite decisione governativa: un episodio emblematico della falsità del personaggio. Al primo tentativo l’operazione è fallita. Ma oggi la posizione del CF contro l’iniziativa a tutela della privacy ne chiarisce le reali intenzioni. E’ ormai evidente: senza ancoramento nella Costituzione, la fine del segreto bancario anche per gli svizzeri è cosa già decisa.  E’ quindi importante che i cittadini, votando massicciamente a favore dell’iniziativa “Sì alla sfera privata”, blocchino un simile disegno.

L’aspetto ridicolo

Si dice che in ogni situazione drammatica ci sia un aspetto ridicolo. In questo caso al ridicolo provvedono quegli esponenti del PPD che s’indignano per il njet del Consiglio federale all’iniziativa pro-privacy. O pipidini, ma se la ministra del 5% che trama per abolire il segreto bancario anche per gli svizzeri l’avete messa lì voi! E non solo: il presidente nazionale Darbellay ha pubblicamente dichiarato che il suo partito sosterrà ancora Widmer Schlumpf… il 18 ottobre, ognuno tragga le proprie conclusioni.

Lorenzo Quadri