Il njet all’iniziativa a tutela della privacy è estremamente eloquente
Come c’era da aspettarsi, i rottamatori della Svizzera che siedono in Consiglio federale, eletti non per meriti ma a seguito di inciuci da retrobottega parlamentare, dicono Njet all’iniziativa “Sì alla protezione della sfera privata”, proponendo il suo respingimento senza controprogetto. Questa iniziativa, promossa da PLR, UDC, Lega e PPD, chiede che il segreto bancario dei residenti in Svizzera venga ancorato nella Costituzione.
Alcuni punti
Un paio di considerazioni s’impongono.
1) Si ricorderà che nel 2010, grazie alla lungimiranza del Nano, la Lega aveva lanciato un’iniziativa popolare per inserire il segreto bancario nella Costituzione. Tuttavia, ai tempi, i partiti storici rifiutarono di sostenere l’iniziativa della Lega poiché – dissero – “il segreto bancario è già sufficientemente garantito”. Si è visto come è andata a finire. Ad un paio d’anni di distanza, e quando i buoi sono ormai fuori dalla stalla, ecco che arrivano i partiti storici e fotocopiano l’iniziativa della Lega. Prima si denigra poi si fotocopia: il modo di procedere è sempre lo stesso.
2) Delle due l’una. O in Consiglio federale ci sono dei traditori: in effetti, se tutti i partiti di governo tranne il P$ sostengono l’iniziativa “Sì alla protezione della sfera privata”, ne consegue che questa iniziativa avrebbe dovuto trovare l’approvazione del Consiglio federale. Oppure (seconda possibilità) i partiti $torici usano la proposta come specchio per le allodole. Per raggirare i cittadini. Un po’ come le recenti conversioni di massa all’antieuropeismo in vista delle elezioni. In realtà – come dimostrerebbe l’atteggiamento dei loro rappresentanti governativi – i partiti storici della privacy bancaria dei cittadini svizzeri se ne infischiano.
Vuole smantellare
Se il Consiglio federale dice no all’inserimento del segreto bancario per gli svizzeri nella Costituzione, può esserci un motivo solo: perché progetta di smantellarlo. Le giustificazioni addotte per il parere negativo non lasciano dubbi al proposito. Infatti da un lato si dice che la protezione della sfera privata “è già sufficientemente garantita”: ciò che, come visto sopra, costituisce una balla solenne. Dall’altro si aggiunge che l’ancoramento nella Costituzione potrebbe compromettere “gli sforzi per allinearsi agli standard internazionali”. Quindi – alla faccia del “sufficientemente garantito” – si è prontissimi a buttare nel water tutte le specificità del modello di successo svizzero, tra le quali si annovera sicuramente il rispetto della privacy dei cittadini, per omologarsi ottusamente ai diktat stranieri. Tutti i nostri vantaggi competitivi, faticosamente costruiti in decenni di lavoro, vengono gettati nello sciacquone.
Asfaltiamoli!
Ma il colmo è che oltretutto nessun organismo internazionale ha mai messo il becco in quelle che sono le relazioni tra clienti svizzeri delle banche svizzere. Qui le pressioni estere non c’entrano. E’ proprio il consiglio federale che vuole gettare nel water la privacy bancaria, compresa quella dei cittadini elvetici.
Si ricorderà che la catastrofica ministra del 5% aveva tentato di far passare in Consiglio federale l’abolizione del segreto bancario anche per gli svizzeri. Solo poche settimane prima aveva ipocritamente dichiarato sulla stampa che esso “non era in discussione”: ma la signora è una bugiarda patentata. Allora i colleghi di esecutivo risposero picche. Ma, dopo la presa di posizione del Consiglio federale totalmente contraria all’iniziativa sulla tutela della privacy, sappiamo che il rifiuto di allora è avvenuto solo per una questione di tempo. Con il suo No all’iniziativa, il governo ha confermato di voler cancellare il segreto bancario anche per gli svizzeri. E sarà proprio questo che accadrà se il popolo non interverrà.
Sicché, quando giungerà davanti al popolo, l’iniziativa “Sì alla protezione della sfera privata” deve venire plebiscitata. Bisogna asfaltare, per l’ennesima volta, questo governo che mira allo sfascio del paese.
Lorenzo Quadri