Ohibò: la maggioranza del Consiglio nazionale almeno una decisione decente l’ha presa. Quella sull’iniziativa “per la protezione della sfera privata”. Ossia per l’inserimento del segreto bancario degli svizzeri nella Costituzione federale. La Camera del popolo ha infatti deciso di appoggiare sia l’iniziativa che il controprogetto. Controprogetto che è farina del sacco commissionale (gli scienziati del Consiglio federale proponevano di semplicemente respingere la proposta).
Gli antefatti sono noti. L’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf ha smantellato senza contropartita il segreto bancario dei clienti esteri della piazza finanziaria elvetica. In questo modo ha arrecato un danno incalcolabile all’economia ed all’occupazione in Svizzera; Ticino ovviamente compreso. Per non parlare del crollo del gettito fiscale. Ecco chi svuota le casse pubbliche: Widmer Schlumpf ed i suoi reggicoda, a partire dai kompagni. Ovviamente i paesi che attaccavano la Svizzera per il segreto bancario si sono ben guardati dal mettersi in regola: i loro “paradisi” se li tengono ben stretti. Ed anzi ci sono piazze finanziarie USA che, con una tolla senza pari, si propagandano come “la nuova Svizzera”.
A rischio
Sappiamo anche che l’ex ministra del 5%, dopo aver dichiarato che il segreto bancario per gli svizzeri “non è in discussione”, ha poi tentato di farne passare l’abolizione in Consiglio federale. L’operazione finora non è riuscita. Ma verrà senz’altro ritentata. Il tutto chiaramente nell’ottica della servile sottomissione a norme ed organismi internazionali.
A ciò si aggiunge che, proprio nella sessione appena trascorsa, il Consiglio degli Stati ha affossato la proposta di lasciare ai Cantoni l’autonomia di introdurre delle amnistie fiscali una tantum: quindi non uno scudo fiscale sul modello italiano, ma un’operazione che il contribuente vede, di fatto, una volta nella vita. Il rischio concreto è quindi quello che il segreto bancario cada senza nemmeno la possibilità di mettersi in regola. Questo per chi ha qualcosa di non dichiarato.
La criminalizzazione
Per tutti, invece, la fine della privacy finanziaria costituisce l’introduzione della cultura (o piuttosto dell’incultura) della sfiducia, del sospetto e della criminalizzazione nei rapporti tra stato e cittadino. Chi ha un conto in banca è di principio un bieco evasore fiscale, fino a prova del contrario. Un’incultura che è estranea alla tradizione elvetica: viene mutuata da realtà a noi vicine. Da notare che i kompagni, sempre in prima fila quando c’è da criminalizzare ad oltranza chi ha qualche spicciolo non dichiarato, poi difendono gli stranieri che abusano dello Stato sociale e gli immigrati clandestini. Perché questi non danneggiano le casse pubbliche, nevvero? Oppure le casse pubbliche devono essere piene proprio per poter mantenere tutti i “furbi” in arrivo dai quattro angoli del globo, perché “devono entrare tutti”?
Primo appoggio
Quello compiuto dal Consiglio nazionale è, all’atto pratico, un piccolo passo. Nel senso che 1) l’oggetto deve ancora essere discusso dal Consiglio degli Stati e 2) comunque la decisione spetta al popolo. Tuttavia è un segnale importante: il primo appoggio istituzionale al salvataggio dei rimasugli del segreto bancario tramite inserimento nella Costituzione.
Certo che “magari” ci si poteva anche svegliare un po’ prima. Perché – ad esempio – i liblab che adesso sostengono l’iniziativa “per la protezione della sfera privata”, non si sono certo stracciati le vesti per fermare i disastri di Widmer Schlumpf. Anzi, li hanno assecondati.
Xerox
Va infine ricordato che nel 2009, grazie alla lungimiranza del Nano, la Lega lanciò un’iniziativa popolare per inserire il segreto bancario nella Costituzione, che però fallì perché nessun partito nazionale fu disposto ad appoggiarla: l’allora presidente del PLR Fulvio Pelli (quello che “grazie alla libera circolazione delle persone i nostri giovani potranno lavorare a Milano”), ad esempio, sentenziava che il segreto bancario era già “sufficientemente garantito” dalle leggi. Abbiamo visto.
Adesso il popolo potrà decidere su un’iniziativa che è una brutta copia (politica Xerox) di quella della Lega, con l’obiettivo di salvare il salvabile. Non è molto, ma è meglio di un calcio nelle gengive.
Lorenzo Quadri