Peccato che nel frattempo la maggior parte dei buoi sia ormai uscita dalla stalla

 

La scorsa settimana il Consiglio nazionale ha ribadito, a maggioranza, il proprio sostegno all’iniziativa ”Per la protezione della sfera privata”, e quindi all’inserimento del segreto bancario degli svizzeri nella Costituzione. La Camera del Popolo ha infatti detto “Sì” sia all’iniziativa che al controprogetto, che va nella stessa direzione, con 81 voti favorevoli, 39 contrari e 68 astenuti. Il Consiglio degli Stati aveva invece respinto entrambi.

Già otto anni fa…

La decisione del Nazionale è senz’altro positiva. Prendendola, i deputati hanno di fatto ammesso che la Lega aveva ragione. Eh già: nel 2009 la Lega lanciò un’iniziativa popolare per l’inserimento del segreto bancario in generale nella Costituzione, ritenendo insufficiente la tutela nella sola legge. Questo perché già allora si sospettava che il Consiglio federale, confrontato con le pressioni degli eurofalliti, avrebbe calato le braghe. Con danno enorme per la piazza finanziaria svizzera in generale e ticinese in particolare. La realtà si è poi dimostrata peggiore delle più pessimistiche previsioni. Per questo possiamo evidentemente ringraziare l’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf, marionetta dei kompagni (atteggiamento mantenuto anche dopo l’uscita dal governo) che ha svenduto il segreto bancario dei clienti esteri senza alcuna contropartita. E come noto ha tentato di smantellare pure quello degli svizzeri: i padroni UE, abituati a comandare in casa nostra perché i loro camerieri in Consiglio federale glielo lasciano fare, potrebbero infatti avere qualcosa da dire anche a tal proposito. Il proditorio tentativo dell’ex ministra è andato a vuoto. Ma è chiaro che ne seguiranno altri. Ed infatti c’è già chi tenta di sdoganare la fine del segreto bancario anche per i residenti blaterando di “standard internazionali”.

Sfera privata

E’ bene ribadire che la tutela della sfera privata, di cui fa parte anche la sfera privata finanziaria, è una delle grandi conquiste della democrazia. La privacy finanziaria sancisce il rapporto di fiducia tra cittadino e Stato. E’ un valore tipicamente elvetico. Niente di strano, dunque, che a volerlo spazzare via siano i soliti rottamatori della Svizzera (quelli che “la Svizzera non esiste”). Sta di fatto che nel nostro paese il tasso di evasione fiscale è nettamente più basso che nell’UE. Per contro, lo “Stato ficcanaso” stimola gli evasori.

Iniziativa – Xerox

La maggioranza del Nazionale, stabilendo che il segreto bancario dei residenti deve essere inserito nella Costituzione, ha dunque dato ragione alla Lega, che sosteneva questa posizione già otto anni fa.  Meglio tardi che mai. Magra consolazione, però. Se le maggioranze odierne fossero scese dal pero in tempo utile, magari la piazza finanziaria sarebbe messa meglio; soprattutto in Ticino. Invece, nel 2009 c’erano anche i partiti cosiddetti borghesi a sfottere l’iniziativa leghista.  A dire che il segreto bancario era già “sufficientemente garantito”. Evidentemente perché l’iniziativa veniva dalla parte sbagliata. Poi, la giravolta: contrordine compagni! Serve la tutela costituzionale! Ed ecco servita l’iniziativa-Xerox, fotocopiata dalle proposte dell’odiato Movimento. Peccato che nel frattempo i buoi siano scappati dalla stalla al gran galoppo.

Fregature italiche

Nel frattempo, si avvicina a grandi passi il 2018. Data in cui, a seguito della fine del segreto bancario per i clienti esteri, le banche elvetiche saranno tenute a fornire informazioni a go-go alle autorità fiscali di un gran numero di paesi. In prima linea proprio l’Italia. La quale però, ma tu guarda i casi della vita, non si sogna, nemmeno lontanamente, di fare la propria parte a proposito dell’accesso degli operatori finanziari svizzeri alla piazza finanziaria tricolore. Accesso previsto dalla road map, Ma a Roma se ne impipano; tanto gli svizzerotti si fanno sempre fregare, come ha ben dimostrato “Leider” Ammann durante l’ultima gita enogastronomica a Roma, riuscendo nella titanica impresa di farsi infinocchiare addirittura da tale ministro Carlo Calenda (Calenda chi?).

Fatto sta che il governo italiano ha stabilito tramite decreto governativo che se le banche svizzere vogliono lavorare oltreramina devono aprire una succursale in loco. Il che significa: spostare anche il personale nel Belpaese. Le conseguenze sono evidenti: ulteriore perdita massiccia di impieghi in Ticino e creazione di nuovi posti di lavoro in Italia, ovviamente a vantaggio di cittadini italici. Come se il mercato del lavoro di questo sempre meno ridente Cantone non fosse già sufficientemente devastato dall’invasione da sud. Ma per il consiglio federale, naturalmente, l’è tüt a posct.

E in queste condizioni noi versiamo ristorni dei frontalieri e ci apprestiamo a consegnare dati bancari? Forse siamo davvero affetti dalla sindrome di Tafazzi. Solo che, invece di martellarci i gioielli di famiglia con una bottiglia, utilizziamo una mazza chiodata medievale.

Lorenzo Quadri