Cassa malati: il Consiglio degli Stati ed il kompagno Berset camerieri degli assicuratori
E ti pareva! Martedì il Consiglio degli Stati ha deciso di asfaltare per 29 voti contro 10 e 2 astenuti la mozione di chi scrive, sulla spinosa questione delle riserve in eccesso degli assicuratori malattia.
La mozione, presentata nel 2020, era stata accolta dal nazionale lo scorso settembre con ampia e trasversale maggioranza (147 Sì, 36 contrari e 3 astenuti). Essa chiedeva che le casse malati fossero obbligate a restituire le riserve in esubero al di sopra di un determinato livello. Dunque una formulazione molto “soft” ed elastica, per non dire minimalista, contrariamente a quanto è stato raccontato da taluni politicanti nella Camera dei Cantoni. Assieme a questa mozione è stata rottamata anche un’iniziativa parlamentare del consigliere nazionale PLR vallesano Philippe Nantermod (restituzione obbligatoria delle riserve in esubero sopra il 150%) ed un’iniziativa cantonale di Basilea città che andava nella medesima direzione.
Camera alta: imbarazzante
Il njet del Consiglio degli Stati è una “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi). In effetti, tale gremio sarebbe in teoria la Camera dei Cantoni. Ma i Cantoni sostenevano la mozione Quadri, come pure gli altri due atti parlamentari: pochi giorni prima della votazione, la Conferenza dei direttori cantonali della sanità aveva di nuovo scritto ai Consiglieri agli Stati raccomandando il sì. Ma i diretti interessati se ne sono impipati alla grande.
A fine 2021 le riserve degli assicuratori malattia superavano gli 11 miliardi e mezzo di franchetti, contro un ammontare obbligatorio di poco più di cinque. Oggi le riserve totali si attestano sui 9 miliardi, mentre si dichiara che le riserve minime sarebbero salite a 7 miliardi. Embè? Tra 7 e 9 c’è una bella differenza. Di franchetti da restituire ce ne sono tanti.
Bisogna inoltre considerare che:
- Il calcolo delle riserve minime è taroccato (a favore degli assicuratori): le casse malati non sono delle aziende come tutte le altre. Non possono fallire. Hanno la possibilità di aumentare i premi ogni anno (ed alla peggio anche durante l’anno). Quindi un minino di 7 miliardi non si giustifica.
- Perché le riserve sono diminuite? Una parte del capitale è stato perso in borsa. I cassamalatari preferiscono bruciare il tesoretto sui mercati finanziari piuttosto che restituirlo ai legittimi proprietari. Questo accade con il benestare del ministro P$ Alain Berset e della maggioranza delle forze politiche cosiddette “borghesi”. Compresi, purtroppo, vari esponenti d’Oltralpe dell’Udc. Non sorprende invece il njet del PLR, che è il partito dei cassamalatari per eccellenza (Cassis docet).
Non finisce qui
Ora, nessuno si attende che la restituzione delle riserve in esubero faccia crollare i premi. Sarebbe troppo bello. Ma tutto aiuta. Ed inoltre, si tratta di una questione di equità. Le riserve sono state pompate tramite premi troppo elevati. E’ quindi il minimo che il surplus venga restituito ai legittimi proprietari.
In ogni caso, la battaglia non si chiude qui. Infatti in autunno finirà la legislatura. Nella nuova, si potrà (chi ci sarà…) tornare alla carica. Magari il Consiglio degli Stati, nella futura composizione, sarà più ragionevole che in quella attuale.
La manina dei deputati-lobbisti
Se “a pensar male si commette peccato ma ci si azzecca quasi sempre”, è facile vedere dietro a certi njet la manina di senatori che sono contemporaneamente lobbisti degli assicuratori malattia, e che in tale veste incassano una paccata di soldi. Costoro, “ovviamente”, non motosegano il ramo su cui sono seduti. Ed infatti agli Stati il relatore contrario ai tre atti parlamentari pro-restituzione era il liblab Joseph Dittli, presidente di Curafutura, che è un’associazione di casse malati (CSS, Helsana, Sanitas e KPT). Ma tu guarda i casi della vita!
Eppure, sul tema dei deputati-cassamalatari, mercoledì sera dal Consiglio nazionale è giunta, a sorpresa, una buona notizia. Smentendo la maggioranza della propria Commissione delle istituzioni politiche, il plenum del Consiglio nazionale ha accettato – per 106 voti contro 69 e 14 astensioni – un’iniziativa parlamentare di chi scrive.
L’iniziativa chiede che i deputati che sono contemporaneamente membri di direzione o di CdA di assicurazioni malattia – rispettivamente di associazioni mantello delle medesime – siano tenuti a rendere pubbliche le indennità che ottengono per tale ruolo (non di rado superiori a quelle che incassano come parlamentari…).
Non è di sicuro una rivoluzione copernicana; ma almeno ai cittadini sarà più chiaro chi rappresenta chi sotto le cupole bernesi. Ed anche il perché dell’esito di certe votazioni nel parlatoio federale.
Intendiamoci, l’iter di concretizzazione della proposta è ancora lungo e irto di ostacoli. Ma il primo passo è compiuto.
Dal Cantone
Altra buona notizia – questa era però attesa – arriva dal Gran Consiglio, il quale ha decretato martedì (e ci sarebbe mancato altro) la ricevibilità dell’iniziativa popolare della Lega per la deducibilità integrale dei premi di cassa malati dalle imposte, che aveva raccolto ben 11’500 sottoscrizioni (vedi il comunicato a pagina 28). Quindi, si andrà alle urne! Tutti a votare Sì ad uno sgravio fiscale a beneficio del ceto medio! Anche perché, con un “centro” PLR-PPD costantemente genuflesso ai tassaioli ro$$overdi, di altri sgravi non ne vedremo.
Addirittura, il P$ ticinese ha pensato bene di lanciare il referendum contro la deduzione fiscale di 1’200 franchi per i premi di cassa malati per ogni figlio… altro che “difendere il reddito dei cittadini”: i kompagni insistono nel mungere i contribuenti come delle mucche Milka!
Lorenzo Quadri