Tunnel autostradale del Gottardo
Senza secondo tubo, Ticino invaso dai camion UE
Com’era del resto prevedibile, i contrari al secondo traforo autostradale del Gottardo tornano a farsi sentire. Lo fanno tramite il lancio di una petizione. Specularmente, l’anno scorso una petizione dei sostenitori del secondo tunnel ha raccolto oltre 20mila sottoscrizioni, che vennero consegnate a Berna a bordo dell’antica diligenza del Gottardo (un’iniziativa che non mancò di attirare vasto pubblico).
Lo schieramento del Consiglio federale a favore del completamento del San Gottardo di fatto ha costituito un’ inversione di rotta a 180 gradi. Evento più unico che raro in un mondo politico che è solito tentare di nascondere gli errori con errori sempre più grandi. Se un simile fatto rarissimo si è potuto verificare, non è certo un caso.
Ciò infatti significa che:
1) il secondo tunnel autostradale del Gottardo è un tema di importanza nazionale, non solo regionale (ticinese).
2) Non è pensabile procedere ai lavori di risanamento del traforo attuale senza disporre di una seconda canna: le alternative studiate non sono sostenibili.
3) Con due tunnel ad una corsia, non aumenta la capacità (ciò che sarebbe peraltro vietato dalla Costituzione) e pertanto non aumenta il traffico di transito. Aumenta però, ed in modo decisivo, la sicurezza. Si escluderebbero infatti i rischi di scontro frontale. E l’ultimo incidente frontale nel Gottardo con esito letale è recentissimo.
4) Il Consiglio federale si rende conto che l’economia e l’occupazione ticinese, già devastata dagli Accordi bilaterali, da tre anni di isolamento dal resto della Svizzera a seguito dei noti lavori di risanamento del tunnel attuale riceverebbe un colpo fatale. Non dimentichiamoci poi che il Consiglio federale, con la sua politica del cedimento ad oltranza, è principale fautore dello smantellamento della piazza finanziaria, che provocherà svariate migliaia di disoccupati in Ticino.
Non è tutto. L’alternativa al secondo traforo consiste nel caricare camion ed automobili sul treno durante la chiusura del tunnel per i lavori di risanamento. A parte che questo sistema non funzionerebbe mancando la capacità necessaria, esso decreterebbe il fallimento di AlpTransit e del principio “i camion in transito su treno da frontiera a frontiera” che hanno animato quest’opera che costerà al contribuente elvetico 25 miliardi di Fr.
Infatti AlpTransit prevede che i terminali di trasbordo merci dal camion alla ferrovia si costruiscano, a sud, su territorio italiano. All’Italia però di AlpTransit importa assai poco. Tant’è che – e l’ha messo nero su bianco – il Consiglio federale, nel caso in cui le trattative con la vicina Penisola per la creazione delle stazioni di trasbordo nell’area lombarda fallissero, ha pronto il piano B: realizzarli in Ticino. Il che significherebbe intasare il Ticino di Tir.
Orbene, se a Biasca si costruirà una stazione di trasbordo quale misura accompagnatoria alla chiusura triennale del tunnel autostradale, spendendo centinaia di milioni, è ovvio che quest’ultima verrebbe poi riconvertita, a risanamento ultimato, in un terminale AlpTransit. E allora sì che il Ticino sarebbe sommerso dai camion UE!
Lorenzo Quadri