Tutto come da copione: dopo aver calato le braghe immediatamente e senza remore sul segreto bancario, adesso si tenta di giustificare a posteriori il disastro fatto con pareri “accademici” e “tecnici”.
Vale la pena ricordare che la capitolazione indiscriminata e addirittura “proattiva” viene sostenuta dalle grandi banche, multinazionali per le quali la piazza finanziaria elvetica, e ancora più quella ticinese, è sacrificabile – visto che a contare è il consolidato globale – nell’illusione di pagare multe meno salate in Paesi dove ne hanno fatte più di Bertoldo. Ma questa illusione è destinata ad infrangersi miseramente.
E vale la pena anche ricordare che la ministra del 5% Widmer Schlumpf è in balia della $inistra che le permette di occupare una cadrega cui non ha nemmeno lontanamente diritto. La $inistra è notoriamente contro il segreto bancario perché (a meno di essere $ocialisti) chiunque abbia un conto in banca è un evasore ed un delinquente fino a prova del contrario, e chi lavora in banca è complice di evasori e delinquenti, quindi se rimane disoccupato chissenefrega. Inoltre il partitino della ministra non eletta, il PBD, ha per presidente tale Martin Landolt, giustamente sconosciuto ai più, che di professione (per la serie: “ma tu guarda i casi della vita”) fa il lobbysta dell’UBS. Per cui il cerchio si chiude.
Il parere accademico e tecnico invocato a favore della capitolazione sistematica e proattiva è quello del direttore del centro di studi bancari René Chopard: il quale, intervistato da Swissinfo, dichiara che la piazza finanziaria ticinese può sopravvivere anche senza segreto bancario. Per la serie: “l’importante è crederci…”. Quindi, sottointeso, si può andare avanti a calare le braghe e a creare disoccupati ticinesi così come da programma della ministra del 5%.
Che la piazza finanziaria ticinese possa sopravvivere anche senza segreto bancario può anche darsi, del resto si può sopravvivere anche senza arti, senza gli occhi, senza un polmone e senza un rene. Il problema è come sopravvive e chi sono – e quanti sono – i superstiti.
Quindi, certo che ci saranno ancora delle banche in Ticino, anche con lo scambio automatico d’informazioni, ma ci saranno anche almeno 5000 disoccupati in più in provenienza dalla piazza finanziaria. Disoccupati in gran parte non riciclabili. Dove va a lavorare un 50enne lasciato a casa che ha sempre lavorato in banca negli ultimi trent’anni? Si dà alla pastorizia? Alla coltivazione della lavanda? Apre un agriturismo? Oppure li assume tutti il centro di studi bancari? O magari la ministra del 5%?
Va da sé che anche il gettito fiscale di questi 5000 ex bancari andrà a farsi benedire, idem il loro potere d’acquisto. E chi rimarrà a lavorare sulla piazza finanziaria ticinese? Frontalieri bocconiani assunti con lo status di stageaires?
Attenzione, perché qui stiamo giocando con una delle nostre principali risorse.
Chopard, nell’intervista citata, parla anche della conclusione di accordi Rubik con l’Italia, interessanti per quest’ultima a seguito dell’”importante afflusso di fondi”. E’ forse un modo per dire che si è pronti a digerire anche la concessione alla vicina ed ex amica Penisola di aliquote superiori all’8-10%?
E’ evidente che le opinioni dei “tecnici” – come quella di Aymo Brunetti a favore dello scambio automatico di informazioni – serve solo ad indorare la pillola (catastrofica) preparata dalla ministra del 5%. Un maldestro tentativo di giustificazione a posteriori per l’ingiustificabile calata di braghe.
Lorenzo Quadri