Segreto bancario degli svizzeri: se non viene inserito nella Costituzione, sarà rottamato
L’iniziativa popolare denominata “Sì alla protezione della sfera privata” mira ad introdurre nella Costituzione federale la protezione dalla “sfera privata finanziaria”, ciò tramite la modifica dell’articolo 13 (Protezione della sfera privata).
Si tratta, in sostanza, di inserire il segreto bancario dei residenti in Svizzera nella Costituzione.
Il precedente
L’iniziativa è stata lanciata nel giugno del 2013, ma l’idea di mettere al sicuro il segreto bancario ancorandolo nella Carta fondamentale è precedente. Quattro anni prima infatti, su impulso di Giuliano Bignasca, la Lega dei Ticinesi lanciò un’iniziativa che chiedeva di inserire il segreto bancario in generale (quindi non solo quello degli svizzeri) nella Costituzione. Già allora si avvertivano infatti le avvisaglie delle pressioni internazionali – ipocrite, interessate, ed ammantate di finto moralismo – di cui la Svizzera sarebbe diventata bersaglio. Ma, soprattutto, era prevedibile l’intenzione della maggioranza politica di genuflettersi a tali pressioni.
Sufficientemente tutelato?
Tuttavia l’iniziativa promossa dalla Lega non riuscì a raccogliere le sottoscrizioni necessarie alla sua riuscita, poiché nessun partito nazionale la volle sostenere. L’argomento addotto fu il seguente: “il segreto bancario è già sufficientemente tutelato”. Quanto fosse “sufficientemente tutelato” lo ha dimostrato la cronaca successiva. Infatti è stato smantellato senza contropartita. Quei paesi, a cominciare dagli USA, che sono partiti all’assalto della piazza finanziaria svizzera (con l’ovvio scopo di indebolirla a proprio vantaggio), da parte loro non si sono nemmeno lontanamente sognati di creare, in casa propria, quella trasparenza che hanno invece imposto ad altri col ricatto. Sicché gli Stati Uniti sono oggi il più grande paradiso fiscale del mondo. Però, chissà come mai, non finiscono su nessuna lista nera o grigia redatta da servili organizzazioni internazionali prive di legittimità democratica.
Inversione di rotta
Nel mentre che si consumava, senza resistenza alcuna, la capitolazione sulla privacy bancaria dei clienti esteri, quelle stesse forze politiche borghesi secondo le quali introdurre il segreto bancario nella Costituzione sarebbe stato un atto inutile in quanto “la tutela attuale è sufficiente”, si sono prodotte nel più classico dei salti della quaglia. Un’operazione che, nel concreto, ha assunto la forma di un copia-incolla. Hanno dunque ripreso e rimaneggiato l’iniziativa leghista, quella che avevano irriso solo qualche anno prima, riproponendola nel tentativo di salvare quella parte della privacy finanziaria che ancora non era stata irresponsabilmente rottamata.
IL CF non convince
Inutile dire che il Consiglio federale si è espresso negativamente sull’iniziativa. Non ha nemmeno ritenuto di proporre un controprogetto. Le sue motivazioni però non convincono. Gli argomenti sollevati sono sostanzialmente due. Il primo è quello già sentito – e già clamorosamente smentito dai fatti: ossia che la tutela attuale “è sufficiente”. Il secondo è che una norma di questo genere potrebbe provocare problemi (?) a livello internazionale. Questa seconda giustificazione è certamente più realistica della prima. Rimane però inaccettabile: mette nero su bianco la manifesta inclinazione del Consiglio federale ad inginocchiarsi alle pressioni estere ancora prima che vengano formulate.
Sotto attacco
L’iniziativa “Sì alla protezione della sfera privata” è necessaria. L’ex Ministra delle finanze Widmer Schlumpf, dopo aver dichiarato pubblicamente che “il segreto bancario per gli svizzeri non è in discussione” ha tentato di farne passare l’abolizione in Consiglio federale. Non ci è riuscita e, nel frattempo, non siede più in governo. Tuttavia non mancheranno altri tentativi. Uno è già arrivato a fine aprile. In occasione della sessione speciale del Consiglio nazionale, il PSS ha infatti tentato di intrufolare tra gli obiettivi della legislatura 2015 -2019 anche l’abolizione del segreto bancario per gli svizzeri. Pure questo tentativo è andato a vuoto. Ma per quanto?
Uno spiraglio?
Eppure qualche segnale positivo c’è. Nelle scorse settimane, la Commissione dell’Economia e dei Tributi del Consiglio nazionale si è espressa a favore di un controprogetto diretto all’iniziativa per la protezione della sfera privata, con sempre l’obiettivo della tutela costituzionale del segreto bancario degli svizzeri. Questa è sicuramente un’evoluzione positiva. Anche se, è chiaro, l’ultima parola spetterà al popolo. Il quale, c’è da sperarlo, non si farà abbindolare dalle rassicurazioni farlocche del Consiglio federale.
Lorenzo Quadri