Legge sui sistemi informativi: la $inistra beccata con le mani nella marmellata

 

Il Referendum non ha raccolto le firme necessarie, ma ha tuttavia evidenziato il pensiero ro$$overde: “Grande fratello” per risparmiatori ed automobilisti, ma privacy blindata per immigrati islamici non integrati

Se c’è un bene di primaria necessità di cui a $inistra mai resteranno sprovvisti, qualsiasi cosa accada, questo bene è la tolla. Nei giorni scorsi, mentre la cronaca continuava a riferire di attentati di estremisti islamici commessi in giro per il mondo, attentati sempre più brutali e sanguinari, i kompagnuzzi rossocrociati lanciavano la campagna contro la nuova legge sui sistemi informativi.  Ovvero contro quella legge che i ro$$overdi hanno referendato. Ma, un paio di giorni dopo, arrivava la figura marrone: in realtà, con grande scorno dei promotori, il referendum non è riuscito, poiché mancavano un paio di migliaia di firme. Vale comunque la pena spendere qualche riflessione (uella) sulla vicenda, tanto per mettere in evidenza un paio di cosette.

Standard internazionali dimenticati?

La Legge sui sistemi informativi è quella legge che si propone di dotare l’intelligence svizzera degli strumenti legali necessari per combattere il terrorismo. In particolare della facoltà di intercettare comunicazioni (via telefono, social network, eccetera) di presunti terroristi. Di queste possibilità legali, gli Stati vicino a noi già dispongono abbondantemente.  L’intelligence svizzera, invece, ancora si muove in un quadro giuridico da medioevo, che ne mina pesantemente l’efficacia.

Eppure, chissà come mai, questa volta a $inistra non ci si sciacqua la bocca con il mantra dell’”adeguamento agli standard internazionali”. Al contrario. Dimostrando notevole sprezzo del ridicolo, i kompagni sono scesi in campo a raccogliere firme (come visto senza però riuscire a racimolarne a sufficienza) scandendo lo slogan più improbabile che potevano mettersi in bocca: “No allo Stato ficcanaso!”.

Che tolla! Proprio loro, che lo Stato ficcanaso lo hanno sempre voluto ad oltranza! Ad esempio per i risparmiatori, tutti potenziali evasori fiscali. O per gli automobilisti. Ed infatti, ma tu guarda i casi della vita, questi presunti oppositori dello “Stato ficcanaso” combattono istericamente l’iniziativa “Sì alla sfera privata” (quella che chiede di tutelare la privacy finanziaria dei cittadini svizzeri). Non si nota una pacchiana contraddizione?

Isola felice?

La Svizzera non può certo illudersi di rimanere per sempre un’isola felice, al riparo da attentati terroristici. Del resto i jihadisti ci sono anche da noi. Naturalmente se ci sono possiamo cominciare col ringraziare gli spalancatori di frontiere, fautori del multikulti e dell’accoglienza spinta ai finti rifugiati. Infatti – lo ha dichiarato il direttore del Centro antiterrorismo di Europol – i terroristi “stanno usando il flusso dei migranti per infiltrarsi in Europa”. Ohibò. Dobbiamo forse ricordare ai kompagni che proprio loro hanno appena raccolto le firme perché la Svizzera accolga 50mila asilanti subito? Tra 50mila finti rifugiati, quanti sono i miliziani dell’Isis?

Ovviamente i terroristi non arrivano solo tramite il “caos asilo”. Arrivano anche grazie all’immigrazione senza limiti, voluta sempre dalla $inistra. Ed è ancora la $inistra a trovarsi in prima fila a difendere, inneggiando al multikulti e alla libertà di religione, il radicamento in Svizzera dell’islam politico. Libertà di burqa, libertà di minareti, libertà di violare le nostre leggi ma di rimanere comunque qui, meglio se  a carico del contribuente; e avanti di questo passo.  Perché, va da sé, non si deve espellere nessuno: è roba da razzisti e fascisti. E bisogna anche dirlo a tutto il mondo che gli svizzerotti tengono chiunque. Così ci portiamo in casa ogni sorta di “galantuomini”.

Permettere di installarsi

Quindi da un lato la $inistra pretende che in Svizzera si creino, rispettivamente si mantengano, tutti i presupposti perché gli estremisti islamici possano arrivare tranquillamente nel nostro paese ed installarsi senza venire infastiditi da obblighi, limitazioni e/o controlli. Di recente il Consiglio federale, in preda all’ennesimo raptus di politkamente korretto, ha addirittura dichiarato che non si può (sa po’ mia!) vietare i finanziamenti esteri alle moschee svizzere perché ciò costituirebbe – udite udite – una massiccia limitazione della libertà di religione. Davanti a simili boiate, è difficile rimanere ottimisti…

Dall’altro i kompagni, col loro tentativo (fallito) di far saltare la legge sui sistemi informativi, si sono improvvisati difensori della privacy – quella privacy che proprio loro hanno sempre picconato! – per evitare che i servizi segreti elvetici si dotino di quegli strumenti, che praticamente tutti hanno, per identificare e debellare i terroristi. Quale sarebbe stato il risultato se la $inistra fosse riuscita a raccogliere le firme e a vincere la votazione? Che la Svizzera sarebbe diventata sì un’isola felice, ma per chi vuole organizzare o commettere attentati!

Il salto della quaglia

Ma perché proprio la $inistra, che dello Stato ficcanaso è sempre stata la promotrice, si è prodotta in una giravolta che non inganna nessuno? Pare di intuirlo. Chi sono i primi sospettati di attività terroristica, e quindi i primi a rischiare di venire sorvegliati? I musulmani che rifiutano di integrarsi, ovviamente. Ecco quindi che il pensiero dei ro$$overdi in materia di protezione della sfera privata prende forma. Grande fratello per gli svizzerotti “chiusi e gretti” (in primis risparmiatori ed automobilisti) ma privacy blindata per gli immigrati musulmani “non moderati”. Avanti così!

Lorenzo Quadri