Ma tanto a decidere sarà il popolo…

Il kompagno Raoul Ghisletta, sindacalista del servizio pubblico con il posto sicuro ed piedi al caldo, candidato al municipio di Lugano, non ha uno straccio di argomento contro gli sgravi fiscali proposti dalla Lega dei Ticinesi. Lo ha resto evidente lui stesso, producendosi in un bilioso intervento a mezzo stampa di monumentale nullità.

La “toppata” del Gran Consiglio
A scatenare i sacri furori fiscali del sindacalista degli statali nonché aspirante municipale, un  trafiletto in cui il sottoscritto denunciava il vergognoso trattamento riservato dal Gran Consiglio all’iniziativa fiscale da 115 milioni di Fr promossa dalla Lega dei Ticinesi.
Iniziativa che il parlamento cantonale ha votato, pochi giorni prima di Natale, alle undici di sera: quando i deputati pensavano solo a rientrare al domicilio. Un simile trattamento è offensivo nei confronti dell’argomento trattato, che non è di lana caprina, dei promotori, e soprattutto dei 10mila ticinesi che, piaccia o non piaccia al sindacalista degli statali Ghisletta, hanno sottoscritto l’iniziativa.

Prevale il “tassa e spendi”
Il Gran Consiglio ha dunque rimediato una figura ben magra già dal profilo istituzionale. Per quel che riguarda il contenuto del voto, invece, come c’era da attendersi ha prevalso il njet all’iniziativa e, con esso, il principio del “tassa e spendi”.
Un principio difeso ad oltranza proprio dal Raoul e dalla $inistra. La quale $inistra, ormai ridotta a partito dei funzionari del settore pubblico e parapubblico e dei docenti (si pensi ad esempio alla lista per il Municipio presentata dal P$ di Mendrisio, su cui non figura nemmeno un lavoratore del settore privato), rifiuta in modo categorico ed addirittura isterico qualsiasi proposta che coinvolga il gettito fiscale.
E lo fa raccontando un sacco di frottole. A cominciare dalla vecchia fandonia degli sgravi fiscali che svuoterebbero le casse pubbliche, quando l’andamento delle entrate del Cantone nell’ultimo decennio dimostra proprio il contrario (i conti in rosso sono dovuti all’aumento incontrollato della spesa, ed in particolare dei costi dell’apparato statale).
Si passa poi a toni tra il terroristico e il melodrammatico. Come la panzana delle scuole, degli ospedali e delle case anziani che chiuderebbero se al cittadino e alle aziende venisse consentito un moderato alleggerimento fiscale.
Questo trito ritornello, che ricorda da vicino i proclami del Consiglio federale nel 1992 in occasione del sacrosanto No elvetico allo SEE, lo abbiamo già sentito in occasione degli ultimi sgravi fiscali concessi in Ticino, ormai oltre dieci anni fa. Gli sgravi ci sono stati, ma nessuna di simili previsioni si è realizzata. Cosa peraltro ovvia, dal momento che si parla di sgravi di 115 milioni su un gettito fiscale cantonale superiore ai tre miliardi.

Concorrenzialità a ramengo
Nell’ultimo decennio senza sgravi, la concorrenzialità fiscale del Ticino è precipitata sul fondo della classifica nazionale, e questo in tutti gli ambiti. Ciò significa che il nostro Cantone non è più attrattivo per insediamenti aziendali che creano posti di lavoro (ma al Raoul, sindacalista degli statali, i posti di lavoro nel settore privato evidentemente non interessano). E non è più attrattivo nemmeno per i buoni contribuenti. Al proposito è bene ricordare che in Ticino circa il 3% dei contribuenti paga il 30% del gettito e, se queste persone molto abbienti decidessero di partire per altri lidi per colpa di un fisco ormai non più nemmeno lontanamente competitivo, le conseguenze per le finanze pubbliche ticinesi sarebbero sì devastanti. E questo lo dice il Centro di competenze tributarie della SUPSI, assai poco sospetto di essere un istituto filo-leghista. Per non parlare poi del ceto medio, spina dorsale della nostra società e purtroppo sempre più precarizzato in un mercato del lavoro che la $inistra del Raoul Ghisletta ha voluto spalancare. Ceto medio al quale qualche soldo in tasca in più a fine mese farebbe maledettamente comodo, anche per continuare a dare il proprio contributo alla circolazione del denaro, necessaria al funzionamento dell’economia. Ma evidentemente alla $inistra del Raoul Ghisletta il ceto medio non interessa.
In Ticino una bella fetta del ceto medio è tra l’altro composta da persone che lavorano sulla Piazza finanziaria. Quella Piazza finanziaria che la $inistra, favorevole allo scambio automatico di informazioni, vuole sfasciare, creando nel nostro Cantone migliaia di disoccupati, molti dei quali non più collocabili. Questi nuovi disoccupati, ovviamente, non spenderanno più. E vedremo che fine farà il gettito fiscale grazie a queste belle politiche dei kompagni; altro che sgravi leghisti!

La solita morale a senso unico
Quelli sopra elencati sono solo alcuni degli argomenti a favore di modesti sgravi fiscali per tutti, come quelli proposti dall’iniziativa popolare leghista. Del resto, su questo tema ci sarà modo di parlare parecchio nei prossimi mesi, dal momento che sugli sgravi fiscali dovranno decidere i cittadini ticinesi.
Il sindacalista degli statali e candidato municipale in campagna elettorale Raoul Ghisletta, per contro, di argomenti proprio non ne ha.
Sentitosi, chissà perché, punto sul vivo dal mio breve commento post-votazione parlamentare (in cui nemmeno lo citavo), non ha saputo fare altro che prodursi in una squallida sequela di patetiche insinuazioni personali contro il sottoscritto. Insinuazioni che qualificano da sole chi le fa.
E poi i kompagni hanno ancora il coraggio di fare la morale agli altri in materia di confronto politico. Poveretti…
Lorenzo Quadri
Membro comitato d’iniziativa