In parlamento la partitocrazia non li voterà mai: è succube del tassa e spendi
Sono passati vent’anni (quasi) esatti da quando la Lega dei Ticinesi lanciò l’iniziativa popolare “per un’esenzione della imposizione delle successioni e delle donazioni, più sociale”. L’iniziativa, dal titolo un po’ ostico, venne infatti pubblicata sul Foglio ufficiale dell’11 maggio del 1998, ed approvata in votazione popolare il 6 febbraio del 2000. Grazie ad essa, e quindi grazie alla Lega, non si pagano più le imposte di successione tra coniugi e tra genitori e figli.
“Le nostre iniziative –scriveva il Nano sulla prima pagina del Mattino del 6 febbraio del 2000, giorno della votazione popolare – non sono fatte per i ricchi, come affermano i socialisti, ma per tutti! Per chi non riesce più a tirare alla fine del mese, oppresso da uno Stato che, compreso l’affitto, gli succhia il 64% del reddito; per chi ha una piccola azienda artigianale in buone condizioni ma si vede rapinare dallo Stato metà degli utili conseguiti; per chi eredita una casa e deve venderla per pagare un’imposta di successione che quasi tutti i cantoni hanno abolito!”.
Dopo due decenni…
La votazione popolare benedì, come detto, l’iniziativa leghista. Nel frattempo sono passati quasi due decenni, durante i quali abbiamo assistito all’introduzione di nuove tasse e balzelli (pensiamo ad esempio a quelli sul rüt) e all’incremento di quelli già esistenti. A ciò si aggiunge che i premi di cassa malati, di fatto una forma di imposizione confiscatoria, sono esplosi. Le piccole aziende artigianali, dal canto loro, non devono confrontarsi solo con le “rapine di Stato” ma anche con la concorrenza sleale di padroncini e distaccati in arrivo dal Belpaese. Un problema, anzi un dramma, che nel febbraio del 2000 era ancora al di là da venire. Come al di là da venire era l’invasione di frontalieri. Quanto ai proprietari di un’abitazione, si sono appena visti appioppare le stime immobiliari gonfiate per fare cassetta.
Fermi al palo
Di sgravi fiscali per il ceto medio, dunque, ce n’è bisogno eccome. Ma da quindici anni questo sfigatissimo Cantone è fermo al palo. Parlare di sgravi fiscali a Palazzo delle Orsoline è diventato tabù. Si dirà che è appena stata approvata (per un soffio) la riform(ett)a fiscale e sociale. Ma quella è “solo” un cerotto per sventare il pericolo di fuga dei maggiori contribuenti dall’ “inferno fiscale” ticinese. Non è una vera riforma. La grande maggioranza dei contribuenti, ed in particolare il ceto medio ed i tartassatissimi single, non ne beneficerà.
Centro?
Il recente affossamento in Gran Consiglio dell’iniziativa parlamentare generica di Iris Canonica (2001) che chiedeva una tassazione più equa per le persone singole lo dimostra: la partitocrazia non ha alcuna intenzione di varare degli sgravi fiscali per tutti. Non solo la $inistra notoriamente partito delle tasse. Ma anche il PLR e il PPD. Le iniziative parlamentari recentemente presentate da LaDestra sono destinate a venire asfaltate. Il perché è semplice: il cosiddetto “centro” della politica si è spostato a $inistra. PLR e PPD sono diventati dei partiti delle tasse. L’ala liberale dell’ex partitone è praticamente estinta e tra un po’ sarà dichiarata specie protetta dal WWF; mentre il PPD è in mano ad un paio di deputati-sindacalisti in costante smania di visibilità mediatica.
Altro che raccontare che il Gran Consiglio si sarebbe spostato a destra. E’ vero che la $inistra “conclamata” si è indebolita. Ma i partiti di centro sono diventati di $inistra: il tripudio della $inistra mascherata! Chiaro che poi il P$ si ritrova a fare le assemblee plenarie in una cabina telefonica: c’è stata invasione di campo da parte delle forze “ex borghesi”.
Raccolta firme
Per gli sgravi fiscali per il ceto medio ed i single, la strada possibile è una sola. Quella dei primi anni duemila. Quella, cioè, delle iniziative popolari. E’ illusorio immaginare di trovare in parlamento una maggioranza favorevole ad una fiscalità più leggera. E, se anche per delirio d’ipotesi la si dovesse trovare, i $inistrati lancerebbero il referendum all’istante: mica si vorrà togliere risorse all’ente pubblico che poi mancano quando si tratta di mantenere stranieri in assistenza! E, quando viene lanciato un referendum, sono i promotori ad avere in mano il boccino. Molto meglio dunque scendere in campo per primi e lanciare una o più iniziative popolari che chiedano, finalmente, sgravi fiscali per tutti, ed in particolare per il ceto e per le persone singole. L’attesa è stata fin troppo lunga.
Lorenzo Quadri