In Ticino sono in ballo migliaia di posti di lavoro
L’UDC zurighese come noto sta valutando il lancio di un’iniziativa popolare costituzionale per l’inserimento del segreto bancario nella Costituzione federale. Ohibò, questa proposta non ci è nuova. In effetti, questa iniziativa l’aveva già lanciata la Lega nel marzo 2009, ma allora non fu possibile raccogliere le firme necessarie (100mila). Evidentemente un movimento cantonale come il nostro non è in grado di coprire tutta la Svizzera senza l’apporto di partiti presenti su scala nazionale.
Quando la Lega lanciò la sua iniziativa, già si avevano nette avvisaglie dell’intenzione del Consiglio federale di cedere alle pressioni UE. Allora, però, nessuno o pochi immaginavano che il cedimento sarebbe stato così rapido e radicale, se si pensa che pochi mesi dopo l’inizio della raccolta firme l’allora ministro delle Finanze Merz dichiarava che “il segreto bancario non è negoziabile”. Tra parentesi proprio nei giorni scorsi su una rete televisiva italiana è andato in onda un servizio in cui si magnificavano i vantaggi del segreto bancario austriaco (stato membro UE).
Adesso c’è da temere che i buoi siano già fuori dalla stalla. Tuttavia non è troppo tardi per far capire a Stati esteri ed organizzazioni sovranazionali che il popolo elvetico non si fa svendere dal proprio governo ed in particolare dalla ministra del 5% Widmer Schlumpf che fa una politica di $inistra.
Il segreto bancario, contrariamente a quello che si ostina a sostenere la $inistra che ormai rappresenta solo gli statali, non è un escamotage a tutela di delinquenti, ma è una componente del diritto alla privacy, sostenuto anche da Mr Dati. Come tale va difeso. Ed è ora di finirla di dare spago a chi, all’estero come pure – ed è l’aspetto peggiore – all’interno della Confederazione, tenta di mettere in cattiva luce tutte le specificità che hanno fatto (e fanno) la fortuna della Svizzera. Con l’obiettivo di renderci sempre più eurocompatibili e quindi uguali a chi sta molto peggio di noi.
Il segreto bancario inoltre è una componente di primo piano della nostra piazza finanziaria. Che non è un covo di delinquenti e garantisce migliaia di posti di lavoro in Ticino. Per chi li occupa, di alternative professionali non ce ne sono, ed è semplicemente indegno che i partiti $torici ($inistra in testa, ma anche gli altri) non muovano un dito per difendere queste persone e tentino anzi di “condirle via” (come direbbe un ex direttore del DECS) sostenendo che non ci sono alternative allo smantellamento della piazza finanziaria e che quindi dovranno riciclarsi (dove? Nella pastorizia? In assistenza? In invalidità per motivi psichici?). Se si confronta questo atteggiamento con quello adottato – giustamente – in materia di posti di lavoro alle Officine FFS di Bellinzona, il contrasto è stridente e grida vendetta.
Ancorare il segreto bancario nella Costituzione federale non significa difendere solo la piazza finanziaria ticinese, le sue migliaia di posti di lavoro e i conseguenti introiti fiscali (e questi come pensa di compensarli la $inistra quando mancheranno? Ovviamente nel solito modo: ossia aumentando le imposte). Significa difendere anche la nostra sovranità, la nostra indipendenza, la nostra democrazia diretta e, in sintesi, la nostra svizzeritudine.
A ciò si aggiunge il fatto – evidente – che l’UE, gli USA e gli organismi sovranazionali non eletti da nessuno si attaccano alla Svizzera per due motivi. 1) perché sanno di trovare il molle; 2) perché sanno che c’è da “prendere” ed infatti la Confederazione in campo di finanze pubbliche ha fatto i compiti, facendo tirare la cinghia alla gente, e si trova ora i conti in attivo. E chi ne trae vantaggio? Chi beneficia del frutto dei sacrifici imposti ai nostri cittadini e alla nostra economia? Avvoltoi esteri, of course…
Il segreto bancario, l’arma d’ordinanza a domicilio, l’esercito di milizia, la neutralità, la democrazia diretta, hanno una cosa in comune. Ci distinguono dall’UE. Ed è per questo che sono costantemente sotto attacco.
Il ri-lancio dell’iniziativa per ancorare il segreto bancario nella Costituzione federale è dunque un’operazione che va sostenuta assolutamente.
Lorenzo Quadri