Aeroporto di Lugano: 51 milioni sono tanti, certo. Ma l’indotto c’è. Altrove invece…

 

Sull’aeroporto di Lugano-Agno comincerà una nuova battaglia, l’ennesima. Il Municipio ha pronto il messaggio con il piano di rilancio, per un investimento totale, nei prossimi 5 anni, di circa 50 milioni.

La battaglia non sarà solo comunale. Verrà combattuta anche a Palazzo delle Orsoline, dal momento che il Cantone prevede di aumentare la propria partecipazione nell’azionariato dello scalo, portandola dall’attuale 12.5% al 40%. Anche a Bellinzona ci sarà un apposito messaggio governativo con possibilità di referendum.

I contenuti del piano di rilancio sono stati presentati, per sommi capi, sui giornali di venerdì. Non stiamo a ripeterli. Ci limitiamo ad alcune semplici considerazioni.

  • Non ha senso iniettare soldi pubblici a ripetizione per tenere artificialmente in vita l’aeroporto. L’obiettivo cui mira il piano di rilancio è infatti quello di rendere l’aeroporto in grado, sul medio termine, di stare in piedi con le proprie gambe (o di volare con le proprie ali). Per questo, limitarsi a coprire i deficit di gestione corrente è inutile. Servono invece degli investimenti nell’infrastruttura. Così che l’aeroporto possa aumentare la redditività. Non solo con il ripristino del collegamento su Ginevra, ma anche con altri collegamenti, internazionali e stagionali, con l’aviazione generale (in particolare con gli hangar), con i ricavi da attività collaterali (ad esempio i commerci), con la crescita della scuola di volo Avilù, eccetera.
  • Per la LASA (Lugano Airport SA) lavorano attualmente 77 persone. E’ evidente che, in caso di njet al piano di rilancio, questi 77 lavoratori – parecchi dei quali sulla cinquantina e difficili da ricollocare – rimarrebbero a casa. Non solo. L’Università di San Gallo, nel suo studio sull’impatto dell’aeroporto, ha quantificato gli impieghi generati da attività che gravitano attorno all’aeroporto. Nell’anno di riferimento 2017 lo studio indica 530 impieghi diretti, 280 indiretti e 855 indotti, per un totale di 1665 posti di lavoro che generano un valore aggiunto di 195 milioni. Anche immaginando che si tratti di cifre ottimistiche, è comunque certo che in gioco ci sono oltre mille impieghi. Quindi l’aeroporto non è un giocattolo tenuto in vita per manie di grandezza, come ciancia qualcuno a $inistra.
  • Curiosamente, ma tu guarda i casi della vita, quelli del “giocattolo inutile” sono poi gli stessi esponenti della gauche-caviar che strillavano come ossessi ai tempi della “criminale” iniziativa No Billag, perché bisognava “salvare” la RSI. La RSI è un piano occupazionale pagato a peso d’oro che serve a diffondere propaganda di regime e a fare campagna elettorale a supporto della casta e contro gli odiati “populisti e sovranisti”.Quindi, se vogliamo parlare di “giocattoli inutili tenuti in vita artificialmente”, prima di guardare ad Agno cominciamo a guardare a Comano.
  • Ancora più ridicolo: in prima fila a scagliarsi contro il rilancio dell’aeroporto, i verdi-anguria (verdi fuori, ro$$i dentro) ed i compagni dell’MPS. Ovvero, quelli che volevano cantonalizzare le Officine FFS “per salvare i posti di lavoro”. Proprio questi $inistrati vogliono ora azzerare i posti di lavoro dell’aeroporto. Coerenza, kompagni, coerenza! Oppure per la gauche-caviar ci sono lavoratori degni di protezione ed altri che invece sono foffa?
  • Non è vero che AlpTransit rende inutile l’aeroporto, visto che il target è diverso. Infatti l’apertura del tunnel di base non ha fatto diminuire i passeggeri dei voli su Zurigo. E, anche con AlpTransit, per andare e tornare da Ginevra in treno ci vogliono almeno 10 ore. Senza contare che il livello del servizio sulla linea ferroviaria del Gottardo è precipitato, ed i ritardi con coincidenze saltate diventano sempre più frequenti.
  • Non è vero che gli scali lombardi rendono inutile l’aeroporto di Agno. Al contrario: questi ultimi dovranno in futuro rinunciare ad una serie di attività (in particolare nei voli a corto raggio e nell’aviazione generale). E a trarne profitto potrebbe essere proprio l’aeroporto luganese.
  • 51 milioni da qui al 2024 per risanare l’aeroporto sono tanti soldi, e su questo non ci piove. Intanto però per il LAC di milioni ne sono stati spesi oltre 200, mentre la cultura costa al contribuente luganese 17 milioni all’anno (20 milioni di spese contro 3 milioni di ricavi); e non a tempo determinato e poi si autofinanzia, ma da qui all’eternità. Una cifra a cui bisogna ancora aggiungere i costi del LAC come edificio. Ma naturalmente su questo a $inistra nessuno ha mai avuto nulla da eccepire, anzi… Tre anni di spesa culturale fanno l’equivalente del piano di risanamento dell’aeroporto. Quanto al nuovo stadio con annessi e connessi, gli uccellini cinguettano che l’operazione rischia di trasformarsi in un bagno di sangue per il contribuente luganese. Quindi, 51 milioni sono certamente tanti; ma la cifra va inquadrata in un contesto.
  • Si può anche legittimamente essere contrari all’aeroporto e auspicarne la dismissione; nel dibattito politico sul tema se ne sentiranno di tutti i colori. Ma tentare di far credere che la chiusura sarebbe indolore è una clamorosa fake news, o fregnaccia che dir si voglia.

Lorenzo Quadri