Il Consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri ha presentato una mozione a Berna
Si prepari l’uscita dagli Accordi bilaterali

Che la libera circolazione delle persone abbia avuto  e stia avendo conseguenze deleterie in Ticino l’hanno ormai capito anche i paracarri. La Lega dei Ticinesi si è opposta fin dall’inizio agli Accordi bilaterali, come pure a quelli di Schengen, prevedendo esattamente quello che sarebbe successo sia sul fronte del lavoro che su quello della sicurezza. Ma naturalmente erano tutte balle della Lega populista e razzista. E, adesso che i nodi vengono al pettine, ecco che i fautori dei Bilaterali tentano di cambiare cavallo. Troppo facile!
I numeri dei frontalieri, 56mila in continuo aumento – soprattutto nel terziario dove in teoria di frontaliere non ce ne dovrebbe essere nemmeno uno dal momento che la forza lavoro residente basta e avanza a coprire le esigenze dell’economia – li conosciamo; quelli dei padroncini (oltre 21mila notifiche nel 2012, anch’esse in continua esplosione) pure.
Sulle conseguenze, nell’ambito della sicurezza (vedi frontalierato del crimine, vedi invasione di finti rifugiati) della politica delle frontiere spalancate abbiamo scritto pagine e pagine. E continueremo a farlo.
Durante la sessione delle Camere federali appena conclusa, il Consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri ha presentato una mozione “forte”, con cui si chiede al Consiglio federale di elaborare una “exit strategy” dagli Accordi bilaterali.
«I Bilaterali – spiega Quadri – ed in questi anni è stato ampiamente dimostrato, sono ben lungi dal costituire una panacea. Le pesanti conseguenze negative per le regioni di frontiera, e specialmente in Ticino, sono lì da vedere: solo la SECO e il Consiglio federale ormai si ostinano a fingere che vada tutto bene.  Più in generale, però, in tutta la Svizzera l’accettazione popolare della libera circolazione delle persone sta drasticamente calando. E anche negli ambienti economici c’è chi comincia ad interrogarsi sui presunti benefici portati da questi accordi».
Finora i Bilaterali sono sempre stati descritti, dal Consiglio federale come pure dalla stragrande maggioranza delle forze politiche (Lega esclusa), come una necessità per la Svizzera…
Appunto. E’ tempo di infrangere  questo tabù. Che in un mondo globalizzato e quindi mondializzato la libera circolazione delle persone con paesi a noi confinanti sia una premessa indispensabile per concludere accordi commerciali è semplicemente quello che si è voluto far credere per anni ai cittadini, paventando scenari catastrofici nel caso la popolazione, quando chiamata alle urne (perché qualcuno si era dato la pena di raccogliere le firme, non certo perché il Consiglio federale volesse che il popolo dicesse la sua) votasse contro. Ma non è affatto così. Anche nel 1992, quando si trattò di votare sull’adesione della Svizzera allo SEE, Consiglio federale e partiti politici dissero che un No ci avrebbe portato alla rovina, mentre è accaduto proprio il contrario. Nelle scorse settimane il  professor Eichenberger dell’ Università di Friburgo ha detto chiaro e tondo quello che la Lega ed il Mattino predicano da anni. Ossia che gli Accordi bilaterali, e quindi la libera circolazione delle persone, non sono indispensabili per la Svizzera. Da un lato quindi c’è una crescente insoddisfazione interna dettata dalla realtà sul territorio e aggravata dalle continue pretese indecenti dell’Unione europea: ad esempio estensione della libera circolazione delle persone alla Croazia, tentativo di estorcere ai contribuenti elvetici ulteriori miliardi di coesione, e così via. Dall’altro la stessa UE contesta vieppiù la via bilaterale. Quindi tutti devono rendersi conto che i Bilaterali potrebbero anche venire a cadere. E allora il Consiglio federale cominci a mettere nero su bianco quali sarebbero le vere  conseguenze della fine degli Accordi bilaterali e allestisca una “exit strategy” da questi ultimi: è quanto ho chiesto con la mia mozione.
MDD