Commissione del Consiglio degli Stati: njet al potenziamento delle Guardie di confine
Sicurezza dei Ticinesi? Chissenefrega!

Ma che strano! I  “grandi conoscitori” bernesi del Ticino, quelli che raccontano di “comprendere” i problemi del nostro Cantone, dimostrano per l’ennesima volta di non “comprendere” un bel niente. Ironia della sorte: il ministro dell’Economia Schneider Ammann, giunto in elicottero  a Chiasso per il primo d’agosto, non ha fatto a tempo a raccontare la barzelletta del “comprendiamo il Ticino” che subito si sono moltiplicate le dimostrazioni di una realtà federale diametralmente opposta.
Alla lunga lista di menefreghismi nei confronti del nostro Cantone si aggiunge il njet alla mozione del Consigliere nazionale Marco Romano (PPD) che chiedeva il potenziamento del corpo delle guardie di confine.

Una richiesta, sia detto per inciso, che la Lega porta avanti da anni, visto che la sicurezza dei nostri confini è per noi una priorità: una nazione che non difende i propri confini è una nazione morta. Ma naturalmente la criminalità transfrontaliera era una panzana della Lega populista e razzista: non è vero che non la libera circolazione delle persone e le frontiere spalancate ancora prima dei lavoratori esteri a basso costo arrivano i delinquenti stranieri, non sia mai…

Fatto sta che il Consiglio federale, quello che “comprende” i problemi del Ticino, per primo aveva detto njet al potenziamento dell’effettivo delle Guardie di confine. Mica vorremmo rischiare di non sembrare sufficientemente “aperti” ed internazionalisti, facendo sollevare qualche sopracciglio ai balivi di Bruxelles, che sono i primi a fomentare l’invasione della Svizzera come valvola di sfogo occupazionale per nazioni limitrofe in bancarotta! Mica vorremmo che qualcuno pensi che gli svizzerotti non stanno facendo i primi della classe nell’applicazione degli accordi di Schengen,  che perfino gli Stati UE sospendono per motivi di sicurezza!

Il Consiglio federale, dunque, ha detto njet al potenziamento delle Guardie di confine. Il Consiglio nazionale, tuttavia, lo scorso aprile aveva approvato la mozione Romano con un’ampia maggioranza: 170 favorevoli e 14 contrari. Adesso la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati ha ancora detto njet, anche se solo per 7 voti a 6.

Certo: è presto per fasciarsi la testa, visto che un voto commissionale, oltretutto risicato, può ancora venire ribaltato dal plenum parlamentare. Tuttavia il No della commissione degli Stati è significativo. Specie se si pensa che si tratta della Camera dove siedono i rappresentanti dei Cantoni. Ebbene questi rappresentanti dei Cantoni, come pure il Consiglio federale, se ne fregano della sicurezza del Ticino. Che evidentemente viene reputato di serie B. Come pure i suoi abitanti.

Il fatto che rapinatori in arrivo da Oltreconfine, sempre più privi di scrupoli, che aggrediscono le persone nelle loro abitazioni, abbiamo trovato nel nostro Cantone il paese del Bengodi a causa delle frontiere spalancate con l’Italia, per i signori d’Oltralpe non è un problema. Non c’è necessità di agire. “Es besteht kein Handlungsbedarf”, per usare il tipico frasario bernese.

Prima bisogna valutare, soppesare, studiare – ovviamente tramite i consueti studi taroccati pro sacoccia per farsi dire che con le frontiere spalancate e con la devastante libera circolazione delle persone va tutto bene: un po’ come le indagini della SECO, tanto per farsi un’idea.

Poi, dopo che ci si sarà sentiti dire quello che si voleva sentire, ossia che non c’è  nessun problema, si rinuncerà a prendere qualsiasi misura! Questo è il modo in cui a Berna “comprendono” i problemi del Ticino!

O forse aspettano che in una qualche rapina messa a segno in abitazioni nel nostro Cantone da parte di delinquenti in arrivo da oltreconfine, ci scappi il morto!
Lorenzo Quadri