40 docenti liceali fanno politica a scuola all’insegna dell’estremismo ambientalista
Venerdì si è tenuto lo sciopero studentesco mondiale sul clima. E in quest’ambito si è assistito all’ennesimo esempio di scuola ro$$a. O piuttosto, di scuola verde-anguria (verde fuori, ma ro$$a, ro$$i$$ima dentro).
Alla faccia del “non si fa politica a scuola”, 40 insegnanti di licei ticinesi hanno pensato bene di appoggiare lo sciopero studentesco sottoscrivendo un appello talebano che lascia basiti.
“Gli studenti– scrivono i professori – scenderanno in piazza per denunciare sia l’inattività dei governi del mondo di fronte alla catastrofe imminente(sic!), sia la miopia di un sistema economico incapace di farsi carico di finalità diverse da quelle del profitto privato a breve termine”. Ossignùr!
Gli insegnanti invitano inoltre i colleghi a partecipare allo sciopero e “ad evitare, nella giornata del 15 marzo, di proseguire secondo i programmi canonici, ma piuttosto a dedicare, nelle forme ritenute più consone, le proprie lezioni a temi legati alla questione ambientale”.
I conti non tornano
Punto primo:come tutti gli argomenti, anche quello ambientale va affrontato con realismo. No al negazionismo, ma no anche all’estremismo esagitato (“catastrofe imminente”) che caratterizza il populismo ro$$overde, di cui fanno sfoggio i firmatari dell’appello, e che fa nascere solo cappellate. Giusto che si parli di ambiente a scuola. Ma in modo oggettivo. Invece l’invito “a dedicare le proprie lezioni a temi legati alla questione ambientale”è chiaramente, visto il tono del manifesto, un invito a fare terrorismo ambientalista in aula. A proposito: ma i docenti firmatari vanno tutti a lezione a piedi? Oppure sono i primi ad andare al lavoro in SUV?
Punto secondo: la storiella del “profitto a breve termine” fa ridere. Ma davvero degli insegnanti liceali credono che dietro alle iniziative di lavaggio del cervello dirette in particolare ai più giovani all’insegna dell’estremismo ecologista non ci siano enormi interessi politico-economici, ovvero tanti signori e signore che si fanno gli zebedej di platino?Se è così, questi docenti di scuola superiore forse non sono al loro posto.
Punto terzo: questi insegnanti così preoccupati per l’ambiente, a suo tempo hanno votato e fatto votare l’iniziativa Ecopop? Oppure prima – molto prima! – della tutela dell’ambiente vengono le frontiere spalancate?
Punto quarto.Il diritto a manifestare non può essere sostenuto a geometria variabile, solo sui temi che “piacciono”. Si fosse trattato di una manifestazione studentesca contro i giudici stranieri, tanto per fare un esempio, c’è come il vago sospetto che di appelli del corpo insegnante non se sarebbero visti. Ma nemmeno l’ombra!
Punto quinto.Davanti ad un esempio plateale di politica partigiana a scuola, il DECS del kompagno Bertoli, ma guarda un po’, non ha nulla da dire. E sì che almeno richiamare i firmatari dell’esagitato manifesto ad un minimo di oggettività, dato anche il loro ruolo, sarebbe stato il “minimo sindacale”. Ma è chiaro. Altro che “fuori la politica dalle aule”. La politica ro$$overde, nelle aule ci entra eccome. Per cui, l’è tüt a posct. Basti pensare che il docente di scuola media che paragonava il voto popolare sulla civica al nazismo e che in seguito ha continuato sbroccare su facebook nascosto sotto un profilo farlocco, è ancora tranquillamente al proprio posto. Se qualche insegnante si fosse invece sognato di abusare del proprio ruolo per fare politica “di destra”, poco ma sicuro che le sanzioni sarebbero scattate immediatamente.
Punto sesto:per ridurre in modo sensibile le emissioni di CO2, basta abbassare di un grado le temperature nelle aule scolastiche e negli edifici pubblici.
Altro che criminalizzare gli automobilisti (naturalmente solo quelli svizzeri, perché guai a fare un cip sui 65mila frontalieri che, grazie alla devastante libera circolazione delle persone voluta dal triciclo PLR-PPD-P$$, entrano ogni giorno uno per macchina)! Altro che tartassare i proprietari di una casetta con il riscaldamento a nafta!
Lorenzo Quadri