Il CdS “poteva sparmirsi”: pacchiano autogol sulla votazione federale del 13 febbraio

Quando si dice: persa un’occasione d’oro per tacere! Il prossimo 13 febbraio, i cittadini svizzeri saranno chiamati a votare, tra le altre cose, sul “pacchetto di aiuti ai media”. Si tratta di una votazione federale, non cantonale. E tuttavia il governicchio ticinese ha avuto la “grande idea” di metterci il becco, raccomandando di votare sì. Oltretutto per il tramite di un comunicato grondante fregnacce: sembra stato scritto dagli editori che incasseranno i nuovi sussidi.

Qui qualcuno ha perso la trebisonda.

Dopo la figura marrone…

Tanto per cominciare, il governicchio dovrebbe di principio evitare di fare propaganda di regime sulle votazioni federali o comunali. Questi temi non sono di sua competenza. I suggerimenti (?) di voto del CdS su oggetti federali vanno rigorosamente circoscritti a situazioni eccezionali. L’argomento deve toccare il Ticino in misura nettamente superiore rispetto al resto della Svizzera. Altrimenti si tratta di indebita invasione di campo.

Ricordiamo che il governicchio è già riuscito nell’ardua impresa di fare annullare dal Tribunale federale una votazione cantonale, quella sulla legittima difesa, per aver raccontato balle spaziali nell’opuscolo informativo. Dopo una figura marrone di tale portata, la prudenza sarebbe stata d’obbligo. Invece, ciccia. La politichetta mainstream ancora una volta prende il sopravvento sui doveri istituzionali.

Tutti a votare NO!

Il pacchetto sui media, ovvero 150 milioni di Fr di ulteriori sussidi statali alla stampa di regime, non è affatto un tema di particolare valenza per il Ticino.

La Lega ed il Mattino raccomandano di votare NO.

Con la nuova legge sui media la partitocrazia, ed in primis la solita $inistra ro$$overde, vuole mettere per l’ennesima volta le mani nelle tasche dei cittadini. L’obiettivo è di foraggiare non già la “pluralità nell’informazione”, bensì la stampa amica. Col risultato di renderla sempre più dipendente ed asservita. Perché “chi paga comanda”. Questo principio è universale: vale anche – e soprattutto! – nel mondo dei media. Sicché, fanno tenerezza (eufemismo) gli editori che, bramosi di incassare soldi pubblici, solennemente giurano che l’indipendenza delle redazioni (?) non verrebbe messa in discussione. Come no! Per credere a simili favolette bisogna essere caduti dal seggiolone da piccoli.

Ed è altresì grottesco che chi si cuccherebbe i nuovi sussidi sottoposti al voto popolare venga interpellato per disquisire sui medesimi. Mai sentito parlare di “conflitto d’interessi”?

“Pluralità” un piffero

Che nessuno si faccia infinocchiare: la casta non vuole affatto sostenere la “pluralità mediatica”. Quella stessa partitocrazia che si sciacqua ipocritamente la bocca con “il valore di un panorama giornalistico diversificato” è la stessa che stapperebbe lo champagne se una pubblicazione “non allineata” (vedi il vituperato Mattino) dovesse chiudere i battenti. I politicanti triciclati vogliono solo foraggiare, con i soldi degli altri, la stampa amica. Quella che li aiuta a conservare “potere” e CADREGHE. Quella che fa da compiacente megafono alle loro posizioni. Quella che gli dà visibilità. Quella che li intervista in ginocchio. Non per nulla i beneficiari della nuova “manna” sono attentamente selezionati. Ed il 70% degli aiuti finirebbe nelle capienti scarselle dei grandi gruppi editoriali d’Oltralpe. Sicché, altro che promuovere la “diversità”. Qui si vuole solo promuovere l’omologazione e l’asservimento. A venire finanziati non sarebbero certo i “cani da guardia del potere”: sarebbero i chihuahua da borsetta.

Su questi temi avremo modo di tornare nelle prossime settimane.

Un motivo in più

L’improvvida presa di posizione del governicchio cantonale su un tema federale che non riguarda specificamente il Ticino costituisce un autogol: essa certifica, nero su bianco, il rapporto di mutuo soccorso e di scambio di favori esistente tra politichetta e stampa di regime. E’ quindi un motivo in più per votare un NO convinto il prossimo 13 febbraio.

Lorenzo Quadri