Ma guarda un po’! Nella vicina Penisola qualcuno dice – più o meno – come stanno i rapporti tra Italia e Svizzera. Si tratta del delegato per il Ticino della Camera di commercio italiana in Svizzera, Giovanni Moretti.

Moretti amette che il Ticino è una risorsa vitale per l’Italia. Che sta salvando le Provincie del Nord dalla crisi.  Ed infatti 62’500 frontalieri e decine di migliaia di padroncini senza la libera circolazione delle persone farebbero la fame. La reazione svizzera, tradottasi nel voto del 9 febbraio contro l’immigrazione di massa, è “fondata perché la libera circolazione delle persone è a senso unico, da sud a nord della frontiera”. “Bisogna quindi dire grazie al Ticino  – dichiara Moretti – e porre mano agli squilibri che si sono creati, introducendo tangibili correttivi”.

 

Provocazione?

Si dirà che in fondo non si tratta di rivelazioni eccezionali. Sono anzi edulcorate. Non si dice infatti che sempre più ticinesi, causa l’invasione da sud,  per avere un futuro devono trasferirsi oltre Gottardo.  E questa è emigrazione vera, in posti dove si parla anche un’altra lingua. Nulla a che vedere con il remunerativo pendolarismo dei frontalieri che continuano ad abitare a casa propria.  Interessante è semmai la parte da cui proviene il discorsetto. Tant’è che il portale varesenews.it, che ha  pubblicato lo scritto di Moretti, si sente in dovere di avvertire il lettore: è una lettera un po’ “provocatoria”. E dove starebbe la provocazione? Provocatorio è semmai l’atteggiamento dei politicanti italici che strillano (a scopo elettorale) di fantasiose discriminazioni dei frontalieri e inveiscono contro una richiesta, in fondo banale e scontata, quale quella del casellario giudiziario.

 

I camerieri dell’UE

Ma lo scandalo non è che nel Belpaese i politici strillino. Lo scandalo è  che a Berna i camerieri dell’UE gli diano subito ragione. A fronte dei piagnistei italiani su presunte discriminazioni da parte del Ticino, i bernesi sono corsi a criminalizzare il nostro Cantone, senza alcuna cognizione di causa. Mentre anche in Italia chi ha un minimo di onestà intellettuale riconosce che il Ticino è invaso, a Berna si nascondono dietro gli studi taroccati della SECO per negare l’evidenza.  Un atteggiamento del genere  – un vero e proprio tradimento – non si era mai visto da nessuna parte. Oltreconfine devono aver trattenuto le risate solo a stento: è quasi incredibile che far fessi gli svizzerotti sia così facile!

 

Se le parti fossero invertite

La presa di posizione del rappresentante della camera di commercio italiana va dunque mandata non solo ai suoi connazionali politicanti – i quali sanno benissimo che il contenuto è veritiero, ma fanno il loro gioco – ma soprattutto al Consiglio federale. A perenne vergogna di quest’ultimo, che ha la tolla di negare ciò che perfino gli italiani ammettono. E nella dichiarazione di Moretti manca una constatazione. Se i ruoli fossero invertiti, ovvero se 62’500 frontalieri ticinesi entrassero ogni giorno a Como e Varese, l’Italia sul confine non avrebbe solo eretto un MURO, ma sopra il muro avrebbe piazzato i cannoni.

Lorenzo Quadri