Iniziativa No Billag: il Consiglio federale scende in campo
Il njet governativo, talebano e vagamente schifato, è la naturale conseguenza di una lunga serie di slinguazzate che si fanno beffe della volontà dei cittadini
Come volevasi dimostrare, il Consiglio federale torna in campo a sostegno dell’emittente di regime, ossia la SSR di sedicente servizio pubblico. Oggetto del contendere è l’iniziativa No Billag. Quell’iniziativa, depositata alla fine del 2015 con 112mila firme valide, che chiede l’abolizione del canone radiotelevisivo.
Il governo ha preso posizione sull’iniziativa invitando a respingerla senza uno straccio di controprogetto. Figuriamoci: la Pravda pro-frontiere spalancate non si tocca. Né si mette in discussione.
Ci sarebbe da ridere…
La sortita del Consiglio federale non è certo una sorpresa. Infatti solo un paio di mesi fa, nel suo rapporto sul servizio pubblico radiotelevisivo, il governo si era prodotto in una languida slinguazzata a sostegno della SSR.
Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Nel giugno 2015, quindi poco più di un anno fa, metà della popolazione svizzera, e la maggioranza di quella ticinese, ha asfaltato la SSR. Si ricorderà quale fu l’esito della votazione sulla trasformazione del canone radioTV in una nuova tassa, un iniquo balzello che anche chi non ha né televisione né radio sarà costretto a pagare; questo a partire dal 2018.
Da notare che, malgrado la proposta di canone obbligatorio per tutti sia stata approvata, a livello nazionale, con un minimo scarto di poco più di 3000 voti, nessuno di quei politikamente korretti a cui la democrazia fa proprio schifo ha parlato – diversamente dal caso del 9 febbraio o, per andare sul piano internazionale, del Brexit – di “votazioni da rifare” (o quanto meno di schede da ricontare). Chissà come mai, eh? Ah già, ma questa volta chi ha “votato sbagliato” era in minoranza, seppur di pochissimo, per cui…
Utenti ancora snobbati
Davanti ad un responso delle urne che avrebbe dovuto far suonare parecchi campanelli d’allarme – SSR bocciata da praticamente la metà dei cittadini svizzeri – il Consiglio federale si è prodotto in uno stucchevole rapporto all’insegna del “l’è tüt a posct”; non si cambia nulla. Nemmeno si discute. Pare ovvio che quella metà dei votanti che ha depositato nelle urne il No al nuovo balzello pro SSR si sarebbe aspettata ben altro. Invece…
Anzi, a voler essere precisi il rapporto sul servizio pubblico del Consiglio federale una critica la conteneva. Questa: ci si aspetta “più sforzi a favore di persone con passato migratorio”. Ah, bene! Quindi dovremmo pagare il canone più caro d’Europa perché si faccia una TV per migranti, che predichi il multikulti, le frontiere spalancate ai finti rifugiati e la rottamazione dei valori svizzeri. Ma allora il Consiglio federale, malgrado le dichiarazioni contrarie, si sta impegnando per far vincere l’iniziativa No Billag: con simili assist…
Figura marròn
L’acritico reggimento di coda alla SSR è intanto già costato al Consiglio federale una figura marròn. Perché, mentre il governo sposava giulivo le tesi inginocchiate dell’Ufficio federale della comunicazione, altri gremi – che fanno sempre capo all’Esecutivo! – raccontavano una storia ben diversa. La Commissione della concorrenza, ad esempio, è entrata a gamba tesa sul rapporto governativo: “non c’è stata alcuna verifica di quali programmi sono davvero indispensabili al servizio pubblico; quest’ultimo deve arrivare solo dove non arriva il mercato”.
Non si discute
Il seguito di tutto questo lingua in bocca con la SSR non poteva dunque essere che il njet, talebano e vistosamente schifato, all’iniziativa No Billag.
A scandalizzare non è tanto il No del CF all’iniziativa in sé. Le sue chance di riuscita, almeno a livello federale, sono peraltro “assai scarse” (per usare un eufemismo). Scandaloso è il rifiuto di entrare nel merito di qualsiasi critica o discussione, e di formulare delle proposte alternative sul mandato di servizio pubblico. Ripetere a pappagallo che va tutto bene, quando così manifestamente non è, non funziona. Non funziona in tema mercato del lavoro e non funziona neppure in tema SSR.
Mandato violato
Il mandato di servizio pubblico dell’emittente di regime si è trasformato in un monopolio. Oltretutto, viene regolarmente violato. Infatti l’informazione SSR non è politicamente equidistante, ma è di parte (sempre della stessa parte). Senza andare a cercare molto lontano: basta guardare l’osceno martellamento mediatico con cui la RSI, ad ogni telegiornale, tenta di ricattare moralmente i ticinesotti “chiusi e gretti” per costringerli a spalancare le porte ai finti rifugiati con lo smartphone (giovani uomini che non scappano da alcuna guerra). Divulgando pure la fregnaccia disinformativa che gli svizzeri avrebbero “chiuso le frontiere”. Questa sarebbe informazione oggettiva, questo sarebbe servizio pubblico?
Come se non bastasse, per fare propaganda partigiana si utilizzano pure le trasmissioni d’intrattenimento. Per poi dire che, trattandosi appunto di intrattenimento, esso non sottostà alle esigenze di equidistanza politica che valgono per l’informazione.
Il ricatto morale
Pensare di prendere gli utenti per fessi e poi pretenderne il sostegno incondizionato nelle votazioni popolari è chiedere un po’ troppo. E non attacca neppure l’ennesimo ricatto con cui si tenta di far passare la difesa “aprioristica” della SSR come un dovere morale, un obbligo all’insegna della tutela delle minoranze linguistiche e della “risorsa per il paese”. Con questo argomento il Consiglio federale si riempie ipocritamente la bocca per giustificare il suo rifiuto dell’iniziativa No Billag. Ma è un po’ facile ricordarsi della minoranza ticinese solo quando torna comodo. Stranamente, su temi assai più importanti della RSI, ad esempio la devastante libera circolazione delle persone, il Consiglio federale ed i suoi tirapiedi la minoranza ticinese la prendono a legnate senza farsi tanti problemi.
Avanti così, che dopo la votazione No Billag potrebbero essere in tanti a leccarsi le ferite. Perché, se l’iniziativa dovesse non diciamo venire approvata in Ticino, ma anche solo ottenere un consenso importante, per la torre d’avorio di Comano arriverebbero tempi di vacche anoressiche.
Lorenzo Quadri