Quadri: “Una P$ al Dipartimento di Giustizia? Si rischia il trionfo del caos asilo”

Mercoledì mattina a Berna sono stati eletti due nuovi Consiglieri federali: Albert Rösti ed Elisabeth Baume Schneider hanno preso il posto di Ueli Maurer e Simonetta Sommaruga. Il giorno successivo si è proceduto alla riassegnazione dei dipartimenti.

Su questi avvicendamenti abbiamo interpellato il Consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri, presidente della Deputazione ticinese a Berna.

Lei per la successione di Sommaruga ha votato Jositsch?
Sì, come annunciato. Fino al terzo ed ultimo turno.

In questo modo ha contribuito ad affossare la favorita Eva Herzog?

Sommando i voti ottenuti al terzo turno da Herzog (116) e Jositsch (6) si arriva a 122. Baume Schneider è stata eletta con 123 voti. Quindi la risposta alla domanda è no.

L’elezione dell’outsider Baume Schneider è stata una sorpresa?

Come si è visto, i numeri erano tirati. C’era certamente una componente di incertezza. Negli ultimi giorni la candidatura di Eva Herzog, che partiva da superfavorita, appariva in effetti in perdita di velocità. Mi aspettavo però che l’avrebbe comunque spuntata.

E perché invece non ce l’ha fatta?

Su questo si sono sentite varie speculazioni. Si è parlato di effetto simpatia. Che Baume Schneider risulti più simpatica dell’arcigna Herzog è un dato di fatto. Questo lato è stato molto cavalcato dalla giurassiana, con atteggiamenti a volte impostati e gigioneschi. Ma come argomento è assai debole: l’elezione in Consiglio federale non è un premio simpatia. I veri motivi vanno cercati altrove; almeno spero.

Ad esempio?

Herzog partiva avvantaggiata dalla nomea di “socialdemocratica” e di candidata in grado di “piacere alla destra”. Queste caratteristiche non sono però emerse dalle audizioni: con lei e Baume Schneider si ha avuto l’impressione di avere davanti due candidate sostanzialmente equivalenti, con differenze politiche minime. Poi c’è la teoria che gli uomini socialisti svizzerotedeschi – magari a partire dallo stesso Jositsch – avrebbero brigato dietro le quinte affinché venisse eletta una donna romanda e giurassiana. Questo affinché  la successione di Alain Berset, che non sarà lontanissima, tocchi “obbligatoriamente” ad un uomo svizzerotedesco, meglio se proveniente da una regione urbana. Altri ritengono che l’affossamento della basilese Herzog sia imputabile all’atavico astio di Zurigo nei confronti di Basilea, per questo i deputati zurighesi (che sono il gruppo parlamentare più numeroso) avrebbero votato Baume Schneider.

L’arrivo di una quarta consigliera federale latina giova al Ticino?

E’ irrilevante. La solidarietà latina è un’invenzione. La Romandia pensa solo a sé stessa. La deputazione ticinese, comunque, si premurerà di incontrare quanto i prima i due nuovi ministri per poter mettere sul tavolo i temi che rivestono maggiore importanza per il nostro Cantone.

L’elezione di una basilese avrebbe portato in CF un’ulteriore esponente di un Cantone di confine. Non sarebbe stato interessante per il Ticino?

E’ un argomento con cui i supporter di Herzog hanno tentato (non saprei con quale esito) di raccogliere voti tra i ticinesi. E’ chiaro che la situazione di Basilea non ha nulla in comune con quella del Ticino. Se in CF si fosse diffusa la convinzione che tutte le zone di confine sono come Basilea, per noi sarebbe stato un danno.

E l’elezione di Rösti al primo turno?

Pensavo che al primo turno ci sarebbero stati più voti “sparsi”, invece ce ne sono stati pochi. L’outsider Vogt ha comunque ricevuto 98 preferenze, che sono moltissime. Sicuramente è stato molto penalizzato dalla sua decisione di lasciare il consiglio nazionale a metà legislatura dichiarando, in sostanza, di essere stufo della politica. E’ chiaro che, con una premessa del genere, un ritorno diventa difficile.

E sulla ripartizione dei dipartimenti?

L’arrivo di Rösti al DATEC, dopo anni ed anni di conduzione ideologica rossoverde (un solco in cui si può inserire anche Leuthard), è una bella notizia. E’ insolito che una “new entry” ottenga subito un dipartimento di peso, forse quello di maggior peso. Di certo il nuovo capodipartimento non avrà vita facile: l’apparato burocratico gli remerà contro. Dovrà inoltre fare i conti con il sabotaggio costante della sinistra, nonché della stampa di regime. E gli toccherà pure difendere la legge divora-energia della sua predecessora, referendata proprio dall’Udc. Facile poi prevedere che il neo-ministro, già solo per questioni di collegialità, si troverà in svariate occasioni sul fronte opposto rispetto al suo partito.

Keller Sutter alle finanze?

Anche questo è un dipartimento “pesante”, il fatto che sia andato al PLR fa risultare il partito ancora più sovrarappresentato in governo, con un rischio aggiuntivo per Cassis in vista delle elezioni del 2023. Inoltre il DFF si trova in prima linea su molte questioni attinenti ai rapporti transfrontalieri ed al frontalierato. Keller Sutter, a proposito dell’esplosione di permessi G nel nostro Cantone, ha bellamente affermato che il Ticino “è vittima del suo successo”, come se 80mila frontalieri fossero un successo. Ha pure rifiutato di prendere in considerazione misure a tutela del mercato del lavoro ticinese. Con queste premesse, c’è poco da stare allegri.

Baume Schneider al Dipartimento di Giustizia?

Già Keller Sutter non ha fatto nulla per difendere la Svizzera dall’assalto migratorio. La socialista Baume Schneider farà verosimilmente ancora peggio, all’insegna del “devono entrare tutti”. Con una socialista al Dipartimento di Giustizia, addio espulsioni di delinquenti stranieri e di clandestini.

Lo scambio di dipartimenti tra Cassis e Berset, che qualcuno preconizzava, non c’è stato.

E per fortuna. Sarebbe stato un disastro: agli Esteri l’esponente di un partito che vuole l’adesione alla fallita UE e agli Interni l'(ex) lobbista dei cassamalatari? Come mettere due volpi in due pollai. O due lupi in due recinti di pecore, per restare su temi più attuali.

MDD