Il kompagno Alain Berset tenta di assuefarci ad una nuova tranvata – e il Caso Campione?

Siamo solo ad inizio maggio, ma il kompagno Alain Berset (P$), seguendo l’esempio dei cassamalatari di SantéSuisse, già annuncia, per l’anno di disgrazia 2024, un aumento dei premi di assicurazione malattia superiore alla media. Nota bene: gli aumenti vengono ufficializzati a fine settembre. Mancano ancora quattro mesi. 

Il trucchetto è tanto facile quanto subdolo: si tratta di abituare gli svizzerotti, un po’ per volta, all’ennesima tranvata. Così, quando questa arriverà, i cittadini saranno già assuefatti. E dunque rassegnati. Si dice che, se si mette una rana in una pentola piena d’acqua, e si alza la temperatura in modo lento e progressivo, la rana finisca bollita senza nemmeno accorgersene. Il principio è lo stesso.

“Molti fattori”

Il kompagno Berset va in giro a raccontare sui media che il CF starebbe “facendo di tutto per contenere” la nuova stangata. Come no: il governicchio federale – Berset in primis – è addirittura contrario alla restituzione ai cittadini delle riserve miliardarie in esubero dei cassamalatari! 

Interessante, poi, l’affermazione seguente del ministro P$ in un’intervista pubblicata sulla SonntagsZeitung: “L’andamento dei premi per l’anno prossimo dipende da molti fattori, non solo dagli attuali costi sanitari”. La storiella dei “molti fattori” serve ad infinocchiare il popolazzo. Esempio: i costi della salute sono aumentati del 5% ma i premi crescono del 10%? E’ colpa di “altri fattori”, attorno ai quali vengono poi elevate fitte cortine fumogene.

Lo schianto

Vale inoltre la pena ricordare che i CEO delle assicurazioni malattia s’ingrassano sempre più. I loro stipendi sono costantemente cresciuti negli anni. Oggidì navigano tra gli 800mila franchetti ed il milione all’anno. Non proprio dei working poor! In più c’è la pletora di manager ed il circo equestre dei consiglieri di amministrazione, che non di rado sono pure dei politicanti (in genere PLR). Non saranno queste le principali voci della spesa sanitaria, d’accordo; ma alla fine tutto fa brodo. E comunque un po’ di decenza, specie in considerazione del fatto che sempre più svizzeri tirano la cinghia proprio a causa dei premi di cassa malati, non guasterebbe!

Lo schianto contro il muro, comunque, non è lontano: se il ceto medio non è più in grado di pagarsi i costi della salute, è chiaro che il sistema LAMal è fallito.

E il passaporto?

Il kompagno Berset, a manina con i cassamalatari, sta dunque già lavando il cervello ai cittadini con la narrativa dell’ “inevitabile aumento massiccio dei premi anche l’anno prossimo”. Però ben si guarda dal fare chiarezza sui motivi dell’aumento. Supportato, in questo, dalla partitocrazia bernese.

Ad esempio: nei giorni scorsi, durante la sessione speciale (corbezzoli!) del Consiglio nazionale, i soldatini triciclati sono riusciti ad affossare – con 115 No, 66 Sì e 4 astensioni – una mozione che chiedeva di indicare, nelle statistiche sull’assicurazione malattie obbligatoria, i dati relativi a statuto di soggiorno e nazionalità. Si legge tra l’altro nella motivazione della mozione: “Nei Paesi vicini (ad esempio in Germania) è emerso che le persone migranti contribuiscono fortemente all’aumento dei costi della salute, perché ricorrono in misura superiore alla media a determinate prestazioni”.

Informazioni imboscate

La partitocrazia, $inistra in primis, si sciacqua la bocca con la “trasparenza”. Eppure imbosca i costi sanitari provocati dai migranti. Noi invece vogliamo sapere quanto influiscono sugli aumenti dei premi di cassa malati i finti rifugiati, i migranti economici di ogni ordine e grado, ed anche i profughi ucraini; e quante prestazioni mediche consumano costoro. 

Altro che “immigrazione uguale ricchezza”: l’immigrazione incontrollata voluta dalla partitocrazia fa esplodere la spesa sanitaria, e di conseguenza i premi di cassa malati. E dunque anche i sussidi per la riduzione individuale dei medesimi. Sussidi che vengono pagati con i soldi del contribuente del ceto medio! Quindi, adesso il kompagno Berset fa il piacere di tirar fuori le cifre! Perché è chiaro che, se “certe nazionalità” abusano di prestazioni mediche, tanto poi il conto lo paga qualcun altro, occorrono interventi mirati.

E Campione?

Già che siamo in tema. Di quello che sta succedendo a proposito dell’accesso dei cittadini di Campione d’Italia alla sanità ticinese non si capisce più una fava! E’ chiaro che i costi che essi generano devono essere coperti integralmente: o dai diretti interessati, o dalla Regione Lombardia (il Comune di soldi non ne ha, per cui qualsiasi suo impegno a pagare vale come il due di briscola).

In nessun caso devono rimanere puff o costi sul groppone dei cittadini ticinesi! Ad esempio, come chiede il granconsigliere leghista Alessandro Mazzoleni in un’interrogazione al governicchio (vedi a pag. 27), ci interessa sapere cosa succede se i campionesi non versano il tributo assicurativo dovuto! Diventano morosi di cassa malati, e quindi il conto finisce a carico nostro? E se a non pagare fosse la regione Lombardia? 

Inoltre: i ticinesi dovranno finanziare ulteriori sussidi per i campionesi? 

E’ chiaro che le possibilità sono solo due: se l’accesso dei cittadini di Campione alla nostra sanità non ci genera alcuna spesa, bene. Ma devono esserci garanzie granitiche. Altrimenti, questo accesso non va dato! Di beneficienza a vantaggio dell’enclave  ne abbiamo già fatta fin troppa. 

A proposito: quanti soldi deve ancora Campione d’Italia al Ticino e alla città di Lugano per servizi che sono stati erogati gratuitamente, “per solidarietà”, dopo il fallimento del Casinò?

Lorenzo Quadri