Ma come, non erano tutte balle del Mattino populista e razzista? Ed invece… 

Sarà un’intenzione seria o un bluff? E cosa ne pensano a Comano, dove la propaganda di regime prosegue “come se niente fudesse”?

Nathalie Wappler, direttrice designata della SRF, due settimane fa ha rilasciato alla NZZ am Sonntagun’intervista per certi versi sorprendente.

Al proposito dell’informazione della TV di Stato, la sciura Nathalie ha infatti dichiarato che “non dobbiamo (alla SRF) fare giornalismo d’opinione, perché questo provoca perdita di fiducia”. Giornalismo d’opinione, evidentemente,  è un eufemismo che sta ad indicare “giornalismo fazioso”. O, ancora meglio, “propaganda di regime”.

Un passo avanti

La direttrice designata ammette dunque che allo stato attuale il giornalismo della SRF è “d’opinione” ovvero fazioso. E’ già un passo avanti. Finora tutti i capoccioni dell’emittente hanno sempre affermato l’esatto contrario, non facendosi scrupolo di negare l’evidenza.

E’ difficile dire se l’intenzione della signora Wappler sia davvero quella dichiarata a mezzo stampa, o se si tratti solo di una “captatio benevolentiae” cioè di una boutade da furbetta per rendersi gradita ai cittadini (giustamente) scontenti della SSR.

Tattica o realtà?

E’ infatti assai probabile che la direttrice indicata sia ben consapevole che le promesse fatte dai vertici della Tv di Stato durante l’isterica campagna contro la “criminale” iniziativa No Billag sono state disattese in modo sfacciato. La nuova concessione alla SSR per il periodo 2012-2022 è quasi peggiorativa della versione precedente. Addirittura, c’è un articolo che prevede “più attenzione alle persone con passato migratorio”. Come se non ce ne fosse già a sufficienza! E’ il massimo: paghiamo il canone più caro d’Europa per fare una televisione per migranti.

Allo stesso modo, il tanto decantato piano R, quello che dovrebbe ridurre l’elefantiasi dell’emittente di regime, è una presa per il “R”etro. Ecco dunque che la futura direttrice SRF  si è sentita in dovere di indicare che qualcuno intenzionato a cambiare c’è.

Se l’intenzione sia reale o solo “tattica” è difficile dire. Ammettendo che la signora sia in buona fede, rimane sempre in vigore il vecchio adagio: tra il dire e il fare…

Se davvero si vuole cambiare…

Ed infatti bisogna vedere cosa la direttrice riuscirà a realizzare. Quando, come nel caso della SSR, l’86% dei giornalisti è di $inistra o di centro$inistra – tutta gente che pretende di usare i soldi del canone più caro d’Europa per fare il lavaggio del cervello alla popolazione in base alle proprie inclinazioni ideologiche – hai voglia di predicare il “giornalismo non d’opinione”. Se vuoi davvero che ci sia un cambiamento, puoi solo fare tabula rasa nelle redazioni. Ma è evidente che non si tratta di uno scenario realistico.

A Comano

Intanto alla RSI il problema non se lo pongono affatto. Negli sfarzosi uffici di Comano, un discorso come quello di Wappler non si sentirà mai. Lì si continua allegramente con la propaganda di regime. E ci si inkazza pure se qualcuno lo fa notare. Ad esempio, il responsabile dell’informazione regionale Massimiliano Herber ha preso assai male il reclamo presentato contro il Quotidiano del 27 ottobre. Nella trasmissione, la TV di Stato dava ampio spazio ad una (del tutto irrilevante) manifestazione di tre gatti a sostegno dei finti rifugiati, in cui si predicava l’illegalità, si prendevano di mira singoli esponenti leghisti e si denigrava il Mattino come “razzista”.

Ed infatti domenica il dirigente televisivo ha pensato bene di sfogare la propria stizza con un post assai poco professionale (vedi foto). La narrazione farlocca ben dimostra come viene gestita l’informazione alla Pravda di Comano. Il che è uno stimolo a continuare a presentare reclami (volendo se ne potrebbero inoltrare a raffica, ma evidentemente nessuno ha il buon tempo…). Chiaro che l’effetto pratico è nullo: l’ombudsman è lì per dare ragione all’emittente. Però, come ben si è visto, danno molto fastidio a capi e capetti. E son soddisfazioni!

Lorenzo Quadri