Emittente di regime criticata solo a parole, ma quando si tratta di votare…
Tanto tuonò che non piovve. Alla fine il Consiglio nazionale non ha apportato modifiche sostanziali al mandato di servizio pubblico della SSR. Una mozione di commissione che chiedeva di introdurre la competenza duale nel rilascio nella concessione alla SSR (concessione quadro decisa dal parlamento, concessione di dettaglio definita dal Consiglio federale) è stata respinta di misura con 99 voti contrari 87 favorevoli e 4 astensioni. Un’altra mozione, che chiedeva che la competenza passasse tout-court al parlamento, è stata parimenti bocciata. E’ stata per contro approvata una mozione per l’istituzione di un’autorità di sorveglianza indipendente, che adesso non c’è.
La SSR raccoglie una “vittoria”. E’ infatti chiaro che, se il parlamento ottenesse la competenza di fissare l’ammontare delle risorse a disposizione dell’azienda, e di conseguenza il canone, esso si dimostrerebbe meno accomodante del dipartimento Leuthard, che con l’azienda va a manina. Ciò significa che il canone verrebbe decurtato.
I contrari all’ipotesi della concessione decisa dal parlamento hanno strillato allo scandalo, al controllo della epolitica sull’azienda. Il che fa piuttosto ridere dal momento che l’azienda è già lottizzata adesso. A suscitare lo scandalo dei benpensanti non è tanto il fatto che la politica possa avere da dire nell’emittente. Lo scandalo è semmai che la parte politica che si vuole tagliare fuori, e specialmente l’odiata “destra populista”, potrebbe avere qualcosa da dire.
Chi si loda…
Fa poi piuttosto specie che il direttore della RSI kompagno Maurizio Canetta abbia dovuto scrivere un’opinione sul Corriere del Ticino per spiegare ai lettori quanto brava e bella e vicina al territorio (?) sia l’emittente da lui diretta, ciò alla luce delle risultanze di un sondaggio. Un detto dialettale recita: “chi g’ha miga vatandur, i sa vanta da par lur” (nb: non essendo torinese non posso garantire sulla correttezza dell’ortografia in dialetto). Ma i sondaggi non sempre ci azzeccano. Anzi, ultimamente non ci azzeccano quasi mai. A contare sono i voti. E l’ultima votazione sulla RSI è quella del giugno 2015 sulla nuova legge sulla radiotelevisione. La legge è stata approvata a livello federale per una manciata di schede, mentre in Ticino è stata sonoramente bocciata. Metà della popolazione svizzera è scontenta della SSR. E a questa metà il Consiglio federale nel suo rapporto dice che “l’è tüt a posct”, il direttore della RSI si autoincensa sui giornali e la maggioranza del parlamento come dice il nome parla; ma quando si tratta di schiacciare il bottoncino di voto si allinea al coro di “Tout va bien, Madame la Marquise” (qualche politicante teme forse di non venire più invitato nei salotti televisivi?).
Alta tensione
Che in casa SSR ci sia preoccupazione per l’esito sull’iniziativa No Billag è evidente. Mai si è visto, ad esempio, che il presidente della CORSI sconfessasse pubblicamente l’emittente. Invece è proprio quello che ha fatto il Gigio Pedrazzini a proposito dell’ospitata (reiterata) del terrorista di Prima linea alla RSI. E la scelta della ministra uregiatta Doris Leuthard di disdire il mandato all’impopolarissima Billag è evidentemente un modo per migliorare l’immagine della SSR.
Argomenti fetecchia
Fa poi specie che, nella foga di magnificare l’emittente di regime, la maggioranza parlamentare e Leuthard, oltre a riempirsi la bocca con il solito ritornello della SSR che garantisce la coesione nazionale (come se la coesione nazionale fosse nata nel 1931 con la TV svizzera, quando invece esisteva già da parecchi secoli ed esisterà ancora quando la televisione non ci sarà più) abbia addirittura sostenuto che la SSR è indispensabile alla pluralità dell’informazione. Uella, è vero proprio il contrario! La SSR praticando tariffe pubblicitarie dumping – e oltretutto vuole pure crearsi la holding apposta con gli amichetti di Swisscom e Ringier – danneggia la stampa scritta, che vive di inserzioni. Quindi nuoce alla pluralità dell’informazione. Grottesco poi che si sia arrivati a giustificare 1,2 miliardi di canone estorto dalle tasche di tutti i cittadini con la libertà di stampa. Tanto per cominciare, la libertà di stampa serve a garantire, appunto, la libertà degli organi di informazioni privati – specie se non allineati! – dal controllo dello Stato. Qui invece la si usa per giustificare il processo esattamente inverso: ossia gonfiare come una rana l’emittente di regime. Visto poi che tutti i cittadini, compresi quelli che non vogliono o non possono guardare la televisione, sono costretti dalla nuova legge a pagare il canone, sciacquarsi la bocca con la “libertà” vuol dire prendere la gente per i fondelli.
Non serve la maggioranza
Come già scritto, le possibilità di riuscita dell’iniziativa No Billag sono esigue, per non dire nulle: ma, nel caso di un’iniziativa così estrema, a mettere nella palta la SSR basta un consenso significativo. Non c’è bisogno che sia maggioritario.
Lorenzo Quadri