Ma guarda un po’! Come volevasi dimostrare la telenovela della Stabio-Arcisate prosegue e naturalmente a rimanere con la Peppa Tencia in mano sono, da copione, gli svizzerotti che credono alle promesse della vicina Penisola.
Prima il cantiere della Stabio-Arcisate chiude definitivamente, poi dicono che riapre ma in realtà da verifiche sindacali, risulta che sul posto ci sono tre o quattro persone. L’altro giorno Maurizio del Tenno assessore della Regione Lombardia alla mobilità commenta serafico: “la Stabio Arcisate non sarà pronta per il 2015”.
Perché, forse che qualcuno non l’aveva capito che la Stabio Arcisate non sarebbe stata pronta per il 2015? E questo malgrado in precedenza l’autorità italica avesse giurato e spergiurato che non solo l’opera sarebbe stata pronta in tempo, ma che addirittura i lavori sulla parte italiana sarebbero stati conclusi prima di quelli sulla tratta elvetica!
La realtà, oltretutto, si presenta a tinte ben più fosche, poiché l’opera non solo non sarà pronta per il 2015, ma resterà incompiuta! Si verifica così la grottesca situazione ampiamente preventivata da queste colonne, e non perché noi si disponga della sfera di cristallo, ma perché l’esperienza qualcosa insegna (ma evidentemente non ai bernesi): la Svizzera investe 200 milioni, di cui 100 messi a disposizione dal contribuente ticinese per arrivare alla conclusione dei lavori secondo la tabella di marcia stabilita. Ed infatti ciò accadrà puntualmente fino al confine elvetico. Ma poi, una volta varcato il confine, sarà il deserto.
Beltrasoddisfatto? E di cosa?
Si ricorderanno poi alcune “perle” prodotte nei mesi scorsi da autorità italiane. Come quella sindaca che proponeva di regalare l’arsenico (che contamina il materiale di scavo sulla parte italiana) agli svizzeri! Un pensiero davvero delicato, non c’è dubbio, che bisogna assolutamente contraccambiare tramite la restituzione all’Italia di 30mila frontalieri.
Fa inoltre specie la “moderata soddisfazione (?)” espressa dal presidente del Consiglio di Stato Paolo Beltraminelli davanti all’ammissione che i lavori sulla tratta italiana della Stabio-Arcisate non saranno terminati per il 2015.
Non si capisce bene cosa ci sia da essere soddisfatti di aver pagato 100 milioni per un’opera che, Beltraminelli dixit, “servirà a sgravare il Mendrisiotto dal traffico dei frontalieri”. Di frontalieri il nuovo “trenino dei puffi” ne porterà due in croce e per un motivo ovvio: alle stazioni non si faranno i park&ride e quindi gli attualmente 60mila frontalieri continueranno ad entrare in Ticino uno per macchina. Piace comunque la forma mentis del presidente del CdS: spalanchiamo le porte ai frontalieri, devastando il nostro mercato del lavoro, ed in più paghiamo 100 milioni per costruir loro “ad hoc” trenini che non useranno mai: potrebbe comunque servire da incentivo a qualche italiano che ancora non avesse pensato di venire da noi a fare il frontaliere. Magari, agevolandolo mettendo a disposizione il mezzo pubblico, si riuscirà a superare le ultime resistenze.
Berna alla cassa
Se il presidente del governo cantonale vuole diminuire il numero delle auto dei frontalieri, invece di far pagare ai contribuenti ticinesi costosissimi trenini dei puffi ad uso e consumo di chi gli porta via il lavoro (quindi ticinesi cornuti e mazziati) farebbe meglio a preoccuparsi di diminuire il numero dei frontalieri.
Meno frontalieri uguale meno auto, oltre che più posti di lavoro per i Ticinesi (ma questa non pare essere una priorità); e senza bisogno di andare a realizzare nuove tratte ferroviarie!
Inoltre: l’invasione dei frontalieri e dei padroncini è dovuta alla devastante libera circolazione delle persone, che i ticinesi hanno sempre – e giustamente – rifiutato in votazione popolare. La devastante libera circolazione delle persone è stata imposta dalla Confederazione. Quindi, come minimo, i trenini dei puffi realizzati nell’illusione di trasportare i frontalieri li paga Berna, e fino all’ultimo centesimo!
Lorenzo Quadri