Che il triciclo non pensi di far rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta

In Ticino il Mattino è stato l’unico giornale a schierarsi  contro la mungitura pro-pensiero unico – governicchio federale sconfessato su tutto

I cittadini – non solo a livello nazionale, ma anche in Ticino – hanno asfaltato la stampa di regime e la partitocrazia che la telecomanda. Oltre al fatto che il governicchio federale ha perso praticamente su tutta la linea, questo è il dato saliente delle votazioni della scorsa domenica.

La stampa di regime è stata asfaltata malgrado per settimane abbia fatto il lavaggio del cervello ai lettori a sostegno dei sussidi pro-saccoccia, con paginate pubblicate a cadenza quotidiana. Proprio un bell’esempio di indipendenza e di pluralità, non c’è che dire!

Evidentemente i votanti si sono resi conto che i loro soldi (stiamo parlando di 151 milioni all’anno, non proprio noccioline) sarebbero finiti nelle capienti casse dei grandi gruppi editoriali:quelli che realizzano centinaia di milioni di franchi di utili. E che gli aiuti, ben lungi dal durare “solo” sette anni (150 milioni all’anno per 7 anni fanno comunque un miliardo e 50 milioni), se introdotti, sarebbero diventati permanenti.

Altro flop

Per la kompagna Sommaruga l’affossamento del pacchetto sui media è l’ennesima tranvata rimediata alle urne (dopo quella sui rovinosi ecobalzelli). Due votazioni popolari, due flop. Di che porsi qualche domandina. Stesso discorso per la $inistra; perché la legge sui media era una legge della $inistra tassaiola ed assistenzialista a cui una parte del sedicente centro si è, come consuetudine, accodata.

Va sottolineata anche la figura marrone incamerata dall’ex partitone in Ticino.

Il partito nazionale faceva – giustamente – propaganda contro i nuovi sussidi, pubblicando materiale anche in italiano. I due consiglieri nazionali PLR ticinesi erano invece schierati dalla parte del sì: figuravano sulle inserzioni pubblicitarie a manina con i kompagni ro$$overdi. E questo sarebbe un partito “liberale”?

Sconfessato anche il governicchio cantonale, che ha avuto la brillante idea di intervenire a sproposito su un tema posto invotazione federale; con l’unico risultato di evidenziareulteriormente la relazione di “mutuo soccorso” esistente tra pennivendoli e politicanti in perenne fregola di visibilità mediatica.

Altro che democrazia

In Ticino, il Mattino è stato l’unico giornale ad opporsi altentativo di mungitura. Una mungitura avrebbe rafforzato non già la pluralità, ma proprio il contrario. Ossia il pensiero unico mainstream e $inistrato promosso dalla stampa di regime, solabeneficiaria dei sussidi: quella che monta la panna dove fa comodo ai suoi padroni e censura le notizie che non le piacciono.

Del resto, come non ci stancheremo di ripetere, il panorama mediatico svizzero, e quello ticinese in particolare, non è affatto pluralista. E’ solo affollato.

L’ipermediatizzazione ticinese poi, ben lungi dal giovare alla democrazia, le nuoce, dal momento che trasforma politichettilocali in mitomani, creando il tristemente noto clima di campagna elettorale permanente. Se l’obiettivo dei citati politichetti diventa quello di “profilarsi pubblicamente” perché hanno sviluppato dipendenza (nel senso patologico del termine) da visibilità mediatica, è ovvio che poi i gremi istituzionali, Gran Consiglio in primis, non concludono un tubo.

Avviso ai naviganti

Visto che il pacchetto di aiuti ai media è stato bocciato dal popolo, anche in Ticino, che nessuno si sogni di far rientrare dalla finestra magari con la solita tattica del salame quel che è uscito dalla porta (vedi quanto sta accadendo con gli ecobalzelli).

Se in futuro si vorrà dare un sostegno ai giornali, di certo non secondo le modalità del defunto pacchetto ed in nessun casomettendo le mani nelle tasche dei cittadini. Se a prosciugare il mercato pubblicitario svizzero sono i colossi americani del web, allora è lì che bisogna andare a battere cassa.

Nuovi divieti in arrivo

Per quel che riguarda gli altri due temi in votazione (facciamo astrazione dall’iniziativa contro gli esperimenti sugli animali, che non era sostenuta da alcuna forza politica), bisogna ammettere che si trattava di battaglie molto ostiche; per non dire perse in partenza. Troppi e troppo facili gli appigli che fornivano al moralismo ed al populismo ro$$overde.

L’approvazione del divieto di pubblicità per il tabacco costituisce un pericoloso precedente.  Vietare di pubblicizzare un prodotto che può essere acquistato e consumato legalmente apre la strada a divieti analoghi. Ed infatti ce ne sono già in rampa di lancio per il vino, la carne, le auto a benzina… quando si tratta di limitare lelibertà e di mettere sotto tutela i cittadini, la fantasia dei $inistratinon ha limiti. I due partiti-fotocopia P$ e Verdi-anguria più che tasse, balzelli, obblighi e divieti non concepiscono (però poi sono quelli che liberalizzano gli stupefacenti). E il sedicente “centro”, ça va sans dire, segue con le braghe calate ad altezza caviglia.

I primi a pagare il prezzo del proibizionismo della gauche-caviarsaranno proprio i giornali, che vedranno calare ulteriormente le inserzioni. Sicché i kompagni prima – per mungere i cittadini – strillano al crollo della pubblicità sui media; poi però, con le loro politichette, contribuiscono ad aggravarlo ancora di più!

Curiosa, inoltre, la considerazione che i ro$$overdi hanno dei giovani: li reputano degli sprovveduti in balia della pubblicità(oltretutto i giovani non iniziano a fumare perché vedono un’inserzione, altrimenti fumeremmo tutti, ma semmai per la pressione del gruppo o seguendo esempi familiari). Poi però pretendono di abbassare l’età del voto a 16 anni: evidentemente pianificano di manipolare (imbesuire) i sedicenni con la loro propaganda!

Posti di lavoro

Altrettanto ostico il tema dell’abolizione della tassa di bollo, ovvero uno sgravio di cui avrebbero beneficiato solo le aziende, e già per questo poco stimolante per l’elettore. Fin troppo facile far passare la fake news che ne avrebbero approfittato le multinazionali. Quando in realtà l’80-90% delle imprese che pagano la tassa di bollo sono PMI. Proprio le piccole e medie imprese, che in tempo di crisi hanno necessità di ricapitalizzarsi, avrebbero beneficiato dello sgravio.

Sta di fatto che la Svizzera – Ticino in primis – dovrà pensare seriamente alla propria competitività fiscale. Essa sta andando a ramengo; in particolare nel nostro Cantone, che le politiche tassaiole del triciclo hanno miseramente fatto precipitare sul fondo della graduatoria nazionale. Con tutto quel che ne consegue per la piazza economica e la creazione di posti di lavoro.

Lorenzo Quadri