I permessi di protezione prolungati in automatico: altro che “orientamento al rimpatrio”!
Altro che “statuto orientato al rimpatrio”. Con l’assegnazione del permesso S ai profughi ucraini, gli svizzerotti sono stati di nuovo infinocchiati dai loro sgovernanti. Con la consueta tattica del salame.
In febbraio sarà passato un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, che nessuno sembra intenzionato a chiudere. Si pone quindi il problema del rinnovo dello statuto S, che dura un anno.
Nei giorni scorsi la ministra di giustizia PLR Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) se ne è uscita tranquillamente a dire che una proroga non è necessaria: se non viene revocato, lo statuto di protezione “può valere fino a 5 anni prima di essere trasformato in un permesso B”.
Una posizione, ma guarda un po’, che contraddice vistosamente la narrativa finora adottata dal governicchio federale: ovvero quella del permesso a corto termine “orientato al rimpatrio”.
Solo una breve durata può infatti rendere accettabili i privilegi di cui godono i titolari di un permesso S. Ovvero: ricongiungimento familiare, diritto di recarsi all’estero e tornare in Svizzera senza autorizzazione di viaggio, possibilità di esercitare da subito un’attività lucrativa, anche indipendente. Oltre ovviamente ad alloggio, assistenza, accesso alle cure mediche pagate dal contribuente (quali le conseguenze sull’esplosione dei premi di cassa malati?), spillatico anche ai proprietari di Porsche e Maserati, eccetera.
Ci troviamo quindi davanti ad un vero Bengodi, che non stimola affatto il rimpatrio. Semmai ottiene l’effetto contrario. Ed istiga al turismo dello stato sociale verso la Svizzera.
Più il tempo passa…
E’ chiaro che più passa il tempo, più la distruzione dell’Ucraina prosegue, più gli ucraini arrivati qui si abituano e si accorgonoche… chi glielo fa fare di rientrare in un paese mezzo devastato?Con quali prospettive per il futuro? Tra l’altro, volenti o nolenti, la Russia sarà sempre lì di fianco.
Se poi il rifugiato trova un lavoro – cosa che in Ticino può avvenire solo a scapito dei residenti – è manifesto che in patria non ci tornerà mai più. In questi casi i permessi S verranno automaticamente trasformati in B. E’ fin troppo facile prevedere la cagnara anti-rimpatri che monteranno la casta immigrazionista e la stampa di regime colonizzata da giornalai $inistrati (Pravda di Comano in primis).
Morale della favola, andrà a finire come con i profughi dell’ex Jugoslavia: una nuova bomba demografica. Con tutte le conseguenze del caso per i cittadini elvetici.
Cadono i presupposti
L’accaduto insegna che lo statuto S può semmai giustificarsi in caso di guerra-lampo. Ma purtroppo siamo davanti ad una guerra che dura da 8 mesi e non se ne vede la fine. Ragion per cui, lostatuto S va revocato. Piaccia o non piaccia alla Ka-Ka-eS ed ai suoi padroni di Bruxelles e di Washington. I presupposti di questo strumento non sono più dati. I profughi ucraini vanno trattati come gli asilanti che scappano da altre guerre. L’Ucraina non è purtroppo l’unico paese al mondo dove si combatte. I rifugiati non vanno poi confusi con i migranti economici. Questi ultimi non ricadono neppure sotto la categoria dell’asilo, bensì sotto quella dell’immigrazione clandestina. Pertanto vanno semplicemente respinti in dogana.
Gli immigrazionisti ci marciano
Più il tempo passa, più la situazione di privilegio dei permessi S diventa difficile da giustificare. Gli immigrazionisti hanno dunquebuon gioco nel pretendere che essa venga estesa a tutti i migranti. Una pretesa che infatti è stata avanzata ancora nei giorni scorsi dalla solita cricca a margine del cosiddetto sciopero della fame di alcuni asilanti afghani alloggiati al centro di Chiasso, con lo slogan “se si vuole, si può”. Ma col fischio! Certi soggetti “si possono” anche accompagnare al confine! E con loro quelli che pretendono di fare entrare e di mantenere tutti, va da sé con i soldi degli altri!
La Svizzera ha già fatto e continua a fare fin troppo per i migranti. E’ tempo di dare finalmente la priorità ai cittadini svizzeri.
In conclusione: ad un anno dall’inizio dell’invasione russa, il permesso S va revocato e i profughi ucraini trattati come quelli in arrivo da altri paesi in guerra. Dopo un lasso di tempo così lungo, gli argomenti a sostegno di un trattamento di favore non reggonopiù.
Lorenzo Quadri