La ministra di giustizia PLR vaneggia. Il permesso in questione è un flop e va abrogato!

Sono passati 6 mesi dall’inizio della guerra in Ucraina. E non se ne vede la fine. Nessuno dei belligeranti vuole la pace. La Svizzera, avendo affrettatamente rottamato la propria storica neutralità per correre dietro ai balivi di Bruxelles e Washington, è diventata anch’essa parte del conflitto. Pertanto, non può più immaginare di svolgere un qualsiasi ruolo di mediazione.

Le sanzioni alla Russia, ormai dovrebbe essere chiaro anche ai paracarri, non fanno finire alla guerra. Per contro, mettono nella palta i cittadini e le imprese degli Stati sanzionatori.

Nuova perla

In queste circostanze tutt’altro che rosee, la ministra di giustizia PLR Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) ha perso l’ennesima occasione per tacere. La signora, non contenta di aver dichiarato davanti al parlatoio federale che 75mila frontalieri in Ticino sono una figata  (nel frattempo sono già saliti a 76mila) nei giorni scorsi ha definito lo statuto S per i rifugiati ucraini “un successo”. Perché, udite udite, l’11% dei rifugiati giunti in Svizzera avrebbe un lavoro. 

Ma “ci faccia il piacere”, come diceva Totò!

Insulto ai ticinesi

Tanto per cominciare, con lo statuto S si elargiscono aiuti ad innaffiatoio. Anche a chi non ne ha bisogno. I profughi ucraini che vediamo circolare con il SUV Mercedes, il Porsche Cayenne o la Maserati ricevono anche loro i 500 Fr mensili a persona, rispettivamente 750 per le coppie: questo è un insulto ai ticinesi che tirano la cinghia. 

Non diciamo certo che chi è ricco deve rimanere sotto le bombe. Ma i borsoni non hanno bisogno dei nostri soldi. Se dei profughi ucraini abbienti arrivano qui, sono semmai loro che dovrebbero dare dei soldi a noi (ad esempio sottoforma di imposte). Non viceversa. 

Con il permesso S, invece, manteniamo pure i milionari.

Versamenti automatici

C’è poi la questione dei domicili farlocchi. Quanti profughi ucraini registrati in Svizzera sono già partiti per altri lidi – magari nella vicina Penisola – però continuano a ricevere sussidi pagati da noi? Da notare che questi sussidi, “per semplificare le procedure”, vengono versati direttamente sul conto corrente. Ergo, il beneficiario non deve dimostrare di essere fisicamente qui. Solo il primo pagamento avviene previo  incontro personale.

I furbetti

Andiamo avanti. Lo statuto S, come denunciava da queste colonne qualche settimana fa il direttore del DI Norman Gobbi, l’hanno ottenuto anche cittadini di nazionalità ucraina che però non risiedevano in Ucraina allo scoppio della guerra, bensì in altri Paesi. Ad esempio in Italia.

Viceversa, migranti economici africani, quindi finti rifugiati, che si trovavano in Ucraina quando è iniziata l’invasione russa, invece di tornare nel paese d’origine sono arrivati qui ed hanno prontamente ricevuto lo statuto S! Questi furbetti possono erigere un monumento a Putin! Ha fatto sensazione, qualche tempo fa, la notizia che, in un piccolo comune del Canton Argovia, su 12 profughi “ucraini” 5 erano in realtà africani.

Ve la diamo noi la “stabilità”!

Inoltre, lo statuto S si estende impropriamente a tutto il territorio dell’Ucraina. Cittadini ucraini a cui in passato era stato negato il permesso B per trasferirsi in Svizzera, e che neppure risiedono in zone di guerra, ne hanno “approfittato” per fiondarsi sul nuovo statuto generosamente concesso dagli svizzerotti.

Veniamo poi alla magnificata possibilità di lavorare offerta ai profughi ucraini: attualmente, si esalta la Ka-Ka-eS, a lavorare sarebbe l’11%. E’ evidente che costoro vengono assunti a scapito dei residenti. Ciò non è accettabile. A maggior ragione in un Cantone come il nostro, con un mercato del lavoro già devastato dall’invasione di frontalieri voluta dalla partitocrazia. A meno che la Ka-Ka-eS voglia ritirare un po’ di permessi G per fare spazio agli S…

Dimostrando una faccia di tolla mica da ridere, di recente le imprese hanno chiesto “più stabilità” in merito alla permanenza nel nostro Paese di questi ultimi. In altre parole: i profughi devono restare qui in via definitiva! Ma andate a Baggio a suonare l’organo! Cari imprenditori, se volete stabilità, assumete SVIZZERI!

Priorità: il rimpatrio

Una cosa va ribadita ad oltranza. I profughi ucraini devono tornare a casa loro appena possibile. Il loro statuto deve dunque essere orientato al rimpatrio. Il permesso S, per contro, offre una pletora di privilegi (che gli immigrazionisti sognano di estendere a tutti i migranti economici). Dal ricongiungimento familiare alla libertà di movimento in tutto lo spazio Schengen, con anche la possibilità di trascorrere le vacanze in Ucraina. Dunque spinge a fare proprio il contrario: ossia a rimanere in Svizzera e a farsi raggiungere dai familiari. Il risultato sarà una bomba demografica.

Tanto per non farsi mancare niente, i politicanti $inistrati blaterano che lo statuto S va rinnovato per 5 anni. Geniale! Così non rimpatrierà più nessuno! Anche perché – è bene ricordarlo – la prospettiva non è mica quella di tornare nell’Eden, bensì in un Paese che non era “una perla” già prima dell’invasione russa; figuriamoci dopo.

Ma quale “successo”?

Queste sono solo alcune delle distorsioni (eufemismo) del fallimentare statuto S. 

Se in queste circostanze la Ka-Ka-eS  ancora ciancia di “successo”, vuol dire che o è caduta dal seggiolone da piccola, oppure sta prendendo i cittadini per il lato b.

E’ quindi evidente che lo statuto S non va affatto rinnovato, ma va anzi abrogato. 

Altro che “un successo”!

Lorenzo Quadri