Il direttore del DFE Christian Vitta è andato Oltregottardo per discutere sull’applicazione del 9 febbraio tramite clausole di salvaguardia. Quello che è certo è che non si può pensare di trovare una soluzione che vada bene per tutta la Svizzera allo stesso modo, e questo per un motivo molto semplice: le situazioni sono troppo diverse da Cantone a Cantone. A situazioni diverse non si possono dare risposte uguali. Sembra una cosa elementare. Ma evidentemente a Berna non lo è poi così tanto, dal momento che il messaggio non passa. L’amministrazione federale vuole infatti centralizzare e livellare tutto. Togliendo così ai Cantoni l’autonomia che spetta loro.
Esigenza fondamentale
A sostegno della richiesta sistematica del casellario giudiziale a frontalieri e dimoranti sono state raccolte circa 10mila firme. Segno evidente che la maggioranza dei Ticinesi appoggia questa decisione del ministro leghista Gobbi. C’è chi, pur di denigrare la Lega ed invidioso di non aver avuto lui l’idea, ha tentato di squalificare questa iniziativa, accusandola di essere di piccolo cabotaggio. Apperò. Un po’ come la questione del Burqa: doveva essere un “non problema” – che quindi non interessa a nessuno – ed invece tutti ne parlano.
La richiesta del casellario, ormai l’hanno capito anche i paracarri, risponde ad un’esigenza fondamentale di sicurezza: non rilasciare permessi alla cieca a pregiudicati, che poi non si riescono più a ritirare. I ticinesi, con il loro sostegno massiccio, hanno voluto esprimere il loro appoggio a chi difende i loro diritti. Speriamo lo facciano anche il 18 ottobre.
Dalla parte dell’Italia
Ebbene, nemmeno in una situazione così chiara la Confederazione si è schierata dalla parte del Ticino e delle sue necessità. La vicina ed ex amica Penisola si è messa strumentalmente a starnazzare alla presunta discriminazione a causa del casellario, e subito il consiglio federale e la diplomazia – svenduta ed euroturbo – hanno preso le parti dell’Italia. Che nei nostri confronti è inadempiente su tutto. Se nemmeno in una questione del genere Berna è capace di riconoscere l’autonomia dei Cantoni, figuriamoci quando si tratta di tutela del mercato del lavoro.
Bisognerà battersi
Per il margine di manovra dei Cantoni – che non è affatto “nullo”, contrariamente a quel che amava ripetere l’ex direttrice PLR del DFE Laura Sadis – occorrerà battersi a lungo, e continuare ad insistere. Il federalismo è uno dei principi fondanti della Svizzera. Il Ticino è Cantone, ma è anche Repubblica. Di questa Repubblica occorre reimpossessarsi, prima che diventi Repubblica delle banane. Non è perché i 7 scienziati bernesi hanno scoperto la strada per attraversare il Gottardo che sono diventati più ricettivi in materia di problemi del Ticino. I signori – soprattutto la ministra del 5% – hanno faccia di tolla più che sufficiente per promettere una cosa e poi fare l’esatto contrario non appena rientrati a Berna.
Esempio concreto: la modifica di legge, letteralmente demenziale, che vuole accordare ai frontalieri le stesse deduzioni fiscali di cui beneficiano i residenti, è stata partorita (abortita) tra una dichiarazione di attenzione al Ticino e l’altra.
Soluzioni su misura
Il nostro Cantone ha bisogno di soluzioni su misura. Non per capriccio o per piagnisteo. Non perché riteniamo di essere l’ombelico del mondo. Semplicemente perché la nostra situazione è unica in Svizzera. Sicché ne va della coesione nazionale. Quest’ultima non è messa a rischio da soluzioni differenziate. E’ messa a rischio se si pretende di applicare le stesse regole in circostanze non paragonabili.
Attenzione…
Finché questo messaggio non arriverà a Berna forte e chiaro il Ticino continuerà ad essere la Cenerentola della Svizzera. Il nostro Cantone ha bisogno a Berna di deputati che inculchino negli interlocutori questo concetto. Non certo di kompagni secondo cui deve essere tutto uguale, non solo a livello svizzero, ma addirittura sul europeo. Ed infatti hanno nel programma l’adesione della Svizzera all’UE: adesso in fase pre-elettorale fingono di dimenticarsene. Ma se ne ricorderanno benissimo dal 19 ottobre via.
Lorenzo Quadri