In gioco c’è il futuro della nazione – Non mandiamo a Berna due senatori svendi-patria

La Svizzera torna al tavolo delle trattative con la fallita UE… naturalmente con le braghe abbassate ad altezza caviglia.

Come peraltro annunciato, appena passate le elezioni federali il governicchio ha “dato il via libera all’elaborazione di un mandato negoziale” per concludere un accordo istituzionale con la DisUnione europea.

Perché ciò accade dopo l’appuntamento con le urne, è evidente: bisognava assolutamente evitare di portare ulteriore acqua al mulino dell’odiata “destra”. Ma è chiaro che i rapporti con la DisUnione europea diventeranno un tema centrale – se non addirittura “il” tema – della prossima legislatura.

Ancora lì

Nel maggio del 2021 il governicchio federale chiuse le trattative sullo sconcio accordo quadro istituzionale (per PAURA di venire asfaltato in votazione popolare). Ma in questi due anni e mezzo, le pretese degli eurobalivi nei nostri confronti non sono arretrate di un micron: ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto UE; sottomissione ai giudici stranieri (della Corte di giustizia europea); direttiva sulla cittadinanza (gli svizzerotti non potranno de facto più espellere nessun delinquente comunitario); paccate di miliardi “di coesione” versate regolarmente a mo’ di pizzo siculo.

Tutte queste (ed anche altre) boiate sono ancora lì, aggrappate come cozze allo scoglio!

Fumogeni

In gioco c’è l’essenza stessa della Svizzera. Ma, per sviare l’attenzione ed infinocchiare il popolazzo, si lanciano fumogeni. I $indakati ro$$i, ad esempio, la remenano con la protezione dei salari. Ossignùr. Se questi kompagni volessero davvero difendere i salari, sarebbero contrari alla devastante libera circolazione delle persone, che provoca invasione di frontalieri e dumping salariale. Invece il P$ – telecomandato dall’Unione $indakale (anti)Svizzera e da UNIA (il $indakato con un patrimonio di un miliardo) – vuole addirittura l’adesione all’UE; altro che difendere i salari! Dal canto suo la partitocrazia, con la collaborazione degli ambienti accademici e della stampa di regime, monta la panna sui programmi Horizon. Come se fosse questa la priorità del Paese!

Rischiamo di perdere tutto

I due temi sopra hanno ovviamente un loro peso; ma rimangono di contorno. La posta in gioco, come detto, è altra e ben più importante: ossia la sovranità e l’indipendenza del nostro Paese. Che, con la ripresa dinamica-automatica del diritto UE ed i giudici stranieri, cesserebbero di esistere. Anche il destino dei diritti popolari sarebbe segnato: se le leggi ce le dettano gli eurobalivi, quel che i cittadini votano non conta più una cippa.

E’ chiaro che qualsiasi trattato comprensivo di giudici stranieri e di ripresa dinamica del diritto europeo va respinto per direttissima. Sovranità ed indipendenza non sono negoziabili. Con l’UE non bisogna sottoscrivere nessun accordo istituzionale!

Degna di nota la misteriosa scomparsa della dichiarazione congiunta tra Confederella ed eurofalliti che avrebbe dovuto segnare la fine dei colloqui esplorativi. Inizialmente era infatti previsto che questa dichiarazione venisse pubblicata; invece è stata imboscata. Forse perché non si vuole far sapere al popolazzo che il governicchio federale ha già svenduto il Paese?

E intanto la partitocrazia applaude giuliva!

Fiume di miliardi regalati

Inoltre, due aspetti vanno sottolineati.

Il primo: nell’ambito del nuovo trattato-ciofeca si prevede che il contributo di coesione miliardario diventi ricorrente. Già anni fa il Mattino e la Lega ammonivano che sarebbe andata a finire così; la casta smentì seccamente. E invece…

Il secondo: sul tavolo negoziale con Bruxelles c’è ora anche un accordo sull’energia. Eh già: grazie alle politiche $inistrate e climatiste, e alla scellerata decisione di uscita dal nucleare, l’approvvigionamento energetico della Svizzera, una volta sicuro, è oggi a rischio. Se si spengono le centrali atomiche e si fa esplodere il consumo di corrente tramite elettrificazione spinta della mobilità ed immigrazione incontrollata, l’ovvia conseguenzaè una penuria di elettricità, che ci rende dipendenti dall’estero – e quindi ricattabili.

Per colpa della partitocrazia sempre più franata a $inistra, la Svizzera dovrà andare a Bruxelles ad elemosinare corrente, cedendo sovranità in cambio. Peggio di così…

Bisogna votare Marco Chiesa

E’ chiaro che la ripresa automatica del diritto UE, i giudici stranieri, i miliardi regalati in permanenza alle eurosanguisughe sono inaccettabili. Basta con le calate di braghe! La Svizzera deve, al contrario, riprendere il controllo dell’immigrazione. Frontalierato ovviamente compreso.

Affinché una boiata come quella che si sta delineando all’orizzonte venga affossata in parlamento, è importante il rafforzamento dell’area di “destra” e quindi la conferma di Marco Chiesa in Consiglio degli Stati.

Il Ticino è il Cantone che paga il prezzo più alto di tutti per i fallimentari accordi con l’UE, che peraltro i ticinesi mai hanno approvato. Di conseguenza, il Ticino non può permettersi divenire rappresentato nella Camera dei Cantoni da addirittura due sostenitori dello sconcio “accordo quadro istituzionale 2.0”! Sarebbe un controsenso monumentale. La maggioranza della popolazione si oppone all’inchino a 90 gradi davanti agli eurobalivi, poi però vengono eletti due senatori su due che sonoinvece favorevoli, e quindi votano sistematicamente contro la volontà popolare? E’ il mondo che gira al contrario!

Chi non vuole la svendita della Svizzera all’UE, chi si oppone alla fine della nostra indipendenza e della nostra sovranità, chi non vuole una Svizzera con 10 milioni di abitanti, domenica prossima deve votare Marco Chiesa, e solo Marco Chiesa.

Attenzione a regalare seconde crocette in base alla logica del “meno peggio”: perché la seconda scelta rischia poi – grazie ad altri sostegni – di ricevere più voti della prima… e magari di risultare eletta al suo posto. Ipotesi remota? Forse. Ma in un’elezione non c’è nulla di garantito!

Lorenzo Quadri