Introdurre anche in Ticino l’attesa di 10 anni per chi è carico dello stato sociale

 

Sei un cittadino straniero che ha beneficiato di prestazioni assistenziali e vuoi naturalizzarti? Frena Ugo! Questo in sostanza il messaggio, giustissimo e doveroso, lanciato dal Gran Consiglio del Canton Argovia. Il Legislativo argoviese ha di recente confermato in seconda lettura, a larga maggioranza (86 voti contro 50) un giro di vite sulle naturalizzazioni facili: l’aspirante cittadino elvetico che è stato a carico dell’assistenza dovrà aspettare 10 anni – e non più solo 3 – per ottenere il passaporto rosso. Inutile dire che i $inistrati, da bravi naturalizzatori seriali, non solo hanno votato contro, ma hanno pure lanciato il referendum.

Regola federale

Secondo la nuova Ordinanza federale sulla cittadinanza svizzera (Ocit) non può essere naturalizzato “chi nei tre anni immediatamente precedenti la domanda o durante la procedura di naturalizzazione percepisce prestazioni dell’aiuto sociale”poiché “non soddisfa l’esigenza della partecipazione alla vita economica (…) salvo che le prestazioni dell’aiuto sociale siano state interamente restituite”.I Cantoni possono però scegliere di prolungare il termine dei tre anni senza assistenza fino a dieci anni. Così hanno fatto i Grigioni, e così hanno deciso di fare gli argoviesi, referendum permettendo.

Nei Grigioni

Il Canton Grigioni, che non ci risulta essere governato da beceri populisti e razzisti, è noto per le sue regolamentazioni restrittive in materia di assistenza. I furbetti in arrivo da paesi stranieri vicini e lontani che vogliono mettersi a carico del contribuente, nei Grigioni hanno vita dura. Per questo si assiste ad una migrazione verso il Ticino dove naturalmente, ben consigliati dalle solite associazioni contigue al P$, i furbetti riescono senza soverchio sforzo ad attaccarsi alla mammella dello Stato sociale.

Non sorprende dunque che proprio il Grigioni abbia deciso di portare da tre a dieci il numero di anni senza assistenza necessari per acquisire il passaporto svizzero.

In Ticino invece siamo fermi al minimo di tre anni. Al proposito è pendente, dallo scorso dicembre, un’iniziativa parlamentare generica presentata dall’allora deputato leghista Nicholas Marioli che chiede di salire a 10 anni.

Il referendum

Nel Canton Argovia, la regola dei 10 anni è stata approvata a larga maggioranza dal parlamento. Il referendum lanciato dai kompagni, con buona probabilità, si trasformerà in una débâcle. Certamente anche i $inistrati ne sono consapevoli. Ma lo lanciano comunque per farsi belli con i loro (futuri) elettori. Ovvero gli stranieri non integrati che mirano a diventare cittadini elvetici per il proprio tornaconto.

In Ticino, per contro, il Mago Otelma prevede che la partitocrazia respingerà schifata l’iniziativa Marioli e resterà attaccata alle naturalizzazioni facili come una cozza allo soglio.

Ridare valore al passaporto

Sul fatto che anche il Ticino debba adottare la regola grigionese ed argoviese non ci piove. Le naturalizzazioni facili hanno  ridotto il passaporto rosso ad un semplice pezzo di carta. Non solo “devono entrare tutti”, ma gli Svizzeri, in casa propria, non devono più  godere di alcun privilegio né priorità. Vanno parificati agli ultimi arrivati. Anzi, onde evitare infamanti (?) accuse di razzismo, agli ultimi arrivati diamo pure la precedenza. Questo andazzo deve finire. E’ urgente rivalutare il passaporto rosso. Esso deve tornare ad essere un premio per chi ha dimostrato di meritarlo. Altro che distribuirlo a piene mani a chiunque ne faccia richiesta!

Non ci sono scuse

Del resto, l’opposizione contro l’innalzamento del periodo senza assistenza da tre a dieci anni non ha proprio alcuna giustificazione plausibile. Passando alla regola dei dieci anni, il candidato alla naturalizzazione che è stato a carico del contribuente semplicemente dovrebbe attendere un po’ di più per ottenere la cittadinanza elvetica.  Ma mica verrebbe espulso. In tali casi, l’aumento del periodo attesa può essere un problema solo per chi è a caccia di neosvizzeri di dubbia integrazione per rimpolparsi il corpo elettorale. E per chi vuole le naturalizzazioni di massa per taroccare le statistiche sulla popolazione straniera.

Nomi e cognomi

Come detto, non ci vuole molta fantasia per immaginare che, nel Gran Consiglio ticinese, la partitocrazia multikulti boccerà l’iniziativa Marioli. Anche  solo per il fatto che viene dall’odiata Lega. Ma quelli che voteranno contro dovranno mettere fuori la faccia. Ed ovviamente il Mattino ne pubblicherà nomi e cognomi.

Lorenzo Quadri