Come previsto: i $inistrati approfittano dell’onda emotiva per la loro politichetta
La scorsa domenica il Mattino è stato facile profeta scrivendo che, molto presto, sarebbe cominciato lo sciacallaggio ro$$o sulla “mancata strage” alla Commercio di Bellinzona. Così infatti è stato. In base al principio, molto da vicina Penisola, del “piatto ricco, mi ci ficco” le interrogazioni della gauche-caviar sul succulento tema sono fioccate. Nel segno del più smaccato populismo di $inistra. Gli interroganti perseguono due obiettivi manifesti:
1) farsi campagna elettorale mettendo fuori la faccia sui giornali e sui portali online. Mancano undici mesi alle elezioni ed occorre muoversi per tempo. Inutile dire che troppi deputati tuttologi sproloquiano su cose di cui non hanno la più pallida idea. Improvvisamente in Gran Consiglio sono diventati tutti esperti di armi e di balistica.
2) Fare propaganda politica contro le armi al domicilio dei cittadini onesti (tutti criminali!) contro i tiratori, contro gli stand di tiro, contro l’esercito, contro… Insomma i soliti ribolliti cavalli di battaglia dei $inistrati. Cavalli ormai ridotti a ronzini.
Il gioco è semplice
Il gioco condotto da P$ e dintorni è semplice: approfittare della “mancata strage”, una notizia senz’altro scioccante alle nostre latitudini, per sbraitare con la maggior enfasi drammatica possibile, facendo leva sulla “pancia”, le proprie politichette disarmiste e demolitrici delle tradizioni elvetiche. Così come si conviene per quello che è ormai diventato a tutti gli effetti il partito degli stranieri. Un partito contro la Svizzera e gli Svizzeri (vedi la dichiarazione del 1° agosto della kompagna Addolorata Marra di Botrugno, consigliera nazionale P$$: “la Svizzera non esiste”).
Poco ma sicuro che, se fosse stata l’odiata “destra” a comportarsi in questo modo, e a prodursi in simili esercizi di sciacallaggio, i kompagnuzzi con la morale a senso unico sarebbero già in cattedra a puntare il dito contro i “populisti che approfittano delle disgrazie altrui per fare politica di partito”. Adesso invece…
Obiettivo chiaro
Ecco quindi i nostri prodi sollevare con la massima goduria quesiti su quesiti (domande retoriche ovviamente) sul 19enne aspirante sparatore e sulle armi che pare avesse in casa. Alcune domande possono essere legittime. Altre molto meno. Perché è chiarissimo dove vogliano andare a parare; in un caso viene anche detto esplicitamente. C’è infatti in ballo l’accettazione del famoso Diktat UE che vuole disarmare i cittadini onesti con la scusa, ridicola, di combattere il terrorismo islamico (anche l’ultimo attentato commesso a Parigi è stato compiuto col coltello, altro che armi di fuoco). Quale migliore occasione allora di una mancata sparatoria in una scuola, con tutta la carica emotiva che porta con sé, per ribadire che gli eurobalivi hanno ragione, che diamine? I cittadini svizzeri vanno disarmati! Bisogna calare le braghe davanti a Bruxelles! Alla faccia delle nostre leggi e delle nostre tradizioni. E alla faccia anche dell’esito delle votazioni popolari sgradite (febbraio 2011). Specificità elvetiche? “Modello svizzero”? Non sia mai! Dobbiamo diventare uguali ai paesi eurofalliti!
Uno sgarbo?
Da notare che, tanto per restare in tema disarmista, nei giorni scorsi la Repubblica Ceca ha pensato bene di contestare la deroga alla direttiva UE che i funzionarietti dell’Unione europea hanno graziosamente concesso alla Svizzera (chi vorrà tenere a casa l’arma dopo il servizio militare potrà farlo, ma dovrà tuttavia fare parte di una società di tiro o dimostrare di praticarlo con regolarità). Uno sgarbo alla Svizzera? Non necessariamente. La deroga infatti è ampiamente insufficiente. Se dovesse saltare per colpa della Corte di giustizia europea, vorrà dire che sarà più facile raccogliere le firme per il referendum contro il Diktat UE nel caso in cui esso – e di sicuro andrà a finire così – dovesse venire accettato dalla partitocrazia federale.
I camerieri dell’UE in Consiglio federale minacciano che, in caso di rifiuto della direttiva disarmista, gli accordi di Schengen sarebbero a rischio? E allora? Prima di tutto, che il respingimento del Diktat di Bruxelles porterebbe all’esclusione della Svizzera da Schengen è solo un’ipotesi. Non una certezza. Punto secondo: se questa ipotesi si dovesse verificare, avremmo solo da guadagnarci!
Lorenzo Quadri