Lo conferma anche l’Ufficio federale di statistica: avanti con “Prima i nostri”!

 

Altro che “immigrazione uguale ricchezza”! Ed in più ci toccherà andare in pensione sempre più tardi…

Gli ultimi rilevamenti dell’Ufficio federale di statistica (UST) sull’occupazione in Svizzera contengono alcune informazioncelle interessanti.  Naturalmente imboscate tra la valanga di numeri, di percentuali, e di blabla fumogeni.

Da notare – è risaputo, ma “repetita iuvant” – che l’Ufficio federale di statistica ha il mandato di puntellare la libera circolazione delle persone. Di certo non quello di metterla in cattiva luce. Non siamo ancora al livello degli studi farlocchi della SECO e dell’IRE, ma nemmeno troppo lontani.

Ebbene, che ci dice l’UST di interessante a proposito della situazione attuale sul mercato del lavoro elvetico? Sostanzialmente due cose.

Primo

Che nel periodo esaminato, ossia il terzo trimestre del 2017, il numero dei lavoratori stranieri è progredito del 3% rispetto allo stesso periodo del 2016. Quello dei lavoratori svizzeri, invece,  ha stagnato. I permessi B sono aumentati del 3.9%, i frontalieri del 3.1% (su scala nazionale).

Ah ecco! Questo cosa vuol dire? Vuol dire che gli svizzeri restano disoccupati mentre frontalieri e dimoranti, ovvero gli ultimi arrivati, vengono assunti al loro posto! Ad occupare i nuovi impieghi creati in Svizzera, dunque, non sono gli svizzeri; sono gli stranieri.

Questa, signori cari, si chiama sostituzione, o anche soppiantamento. Proprio quel fenomeno, ma tu guarda i casi della vita, che secondo gli studi taroccati dell’IRE sul frontalierato, svolti da frontalieri (!), non dovrebbe esistere! Ed invece a spiattellarcelo sotto il naso arriva l’Ufficio federale di statistica. Mica il Mattino populista e razzista.

Secondo

Nel periodo esaminato è cresciuta anche la sottoccupazione. Sottoccupate sono quelle persone che lavorano a tempo parziale non per libera scelta, ma perché non hanno trovato altro. Un fenomeno di cui si parla assai poco. Eppure esiste eccome. Ed infatti sempre l’UST ci informa che in Svizzera i sottoccupati nel terzo trimestre dell’anno corrente erano ben 355mila (più degli abitanti del Canton Ticino). Il tasso di sottoccupazione era del 7.3% contro il 7% dello stesso periodo del 2016. Quindi anche su questo fronte la situazione continua a peggiorare! Ma naturalmente la libera circolazione delle persone non c’entra nulla, nevvero?

Casalinghe/i per forza

Se poco si parla dei tempi parziali obbligati, ancora meno si parla delle casalinghe – o dei casalinghi – per forza. Ossia di coloro che perdono l’impiego, non ne trovano un altro, esauriscono il termine quadro della disoccupazione ma poi non vanno in assistenza. Non ci vanno perché il marito o la moglie o il partner o quel che è guadagna a sufficienza per mantenere entrambi. Il nucleo familiare dunque non diventa dipendente dallo stato sociale. Però perde potere d’acquisto, capacità contributiva, eccetera: con tutti i danni che ne derivano per l’economia e l’erario. Questi senza lavoro spariscono dalle statistiche: non figurano più in quelle della disoccupazione e nemmeno compaiono su quelle dell’assistenza. Eppure esistono. E sono numerosi.

Urge preferenza indigena

Morale della favola. Ad ogni rilevamento ufficiale – ed i rilevamenti ufficiali sono pilotati pro-libera circolazione –  emerge con sempre maggiore insistenza la necessità di reintrodurre la preferenza indigena, che peraltro era in vigore in Svizzera fino a quindici anni fa. Non si tratta quindi di inventarsi l’acqua calda!

Dopo la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale, la scorsa settimana anche quella degli Stati ha dato il via libera alla concessione della garanzia federale all’iniziativa “Prima i nostri” (che contiene appunto la preferenza indigena). E’ quindi evidente che tale iniziativa deve essere applicata. E che deve esserlo fino in fondo e senza tante storie! Altro che inventarsi fregnacce sulla presunta incompatibilità con il diritto superiore, quando “Prima i nostri” è perfettamente compatibile con la Costituzione federale e meglio con il famoso articolo 121 a!  E di diritto superiore alla Costituzione federale non ce n’è: gli accordi internazionali ciofeca, come quelli sulla libera circolazione delle persone, non lo sono.

Un problema per tutti

Del resto, la libera circolazione non soltanto è un problema in Svizzera, e ben lo evidenzia il crollo nel giro di un anno del consenso popolare dei bilaterali, approvati ormai solo dal 60% degli svizzeri, mentre nel 2016 la percentuale era dell’81%. E’ un problema per tutti gli Stati membri dell’UE. E pertanto evidente che, o la si mette da parte, o l’Unione europea va a ramengo!

Sicché, vogliamo proprio vedere con quale tolla la partitocrazia PLR-PPD-P$ tenterà di affossare “Prima i nostri” in Gran Consiglio per mantenere in vigore l’attuale regime di devastante libera circolazione delle persone senza limiti!

E le pensioni…

Sempre la scorsa settimana è stata sbugiardata anche l’ultima fregnaccia degli spalancatori di frontiere. Ha detto infatti  il CEO di UBS Sergio Ermotti: “in futuro bisognerà lavorare fino a 72 anni”.

Ma come: mica ci avevano raccontato che gli immigrati ci avrebbero pagato le pensioni? Ed invece ci siamo fatti invadere, eppure dobbiamo lavorare sempre più a lungo (senza peraltro nemmeno poterlo fare, visto che chi perde il lavoro a 50 anni non ha speranza di trovarne un altro)!

Un motivo in più per non avere remore nel rottamare la libera circolazione.

Lorenzo Quadri