Si ricorderà, e sarà bene ricordarlo perché queste cose tendono a venire dimenticate troppo in fretta, che meno di tre mesi fa è esploso l’ennesimo scandalo in relazione a falsi invalidi stranieri. Trattasi del caso di Azem Syla, entrato in Svizzera nel 1994 come asilante, malgrado fosse persona nota in patria e dal discutibile passato quale membro dell’UCK. Per anni Syla, che tutto era tranne che un rifugiato, ha ricevuto prestazioni sociali in quanto presunto invalido al 100% per motivi psichici. Motivi psichici che l’avrebbero reso inabile a svolgere qualsivoglia attività professionale.
Solo che il diretto interessato era così invalido che nel frattempo ha svolto studi universitari ed è pure stato eletto nel parlamento kosovaro. Quindi: in Kosovo parlamentare, in Svizzera finto invalido al 100%.
Lo scandalo è che, mentre Syla – che avrebbe dovuto essere inidoneo al lavoro al 100% – faceva il parlamentare in Kosovo e non certo di nascosto, bensì alla luce del sole e addirittura sotto quella dei riflettori, in Svizzera nessuno si accorgeva di niente e il signore in questione continuava a cuccarsi le sue rendite finanziate da noi.
Ovviamente il fattaccio è stato oggetto di interpellanza leghista al Consiglio federale, interpellanza in cui si chiedevano alcune informazioni non proprio irrilevanti.
Dalla risposta governativa, giunta nei giorni scorsi, emergono un paio di punti degni di nota, a parte il prevedibile rosario di assicurazioni che casi come quello in oggetto oggi non potrebbero più ripetersi, dichiarazioni valide fino al prossimo scandalo.
Punto primo, e questo è allarmante. In Svizzera, dove si fanno statistiche anche sui lombrichi, non si dispone di statistiche sui titolari di prestazioni d’invalidità suddivisi per nazionalità e per motivo di invalidità. Come se non si trattasse di un tema importante! Come se non fosse essenziale sapere quanti invalidi e di quale nazionalità ci sono per cause nebulose ed indimostrabili quali “motivi psichici” e “mal di schiena”. Perché davanti a cifre sospette, bisogna anche avere il coraggio di prendere in mano la situazione senza preoccuparsi della solita fregnaccia del presunto razzismo. O forse queste informazioni non sono a disposizione perché non sarebbe politikamente korretto pubblicarle da parte di uffici federali come quello delle Assicurazioni sociali alla cui testa fino all’altro giorno c’era quell’Yves Rossier uscitosene con la seguente dichiarazione: “L’immigrazione è una benedizione”?
Si hanno delle informazioni solo in relazione alle nuove domande di AI. E qui infatti i conti non tornano. E così arriviamo al secondo punto: Nel 2010, ben il 43% delle nuove domande di invalidità sono state presentate per motivi psichici.
E particolarmente interessante è il terzo punto: questo tasso sale al 46% per le persone provenienti dall’ex Jugoslavia e addirittura al 55% per i turchi.
Ma guarda un po’. Come mai queste percentuali inquietanti? Non sarebbe il caso di porsi qualche domandina? Per quali strani motivi tra le persone di certe nazionalità i disagi psichici invalidanti sarebbero così frequenti? Non è che ad essere superiore alla media è, invece, la percentuale dei “furbi”, o di quelli che sono capaci a far valere, magari con metodi non propriamente ortodossi, invalidità tarocche?