E poi hanno ancora la tolla di venirci a dire che siamo razzisti e xenofobi?
Il dato ufficiale (27,6% di stranieri in questo sempre meno ridente Cantone) non tiene conto di quegli svizzeri che sono in realtà naturalizzati di fresco; e le naturalizzazioni a livello nazionale sono aumentate di quasi un quarto tra il 2014 e il 2015.
Ma guarda un po’, sono usciti i nuovi dati dell’ufficio cantonale di statistica sulla popolazione residente in Ticino, e naturalmente i dati devono fare riflettere. Ed infatti la popolazione straniera è ancora in aumento ed a fine 2015 la percentuale era il 27.6%. Quasi un terzo dei residenti nel nostro Cantone dunque non è svizzero. La percentuale di stranieri a livello nazionale è del 24.6% ed è già stratosferica. Quella del nostro Cantone è ancora superiore. Più residenti stranieri del Ticino ce li hanno solo i Cantoni di Ginevra (41%), Basilea città (35%) e Vaud (34%).
Da nessun’altra parte…
In nessun altro paese di dimensioni paragonabili alla Svizzera ci sono percentuali del genere. Ciò significa che la Svizzera è un paese non solo accogliente, ma accoglientissimo. Però noi, secondo gli spalancatori di frontiere, saremmo razzisti, fascisti, chiusi, gretti, e via blaterando.
Quello che le cifre non dicono
A margine delle cifre Ustat vanno precisate alcune cosette. Ad esempio che in Ticino alla stratosferica percentuale di stranieri del 27,6% vanno pure aggiunti i 62’500 frontalieri e svariate migliaia di padroncini che entrano quotidianamente nel nostro Cantone. Anch’essi gravano, eccome che gravano, sulle infrastrutture e sul mercato del lavoro ticinese.
Quando poi le statistiche parlano di svizzeri, evidentemente non indicano quanti di questi svizzeri sono in realtà di fresca naturalizzazione. Perché le naturalizzazioni facili nel nostro paese sono una realtà. Le richieste di indicare anche questa variabile – specie in relazione ai dati ufficiali sui reati commessi da svizzeri e quelli commessi da stranieri – sono state ripetutamente snobbate. Il che di certo non sorprende. Eh già: le statistiche devono servire a scopo politico, per poter minimizzare i problemi e dare quindi una parvenza di convalida a scelte sballate. Esempio lampante: gli “studi” farlocchi della SECO sulla disoccupazione in Ticino, che di proposito si “dimenticano” di chi è finito in assistenza per dipingere un quadro taroccato, che ha l’obiettivo di nascondere le conseguenze devastanti della libera circolazione delle persone.
Con gli stranieri è lo stesso. Si omette una parte della questione. Ad esempio che a livello nazionale le naturalizzazioni sono oltre 40mila all’anno. Oltretutto, ma guarda un po’, in aumento del 24% tra il 2014 e il 2015. In Ticino lo scorso anno sono state 1738.
Fenomeno fuori controllo
E’ quindi evidente che c’è un fenomeno d’immigrazione fuori controllo. Al punto che in Ticino, questo un altro dato significativo, la popolazione aumenta sì, ma solo a seguito dell’immigrazione. Un fenomeno che qualcuno vorrebbe ulteriormente esacerbare spalancando le frontiere ai finti rifugiati con lo smartphone, i quali, oltretutto, mai si integreranno.
“Siamo qui in troppi”
Già anni fa il Nano aveva sintetizzato la questione in quattro parole: “siamo qui in troppi”. Nel frattempo la situazione non è certo migliorata. Siamo in troppi per rapporto a quelle che sono le risorse a disposizione del nostro territorio. Quindi altro che immigrazione uguale ricchezza, come blaterano taluni burocrati federali pensando di poter fare il lavaggio del cervello ai cittadini. Ma quale ricchezza. Immigrazione uguale povertà. Almeno per lo svizzero medio. Per l’immigrato nello stato sociale, evidentemente, il discorso è diverso.
Avanti di questo passo il cittadino ticinese, che troppo spesso paga le imposte per tutti, dovrà essere dichiarato specie protetta in casa propria.
Non ci facciamo ricattare
Ma soprattutto che nessuno spalancatore di frontiere si sogni ancora di accusare i ticinesi di essere chiusi e xenofobi quando abbiamo quasi il 30% di stranieri ufficiali più 62’500 frontalieri più decine di migliaia di padroncini. Perché non siamo disposti a farci prendere per i fondelli. E i ricatti dei moralisti a senso unico non funzionano più da un pezzo.
Lorenzo Quadri