Firmate il referendum contro la riforma ideologica targata P$ che farà solo disastri
La scuola è sicuramente un argomento importante. A maggior ragione quando si parla di una riforma scolastica di ampia portata e gravida di conseguenze per il livello dell’insegnamento nella scuola dell’obbligo – e quindi per tutta la società. Una riforma che, oltretutto, verrà a costare una barcata di soldi pubblici: 35 milioni di Fr all’anno. Ci mancherebbe, quindi, che i ticinesi non potessero dire la loro sulla riforma-Bertoli “La scuola (rossa) che (speriamo non) verrà”.
I sinistrati non ci stanno
Affinché il popolo ticinese possa decidere – quello stesso popolo che rischia di doversi poi smazzare i danni fatti dalla scuola $ocialista – è stato lanciato il referendum, attualmente in fase di raccolta firme. Però i sinistrati, ma guarda un po’, non ci stanno. Chiaro: loro possono referendare la riformetta fisco-sociale mignon. Ma che nessun “becero populista” osi mettere i bastoni tra le ruote al loro ministro, il kompagno Manuele “bisogna rifare il voto del 9 febbraio” Bertoli, che vuole buttare all’aria la scuola pubblica ticinese presentando poi il conto al solito sfigato contribuente. Come dichiarato dallo stesso Bertoli, “i referendisti hanno la mente contorta”. Non risulta che il Consigliere di Stato P$ abbia gratificato con analoghi apprezzamenti i suoi compagni di partito che hanno referendato la riformetta fisco-sociale.
Se ci fosse il referendum obbligatorio…
Da notare che se in Ticino esistesse, come esiste in 18 Cantoni, il referendum finanziario obbligatorio, la scuola rossa verrebbe posta automaticamente in votazione popolare. Ma visto che la partitocrazia PLR-PPD-P$ non vuole il referendum finanziario obbligatorio – perché meno il popolazzo vota meglio è, dato che poi “vota sbagliato” – bisogna raccogliere le firme.
Se una questione tutto sommato secondaria per l’ordinamento scolastico come l’insegnamento della civica (due ore di lezione al mese) ha provocato mesi di pubbliche discussioni – con tanto di accuse di nazismo da parte di qualche maestrino gauche-caviar all’indirizzo dei promotori dell’insegnamento della civica – ci mancherebbe anche che non si potesse discutere e votaresulla scuola rossa che verrà.
I docenti non la vogliono
La quale è una riforma calata dall’alto dal DECS. I docenti a larga maggioranza non la condividono. Idem i direttori degli istituti scolastici. Idem i genitori. Tra il negativo e l’inesistente: questo è stato il responso delle cerchie direttamente coinvolte alla consultazione indetta dal Dipartimento Bertoli. La partecipazione è stata irrisoria. Ed evidentemente, in questo caso, non si può certo dire che “chi tace acconsente”. E’ semmai vero il contrario. In effetti, ed in particolare tramite sondaggi online, dissentire significa farsi “beccare” subito: perché credere all’anonimato di simili inchieste via web significa credere a Babbo Natale.
Partitocrazia boccalona
Ad abboccare all’amo sono stati invece i soldatini della partitocrazia in Gran Consiglio.Costoro hanno dato il via libera alla sperimentazione triennale (ma la scuola media non dura quattro anni?) della scuola rossa. Sperimentazione su cavie umane: gli allievi delle sedi prescelte. Costo: 6.7 milioni di franchetti (e scusate se è poco). Come se qualcuno potesse seriamente credere che, alla fine della “fase sperimentale”, il preannunciato rapporto farlocconon darà il nulla osta alla riforma-Bertoli. Il “modello alternativo” del PLR, di cui i boccaloni dell’ex partitone menano gran vanto (congratulazioni), otterrà l’unico risultato di fare da foglia di fico alla scuola rossa. Perché evidentemente i vertici $ocialisti del DECS diranno: “abbiamo sperimentato (a spese del solito sfigato contribuente) anche l’alternativa liblab. E non funziona. Ergo: l’unica soluzione è proprio La scuola che verrà”. Sicché il PLR, che per oltre un secolo ha condotto la politica scolastica ticinese, si è ormai ridotto a fare da stampella alla scuola ideologica $ocialista. Ma contenti i liblab…
Costi nascosti
E c’è anche un altro aspetto che viene taciuto.
La riforma-Bertoli è pensata soprattutto per la scuola media. Avrà però conseguenze importanti anche per le scuole comunali (elementari e asilo). Non solo a livello di insegnamento, ma anche per quanto attiene all’edilizia scolastica. Per inventarsi i laboratori (?) e le lezioni a classi dimezzate, ci vogliono anche le aule. Se non ci sono, bisogna costruirle. Quindi ingrandire le scuole. Chi paga? Il contribuente!E questi costi non sono inclusi nei 35 milioni annui necessari ad implementare (uella) “La scuola (rossa) che verrà”. Sono spese ulteriori di cui i contribuenti dovranno farsi carico.
Di questi temi bisogna discutere. I cittadini devono poter decidere. Sicché, firmate il referendum contro la scuola ro$$a!
Lorenzo Quadri