Il 25 settembre votiamo Sì alla preferenza indigena nella Costituzione cantonale
Il prossimo 25 settembre i cittadini ticinesi saranno chiamati ad esprimersi sull’iniziativa “Prima i nostri”. L’iniziativa, lanciata dall’Udc Ticino, ha raccolto 11mila sottoscrizioni. In buona sostanza, essa chiede di introdurre nella Costituzione cantonale tre principi: la preferenza indigena, la lotta al dumping salariale e la reciprocità con gli Stati esteri (ossia: basta fare i primi della classe; basta applicare a nostro danno accordi internazionali bidone mentre ci sono Paesi UE che se ne sbattono alla grande e si fanno i propri interessi).
Il 9 febbraio ticinese
L’iniziativa “Prima i nostri” vuole di fatto inserire nella Costituzione cantonale quanto votato dai ticinesi il 9 febbraio. E’ infatti chiaro che, nel nostro Cantone, l’iniziativa contro l’immigrazione di massa è stata plebiscitata a seguito dell’invasione di frontalieri e di padroncini, con conseguenti fenomeni di soppiantamento e di dumping salariale.
L’iniziativa si inserisce nel quadro del federalismo esecutivo, ovvero nei margini d’autonomia di cui dispongono i Cantoni nell’applicazione del diritto superiore.
Perché tanto astio?
Ebbene, su questa iniziativa – che, a non averne dubbio, rispetta la volontà del 70% dei ticinesi che hanno plebiscitato il 9 febbraio – si stanno riversando fiumi di bile. Tanta isteria è difficile da motivare. L’unica spiegazione è che “qualcuno” – ad esempio il presidente del PLR Cattaneo, autore di un gratuito e virulento attacco – non abbia ancora digerito il “maledetto voto” sull’immigrazione di massa. Questi “qualcuno” hanno un solo obiettivo, ossia impedire all’odiato “fronte del 9 febbraio” di ottenere una nuova vittoria. Dei ticinesi in disoccupazione ed in assistenza perché soppiantati da frontalieri e padroncini se ne impipano. Loro osannano le statistiche farlocche della SECO e dell’IRE. Non a caso il controprogetto all’iniziativa “Prima i nostri” l’hanno partorito quelli che hanno condotto – e miseramente perso – una battaglia senza quartiere contro il 9 febbraio. E proprio loro, gridando ai quattro venti che l’iniziativa sarebbe “inutile”, sostengono un controprogetto che contiene solo vaghi auspici e nessun obbligo.
Al proposito un paio di riflessioni.
- Su questioni con implicazioni internazionali come la libera circolazione delle persone il margine di manovra cantonale è limitato. E quindi? E’ forse un buon motivo per rinunciare a sfruttarlo fino in fondo? Ci vogliamo proprio adagiare sul “sa po’ fa nagott” di sadisiana memoria, mentre Oltreconfine se la ridono a bocca larga dei ticinesotti, che vengono presi a pesci in faccia dai loro stessi rappresentanti? Il 70% dei ticinesi che ha plebiscitato il 9 febbraio si aspetta dai “suoi” politici che usino tutti gli strumenti che hanno a disposizione per attuarlo. Rinunciare di proposito a farlo, per “non darla vinta” alla cordata Udc-Lega, significa tradire la volontà popolare. Inserire nella Costituzione cantonale la preferenza indigena non la trasforma in realtà dall’oggi al domani. Però costringe il Cantone a darsi da fare in questa prospettiva, utilizzando a tale scopo tutta la sua autonomia di Repubblica. Non sarebbe solo il legislatore a ricevere un compito chiarissimo. Lo riceverebbero anche i tribunali. Tribunali che, troppo spesso, utilizzano il proprio margine di manovra per emettere sentenze ideologiche pro-frontiere spalancate invece che per tutelare l’occupazione dei ticinesi.
- A chi può dare fastidio la preferenza indigena inserita nella Costituzione cantonale? La risposta può essere una sola: a chi la preferenza indigena proprio non la vuole. Dunque a chi vuole l’assunzione indiscriminata di frontalieri. La partitocrazia dice che introdurre nella Costituzione ticinese la precedenza dei residenti nelle assunzioni è inutile. Ma, se così fosse, allora perché scaldarsi tanto per impedirlo? L’agitazione dei sabotatori del 9 febbraio contro “Prima i nostri” già da sola basta a dimostrare che questa iniziativa inutile non è.
- La partitocrazia contrappone la clausola Ambühl al “prima i nostri”. Aggiungendo che detta clausola sta riscuotendo successo nei Cantoni, e giù slinguazzate al direttore del DFE (che è del partito “giusto”). Attenzione: la Conferenza dei governi cantonali ha sì approvato il modello Ambühl, ma nella sua versione “senza frontalieri”. Una concretizzazione del 9 febbraio che non tenga conto della questione del frontalierato sarebbe, ovviamente, inaccettabile per il Ticino. Il rischio che questo scenario-fregatura si verifichi esiste. Non solo esiste, ma aumenta in modo esponenziale se il nostro Cantone si mette a mandare segnali ambigui. Un No al “Prima i nostri” verrebbe letto, evidentemente, come una retromarcia dei ticinesi. Si direbbe che non siamo più così convinti di quello che abbiamo votato il 9 febbraio. Tutta acqua al mulino di chi vuole infinocchiarci e sabotare il “maledetto voto”. E che sta facendo di tutto e di più per andare avanti con la libera circolazione senza limiti, malgrado essa sia diventata anticostituzionale da oltre due anni e mezzo. E tra questi, ma guarda un po’, spiccano i partiti $torici – ovvero gli autori del controprogetto.
Quindi, confermiamo il 9 febbraio e votiamo con convinzione l’iniziativa “Prima i nostri”. Non il controprogetto annacquato proposto da chi ha provocato, e tuttora difende, l’invasione da sud.
Lorenzo Quadri