Da divisivo ad unificatore: il ministro delle finanze lascia il governicchio dopo 14 anni

La partenza di Ueli Maurer dal governicchio federale non può dirsi un fulmine a ciel sereno: dopo 14 anni di esecutivo, ed a quasi 72 anni di età, non ha davvero niente di strano. C’è chi a quell’età smette di lavorare (Ueli) e chi invece inizia (re Carlo III).

Come presidente di partito, Maurer fu uno degli artefici della grande crescita dell’UDC negli anni 90. Nel 2008 venne eletto nel governicchio federale per il rotto della cuffia: al terzo turno staccò di un solo voto il turgoviese Hansjörg Walter, che non era neppure candidato. La partitocrazia ($inistra in primis) voleva evidentemente ritentare lo squallido giochetto dell’anno prima, quando Blocher venne estromesso a vantaggio della catastrofica ministra del 5% Eveline Widmer Puffo: costei era nominalmente Udc, ma in realtà una radikalchic. Incadregata dalla $inistra ed ostaggio della medesima, non perse tempo nel rottamare il segreto bancario, provocando un disastro sulla piazza finanziaria ticinese. A propria giustificazione, la tapina ripeteva il mantra farloccodell’ineluttalibilità. Ma di “ineluttabile”, in quel passo, non c’era proprio nulla. Un caso “Widmer Puffo bis” sarebbe comunque stato impossibile ai tempi dell’elezione di Maurer. HansjörgWalter, a differenza dell’ex ministra del 5%, era (è tuttora) un signore. Fosse stato eletto dalla partitocrazia per fare le scarpe al candidato ufficiale del partito, non avrebbe accettato la carica.

Nomea ribaltata

Questo per dire che ai suoi inizi Maurer era considerato un personaggio “divisivo”, nomea che si è poi completamente ribaltata nel corso degli anni. Col passare del tempo, specie dopo l’approdo al Dipartimento delle finanze, il buon Ueli si è fatto sempre più ministeriale. Il che da un lato fa parte del ruolo. Anche se i suoi reiterati niet a proposte di sconti fiscali a sostegno dei cittadini mazzuolati dall’esplosione dei prezzi – vedi gli sgravi sulcarburante – qualche interrogativo lo sollevano. Specie se giustificati con solenni fregnacce del tipo “i ricchi svizzeri possono permettersi di pagare di più”.

Il commento su Maurer degli avversari politici, ovvero “è cresciuto nel ruolo (di ministro delle finanze)”, non suona esattamente come un complimento.

Successione e dipartimenti

Si apre ora il toto-successione. Sulla provenienza regionale e linguistica non c’è storia: nel governicchio federale ci sono già tre “latini” (due romandi ed un ticinese) quindi il successore di Maurer sarà svizzero tedesco. Sul partito nemmeno. I Verdi-anguria cianciano di una loro candidatura. E’  solo una velleità. Iclimatisti, famelici di CADREGHE, semplicemente intendono marcare presenza in ogni occasione. Un Verde-anguria al posto di un democentrista equivarrebbe a ritrovarsi con un CF formato da: un solo esponente del principale partito svizzero, due politicantidel PLR in continuo calo, un’uregiatta evanescente e tre rappresentanti dell’estrema sinistra. Perché i Verdi, che sono la fotocopia dei $ocialisti, non rappresentano in alcun modo una socialdemocrazia moderata, che nel nostro Paese non esiste, bensì una $inistra sempre più massimalista, intollerante, sovranofoba,isterica ed antisvizzera.

Da vedere poi come verranno assegnati i Dipartimenti. Poco ma sicuro che  Viola Amherd (Viola chi?) tenterà – come tutti quanti l’hanno preceduta – di sbarazzarsi della “Peppa Tencia” del militare per ingerlarla al new entry. Del resto gli uregiatti con l’uscita di scena della Doris sono passati dal Dipartimento più pompato (DATEC) a quello che nessuno vuole (Difesa).

Veti incrociati

Non essendo provenienza regionale e partitica del nuovo consigliere federale argomenti di discussione, ci sono per contro da temere lunghe e patetiche diatribe sul genere del futuro ministro. Come se fosse questa la qualità importante per un consigliere federale, e non le capacità lavorative e le posizioni politiche. A furia di nominare sgovernanti in base a criteri non pertinenti (sesso, provenienza geografica, lingua, eccetera) non ci si deve meravigliare se ci si ritrova con delle mezze calzette. Il sistema svizzero di elezione parlamentare punta già di per sé in questa perniciosa direzione: candidati forti (vedi Blocher) cadono a causa dei veti incrociati tra partiti. Anche perché un ministro “alfa” rischia di trascinare elettoralmente il partito di appartenenza. Cosa che la concorrenza “ovviamente” non intende tollerare. A maggior ragione ad un anno dalle elezioni federali. Perché sono queste le considerazioni che muovono la politichettasotto il cupolone. Mica l’interesse del Paese.

No al “gender”

Quindi, non è affatto indispensabile che il successore di Maurersia una lei. E’ necessario che sia una persona capace. Che difenda con tutte le proprie forze valori quali la sovranità, l’indipendenza e la neutralità della Svizzera. E che sia favorevole al ritorno al nucleare.

Ricordiamoci, tanto per dirne una, che fu un Consiglio federale a maggioranza di donne a decidere lo scriteriato spegnimento delle centrali atomiche senza disporre di uno straccio di alternativa. E adesso ci sentiamo dire di illuminare con le candele e di fare la doccia in due. Si potrebbe quindi parlare – qualcuno l’ha già fatto – di “femminilità tossica”: non c’è solo la “mascolinità tossica”.

Il genere non è criterio di scelta per un ministro. Anche perché tra un po’, dopo le quote rosa, i soliti noti pretenderanno anche le quote LGBTQVattelapesca. L’ultima cosa di cui il Paese ha bisogno.

Lorenzo Quadri